Bonus donne al Sud, l'ultima beffa: slitta la partenza in attesa di Bruxelles

Bonus donne al Sud, l'ultima beffa: slitta la partenza in attesa di Bruxelles
di Nando Santonastaso
Giovedì 20 Agosto 2020, 08:00 - Ultimo agg. 18:05
4 Minuti di Lettura

La misura sugli sgravi contributivi per l'assunzione delle donne disoccupate del Mezzogiorno slitta di qualche mese ma rimane una priorità assoluta del governo. Messa già a punto dai ministri del Sud, Provenzano, e del Lavoro, Catalfo, avrebbe potuto trovare posto nel decreto di agosto insieme alla fiscalità di vantaggio ma alla fine l'esecutivo ha deciso di promuovere un robusto pacchetto di aiuti per tutti in tema di lavoro (come per la proroga della Cassa integrazione) rinviando il provvedimento specifico per rilanciare l'impiego femminile nelle regioni meridionali. Fonti di governo confermano che non si tratta di una frenata o, peggio, di un ripensamento. Al contrario, è probabile che la misura venga approvata da Palazzo Chigi non appena sarà definito il negoziato con l'Unione europea sulla fiscalità di vantaggio: un'attesa non superiore ai due mesi dal momento che il taglio del 30% degli oneri contributivi a carico delle imprese che operano nel Mezzogiorno fa parte delle proposte del governo italiano per accedere alle risorse del Recovery Fund, i cui tempi sono piuttosto rapidi.

Di sicuro anche la decontribuzione delle assunzioni delle donne disoccupate del Mezzogiorno dovrà passare al vaglio di Bruxelles per diventare operativa, dal 2021 quasi certamente se non ci saranno problemi. È probabile, insomma, che l'incentivo sarà calato sul piatto del confronto non appena sarà ufficializzata l'apertura Ue alla deroga sul regime di aiuti al quale è legata la fiscalità di vantaggio. Sul piano politico, questo è certo, la misura più volte evocata dal premier Conte e anche da altri esponenti di governo (da Bonetti a Boccia, ad Amendola), sostenuta in maniera trasversale un po' da tutte le forze parlamentari, punta a colmare un gap sempre più inaccettabile visto che le donne occupate al Sud sono poco meno di una su tre.

LEGGI ANCHE «Duplice gap sul lavoro per le donne del Sud»

La decontribuzione si muove sulla falsariga di quella sperimentata con un certo successo con il bonus lavoro al Sud, introdotto dal governo Renzi. Ma in questo caso lo sgravio per i datori di lavoro sarebbe totale per l'intera durata del provvedimento e non a scalare negli anni. A beneficiarne saranno solo le nuove assunte e con contratto a tempo indeterminato. Sulla durata sarà il governo a decidere previa indicazione di Bruxelles. È evidente che anche per i nuovi contratti si applicherà la fiscalità di vantaggio sempre che nella trattativa con la Direzione generale Lavoro dell'Ue non intervengano ostacoli complicati.

LEGGI ANCHE Investimenti pubblici, sottratti al Sud 44 miliardi 

Che ci sia una forte urgenza di intervenire non ci sono ormai più dubbi. Nell'ultima audizione alla Camera, Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell'Istat, ha ricordato che il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa (circa 18 punti su una media europea di 10) ma è l'occupazione femminile al Sud quella che lascia ancora oggi, a bocca aperta: nel Mezzogiorno (dati, 2018) solo il 32,2% delle donne tra i 15 e i 64 anni lavora (contro il 59,7% nel Nord), un valore persino inferiore alla media nazionale delle donne di 43 anni fa, nel 1977 (33,5%). Secondo la Sabbadini, è l'offerta dei servizi socio educativi per la prima infanzia, scarsa e mal distribuita, il primo grandissimo ostacolo alla diffusione del lavoro femminile in Italia.

Ben l'11,1% delle donne che ha avuto almeno un figlio nella vita, non ha mai lavorato proprio per prendersi cura dei figli, un valore decisamente superiore alla media europea (3,7%), e nel Sud si arriva a una donna su cinque. «La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è molto legata ai carichi familiari si legge nel report dell'audizione tant'è che il tasso di occupazione delle madri è più basso di quello delle donne senza figli». La differenza è di 26 punti percentuali.
 


Solo un anno fa la Svimez aveva ricordato che il tasso di occupazione femminile nel Mezzogiorno tra i 15 e i 64 anni era inferiore persino a quello della Guyana francese o dell'enclave spagnola di Melilla nel Marocco europeo.
Ma gli indicatori sul lavoro femminile che manca al Sud sono talmente tanti e uniformi nelle analisi e nell'allarme che si ha solo l'imbarazzo della scelta. Per questo l'idea di Provenzano e della Catalfo è apparsa a dir poco opportuna, nonostante le perplessità di economisti e tecnici che giudicano eccessivo il ricorso agli incentivi per creare lavoro sul piano strutturale. Di sicuro il Covid ha reso ancora più necessario voltare pagina e in fretta: dei 600mila posti di lavoro che il Sud rischia di perdere in questa crisi, quelli delle donne anche se minori produrrebbero un effetto economico e sociale decisamente doppio che andrebbe evitato ad ogni costo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA