«Borrelli e Melillo vanno fermati», le intercettazioni choc e le trame di Palamara e Sirignano su Napoli

«Borrelli e Melillo vanno fermati», le intercettazioni choc e le trame di Palamara e Sirignano su Napoli
di Leandro Del Gaudio
Martedì 18 Giugno 2019, 07:00 - Ultimo agg. 19:53
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Ore difficili per un magistrato in carriera, un uomo che ha dedicato la vita a smantellare i clan casalesi e che ora si trova costretto a rivedere il proprio passato più recente. È il caso di Cesare Sirignano, magistrato in forza alla Procura nazionale antimafia guidata dal suo capo di sempre, il procuratore Federico Cafiero De Raho, costretto ormai da giorni a leggere dai media il contenuto di alcune conversazioni con Luca Palamara, capobastone Unicost, sul cui cellulare la finanza aveva inoculato un virus spia. Ed è a causa di quanto emerge dalle trascrizioni delle conversazioni con Palamara, che Sirignano sta valutando la possibilità di rimettere la delega che lo tiene legato - sempre come pm della Procura nazionale antimafia - al coordinamento delle indagini della Dda della Procura di Napoli. Ore difficili, rapporti incrinati con i capi di un tempo, clima rovente, mentre i giornali rilanciano quelle conversazioni con Luca Palamara: conversazioni in cui si parla con insistenza della nomina del procuratore di Perugia, che faceva gola a Palamara, interessato ad avere la certezza che il nuovo capo aprisse un fascicolo contro il suo nemico romano, il procuratore aggiunto Paolo Ielo.
 
Trama di basso profilo, nella quale la Finanza cala le parole di Sirignano, indicato da Palamara come una possibile sponda per convincere il candidato procuratore a Perugia Giuseppe Borrelli (aggiunto a Napoli) a coltivare l'esposto anti Ielo, una volta insediatosi (anche con i voti di Unicost) in quel di Perugia. Tra il primo marzo al 15 maggio scorsi sono 24 le telefonate censite tra i due, in un crescendo di insistenza da parte di Palamara a contattare il suo ex capo napoletano per tastare la sua disponibilità a «dare la botta a Ielo». Parole nel frullatore, millanterie, che hanno spinto un incolpevole Giuseppe Borrelli a presentare una nota al procuratore di Napoli Melillo per prendere le distanze da quanto sta venendo fuori dall'indagine perugina. Ieri, sono ancora i verbali a tenere banco. È il 7 maggio scorso, Palamara torna alla carica con Sirignano: «Spalanca bene le orecchie, Borrelli, ci si può fida' o no?». Sirignano sembra infastidito ma non taglia corto: «Luca, nata vota mi dici sta cosa?». In ballo, spiega Palamara, c'è l'esposto di Stefano Fava a Perugia, quello diretto contro Ielo. E Sirignano esordisce così: «Ma Stefano chi?...», tanto che Palamara insiste: «Stefano Fava... quella cosa la vuole fare andare a Perugia... ce l'ha le palle per farlo... perché Clivio sull'aereo mi fa capire che Borrelli in realtà è il candidato di Area per Perugia». È il momento in cui Sirignano appare rassicurante, quando Palamara insiste con una domanda, «chi ci parla di questa cosa?». E il pm napoletano chiarisce: «Chi ci parla... io ci ho già parlato, a Peppe ho detto guarda he se tu vai a Perugia... tu vai a Perugia perché sei affidabile! Capiscimi cosa vuol dire questa parola. Tanto che gli ho detto te la devo spiegare?; e lui mi ha detto no... no... ho capito». Come spesso accade in queste circostanze, si finisce a contare i nomi dei possibili candidati, tanto che Sirignano spiega: «Borrelli è, come hai detto tu, viene dopo di Maresca perché Maresca è Unicost sicuramente (parlano del pm Catello Maresca, estraneo a queste vicende), mentre Borrelli è mezzo e mezzo (portato da Area e da Unicost, ndr)». Poi un ragionamento a voce alta da parte di Sirignano, privo di rilevanza penale o disciplinare, ma che rischia di pesare sui rapporti con gli ex capi napoletani: «Tieni conto - spiega Sirignano - che Borrelli è sempre stato uno che sale sul carro... quindi se tu porti avanti tutto il lavoro...»; Palamara: «Ma chi glielo dice che deve fare quella cosa lì... capito... chi glielo dice?»; Sirignano: «Ma quella cosa lì di quale? Di Fava? E quindi che cosa significa quella cosa lì deve andare avanti contro questi qua?»; Palamara: «Eh, deve aprire un procedimento penale su Ielo... cioé stiamo a parlà di questo...

non lo farà mai»; Sirignano: «Io non lo so Ielo è amico di Melillo? Se sono della stessa parte, tieni conto che Melillo e lui stanno in contrasto»...; Palamara: «Melillo e Borrelli?»; Sirignano: «Se voi non li uccidete a questi qua...»; Palamara: «Non lo faremo mai»; Sirignano: «È chiaro che questa cosa non si fa»; Palamara: «Esatto». A questo punto Sirignano comprende la gravità dell'espressione «uccidere» usata e prova a chiarire il concetto: «Uccidere questa gente significa mettere le pedine nei posti giusti... significa dare visibilità alle vostre scelte»; e Palamara chiude il discorso: «Perciò sto parlando con te e perciò ti sto dicendo che siamo alla fine». Insomma, pagine difficili da digerire, che hanno spinto il procuratore aggiunto Borrelli a depositare «una documentazione comprovante la mia più totale estraneità a questi fatti», mentre ora è logico attendersi da Sirignano un passo indietro.

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