Verrebbe da guardarlo come si vede lui: «Io sono bello come la Cuccarini», disse una volta. Ma al di là dell'iperbole, non c'è niente di più irritante delle pluridecennale e iper-cafone ironie sulla statura di Renato Brunetta. Quando D'Alema lo chiamò «energumeno tascabile», pensando di far ridere, provocò l'effetto opposto. Così come erano insopportabili i fotomontaggi in cui si vedevano - al tempo in cui il fantuttone Brunetta da ministro se la prendeva con gli statali fannulloni - i tornelli e un ometto piccolo piccolo che non era all'altezza della sbarra e ci passa sotto e quello era lui. Ora Brunetta in tivvù, da Lucia Annunziata, ha finalmente raccontato con coraggio e comprensibile sofferenza che cosa significa trascorre un'esistenza ad essere preso in giro per la statura. E sono commoventi le sue parole. «È una vita - così si sfoga in maniera molto umana - che io vengo violentato per la mia bassezza. Mi dicono nano, mi dicono tappo. Ho sofferto di questo e continuo a soffrire, non mi è passata ma per fortuna ho le spalle larghe, perché ho fatto molte cose: il professore universitario, il parlamentare anche europeo, sono stato ministro due volte. Di questo sono responsabile, ma non della mia statura».
«Nano di Venezia, non rompere i c...». così lo apostrofò una volta Umberto Bossi.
Lo sfogo televisivo di Brunetta nasce dalle offese ricevute proprio dalla fidanzata di Berlusconi, Marta Fascina. La deputata azzurra era intervenuta nei giorni scorsi, dopo l'addio del ministro della Funzione pubblica a Forza Italia postando tra l'altro la canzone di De André, «Il giudice», quella che fa riferimento ai «nani» che hanno i talloni «troppo vicini al buco del c...». «A Marta voglio dire - spiega Brunetta a RaiTre - che le sue offese non offendono ma sono una violenza per tutti quei bambini e quelle bambine che non hanno avuto la fortuna di essere alti e belli e che possono avere in me un esempio e dire, ma vedete Brunetta però tappo come è quante cose ha fatto...».
E ancora: «Tappo, sdogano su di me questo termine che mi ha sempre fatto male». «Però lei ha gli occhi azzurri», gli dice Annunziata. «Grazie», le risponde Renato (non Renatino). Tremonti entrando in un'aula ministeriale e trovandosi al cospetto di Brunetta e di Guido Crosetto (agli antipodi di Renato per stazza) disse arrotando la celebre r: «Ma cos'è, il bavv di Guevve Stellavi?».
Ecco, ora basta con tutte queste cose. E fanno benissimo Toti e Osvaldo Napoli a dire, dopo averlo visto ieri in tivvù, che Brunetta «è un gigante».