«Dite buone feste, non buon Natale: non tutti sono cristiani», polemica sulle linee guida della comunicazione Ue «Meglio evitare Maria e Giovanni»

«Dite buone Feste, non buon Natale perché non tutti sono cristiani»: polemica sulle linee guida della comunicazione Ue
«Dite buone Feste, non buon Natale perché non tutti sono cristiani»: polemica sulle linee guida della comunicazione Ue
Lunedì 29 Novembre 2021, 19:48 - Ultimo agg. 30 Novembre, 14:09
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A Natale si deve prestare attenzione a come si fanno gli auguri. E a ciò che si dice. Perché dall'altra parte potrebbe esserci una persona che non è di fede cristiana. Da questo presupposto parte la Commissione europea che ha stilato una lista di espressioni che non urtino la sensibilità di alcuno durante le festività natalizie. Fare un riferimento religioso, come quelle del Natale, in un messaggio o nelle mail che ci si scambia con i colleghi prima delle ferie, potrebbe invece creare dei problemi se chi li riceve è di un'altra fede. 

«Ogni persona in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale» senza riferimenti di «genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale». Questo scrive Bruxelles nelle sue nuove linee guida nel documento per una «corretta comunicazione» fornita dalla Commissione dal titolo "Union of Equality". Devono sparire "Miss" o "Mrs" (signorine e signore) sostituite da un più generico "Ms". E anche le festività non dovranno più essere riferite a connotazioni religiose, come il Natale, ma citate in maniera generica: si dovrà dire, ad esempio, le "festività sono stressanti" e non più "il Natale è stressante", recita il documento.

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Le linee guida sulla Commissione Ue

Le linee guida contengono diversi capitoli in cui il trattamento egualitario della persona, secondo l'esecutivo Ue, va preso in considerazione. Nel decalogo della commissione ci sono alcune raccomandazioni da usare sempre: «Non usare nomi o pronomi che siano legati al genere del soggetto; mantenere un equilibrio tra generi nell'organizzazione di ogni panel; se si utilizza un contenuto audiovisivo o testimonianze, assicurarsi la diversità sia rappresentata in ogni suo aspetto; non rivolgersi alla platea con le parole "ladies" o "gentleman" ma utilizzare un generico "dear colleagues"; quando si parla di transessuali identificarli secondo la loro indicazione; non usare la parola "the elderly" (gli anziani) ma "older people" (la popolazione più adulta, ndr); parlare di persone con disabilità con riferimento prioritario alla persona (ad esempio al posto di "Mario Rossi è disabile" va utilizzato "Mario Rossi ha una disabilità"). Nelle linee guida ci sono anche riferimenti ad una corretta comunicazione in merito alle religioni.

Ad esempio nel testo si consiglia, in qualsiasi contenuto comunicativo, di «non usare nomi propri tipici di una specifica religione».

Il caso Natale

In merito alle festività la commissione chiede di «evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani». Con tanto di esempi: al posto di dire o scrivere «Natale è stressante» l'esecutivo europeo invita ad utilizzare le parole: "Le festività sono stressanti"». Anziché buon Natale, è meglio dire buone feste. «Evita di dare per scontato che tutti siano cristiani - è l’indicazione contenuta nel documento interno —. Non tutti celebrano le feste cristiane, e non tutti i cristiani le celebrano nelle stesse date. Sii sensibile al fatto che le persone hanno diverse tradizioni religiose e calendari». Anche «buone vacanze» potrebbe andare bene.

Le reazioni

Le reazioni sono arrivate da tutto il mondo politico. «Maria, Giuseppe. Viva il Natale. Sperando che in Europa nessuno si offenda», ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, commentando su Twitter il documento della commissione Ue. «La Commissione Europea, tramite un documento interno, considera il Natale festività poco «inclusiva». Nel bersaglio anche i nomi Maria e Giovanni. Il motivo? Potrebbero risultare «offensivi» per i non cristiani. Ora basta: la nostra storia e la nostra identità non si cancellano». Così, con un tweet, la leader di Fdi, Giorgia Meloni, era intervenuta ieri per contestare la decisione presa a Bruxelles che ancora oggi ha acceso un forte dibattito politico.

 «L'Europa cancella le nostre radici cristiane», è insomma la trincea issata da Lega e Fdi. Mentre a Strasburgo l'azzurro Antonio Tajani inoltra immediatamente un'interrogazione scritta alla Commissione per chiedere di modificare le indicazioni. Bruxelles si difende: «Non vietiamo o scoraggiamo l'uso della parola Natale, è ovvio. Celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani sono parte della ricca eredità europea», spiegano fonti dell'esecutivo europeo. Ma ormai la polemica divampa. Il documento di una trentina di pagine ha un titolo inequivocabile: 'Union of Equality'. «Ognuno in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale» senza riferimenti di «genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale», si legge nell'introduzione del documento, supervisionato dalla commissaria Ue all'Uguaglianza Helena Dalli. 

Nel documento, che si presenta come specchio fedele della cosiddetta 'woke generation', il tema dell'orientamento sessuale è centrale. Mai dire 'un gay' ma piuttosto 'una persona gay'. Usare la formula 'una coppia lesbica' e non 'due lesbiche'.

Anche nella rappresentazione di una famiglia vocaboli come 'marito', 'moglie', 'padre' o 'madre' non rispecchiano il linguaggio inclusivo voluto dall'Ue. L'indirizzo resta quello della neutralità: usare, perciò, parole come 'partner' o 'genitori'. L'inclusione, per i vertici Ue, deve essere chiaramente anche religiosa. Così, quando si compila un comunicato, la Commissione sconsiglia al suo staff di usare parole «tipiche» di una specifica religione. Un esempio? Alla frase 'Maria e John sono una coppia internazionale' andrebbe sostituita 'Malika e Giulio sono una coppia internazionale'.

E la neutralità, per la Commissione, dovrebbe valere anche per le feste religiose. Usando un generico 'festività' e non il nome della festa in questione. In serata è la Commissione a replicare. Ribadendo l'importanza dell'inclusività e la «neutralità» dell'esecutivo Ue su temi religiosi. Ma ammettendo che, forse, «gli esempi» fatti nel documento «potevano essere migliori».

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