Boschi ministro, i grillini mettono il veto e vogliono il Sud. Orlando sottosegretario. La crisi di governo

Boschi ministro, i grillini mettono il veto e vogliono il Sud. Orlando sottosegretario
Boschi ministro, i grillini mettono il veto e vogliono il Sud. Orlando sottosegretario
di Emilio Pucci
Martedì 12 Gennaio 2021, 07:33 - Ultimo agg. 12:37
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Rafforzare il governo sì, destabilizzarlo no. Il premier Conte individua la linea Maginot oltre la quale non è disponibile ad andare. Lo schema ipotizzato insieme al Pd e ai 5stelle è quello di apportare pochi cambiamenti. Se con un nuovo governo o semplicemente con un rimpasto dipenderà dalle mosse di Renzi. Per ora il piano del presidente del Consiglio è di intervenire chirurgicamente, anche per non buttare all’aria quanto fatto dall’esecutivo. Niente stravolgimenti quindi. «Non si può rivoluzionare tutto, la gente non capirebbe e non reggerebbe la maggioranza», osserva un big Pd. 

Il dem Orlando potrebbe affiancare o sostituire Fraccaro nel ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. La delega ai Servizi dovrebbe toccare ad un tecnico, oppure al sottosegretario pentastellato Turco. Poi un solo ministro in più a Italia Viva. Considerato che Renzi – sempre se non dovesse far saltare il tavolo – non è intenzionato comunque a far parte dell’esecutivo, l’offerta prevede una poltrona – quella della Difesa o del Viminale (nel caso all’Interno si sposterebbe Guerini) - per i suoi fedelissimi, Rosato o Boschi.

Con quest’ultima però invisa ai 5Stelle.

I pentastellati sotto traccia non escludono un rimescolamento dei dicasteri, non farebbero le barricate per i ministri Catalfo e Pisano, ma non ci stanno – parole di un esponente di primo piano del Movimento – «ad ingoiare tutto». Bonafede alla Giustizia non si tocca e neanche Di Maio alla Farnesina e Patuanelli al Mise, su altre caselle si può discutere. Ma – come ammette un ministro M5s – «siamo alla quiete prima della tempesta». Perché qualsiasi incastro che si ipotizza dovrà fare i conti con la realtà. Innanzitutto – spiega la stessa fonte – «è assurdo anche il solo pensare che noi saremmo i sacrificabili all’altare del rimpasto. E poi ogni cambiamento dovrà comunque passare per l’ok dei nostri parlamentari e non c’è alcuna voglia di accontentare qualcuno che ha il 2%». 

M5S, sempre se dovesse aprirsi il vaso di Pandora, punta al ministero del Sud, con Cancelleri al posto di Provenzano. Ambisce pure al dicastero delle Infrastrutture. «Ma si tratta di scenari di guerra – viene precisato – solo per far capire che noi non giochiamo in difesa, a decidere è Conte». Per il ruolo del ministro delle Infrastrutture ieri è circolato anche il nome della renziana Paita, oltre a quello dei dem Marcucci (nel caso il ruolo di guida dei senatori Pd a palazzo Madama sarebbe affidato all’ex ministro Pinotti) e Delrio, con la De Micheli che traslocherebbe al Lavoro.

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Tutto dipende in ogni caso dalle mosse di Iv. Qualora le ministre renziane Bellanova e Bonetti decidessero di dimettersi si aprirebbe tutta un’altra partita perché Renzi su questo punto è stato chiaro con i suoi: «Se non ci sono le dimissioni di Conte è il premier a saltare». Tra i gruppi parlamentari si comincia già a parlare di ipotetici ministri di un esecutivo guidato da Cartabia o da un’altra figura istituzionale. «Ministeri a Iv? Probabilmente ci saranno, ma per il futuro e non con Conte», ironizza un big renziano.

Il Pd insiste. Approvare il Recovery plan e poi irrobustire la compagine di governo, la road map del deputato dem Verini. L’exit strategy del partito del Nazareno è un governo che preveda solo l’ingresso di esponenti di vertice dei partiti. «Anche perché se ci fosse un rimpastone – sostiene un sottosegretario del Pd – entreremmo nella carne viva del Movimento 5 stelle che farebbe saltare in ogni caso il banco».

Il premier Conte è quindi stretto tra i renziani che non vogliono alcuno stallo e l’alt dei pentastellati a lasciare una delega in bianco al senatore di Rignano. Soprattutto nei confronti dell’ex ministro Boschi si è scatenata una vera e propria sommossa. «Se dovesse entrare sarebbe un danno per l’immagine del governo», il refrain di deputati e senatori M5S.
 

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