Cacciari: «Senza De Luca e Renzi il Pd sarebbe al 23 per cento»

Cacciari: «Senza De Luca e Renzi il Pd sarebbe al 23 per cento»
di Barbara Landi
Mercoledì 21 Marzo 2018, 08:35 - Ultimo agg. 14:06
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«De Luca per la sinistra è stato una frana». Massimo Cacciari allunga lo sguardo sul dopo-voto conversando con i giornalisti a margine del convegno “Filosofia del dialogo interreligioso fra tradizione e contemporaneità” al campus di Salerno. 
Ma, dopo la battuta, precisa: «È una storia lunga, quella del crollo dei partiti di sinistra, che non può essere attribuita alla responsabilità dei singoli, non può essere di Vincenzo De Luca o di Matteo Renzi, sebbene ne abbiano combinate più di Bertoldo. È la storia che è cambiata, per cui se non si comprende l’evoluzione storica, si perde lo stesso, più o meno rovinosamente. Probabilmente senza i De Luca e i Renzi, il Pd sarebbe arrivato al 23 per cento nelle preferenze nelle scorse Politiche, ma cosa sarebbe cambiato?». 
Il filosofo precisa di parlare da osservatore esterno. Vola alto nel ragionamento. Il fallimento della sinistra, osserva, è da cogliere «nelle trasformazioni epocali della composizione sociale e delle forme di lavoro che hanno smottato la base delle tradizioni social democratiche in Italia». E sottolinea: «Le leadership possono essere state insufficienti e possono essere stati commessi errori di ogni genere ma, quando cambia il mondo, cambiano anche le forze politiche che interpretavano la realtà di ieri. Non c’è niente da fare. Come non ci sono più monarchici nel nostro Paese, probabilmente non ci sono più socialdemocratici». È un invito all’analisi della realtà, quello di Cacciari. «Queste forze potevano trasformarsi. O si cambia come tutti o si è destinati a crepare. Questo lo si poteva prevedere tranquillamente se si fosse stati scienziati della politica già 40 anni fa. Non è solo la sinistra. Si pensi ai partiti popolari, ai gollisti in Francia, alla Merkel in Germania e alla Spagna. È una crisi di tutte le scuole politiche tradizionali che hanno fatto l’Europa. Quelle che emergono oggi non sanno niente di Ue e non hanno coscienza europea, non per colpa loro, ma perché sono figlie di un’altra epoca. Come faranno a costruire l’Europa?».
Scettico sul coinvolgimento del Pd nel futuro governo, che ruota inevitabilmente attorno al Movimento 5 Stelle, primo partito italiano e vincitore di fatto, assieme alla Lega di Matteo Salvini, delle elezioni che si sono appena concluse: «Dovrebbe intervenire? A fare che? Ha perso». Poi l’affondo: «Non sta né in cielo né in terra che il Pd dica che i governi Salvini o Di Maio siano pari, è fantapolitica, ma ne ha fatte talmente tante di cose fantapolitiche che una in più una in meno...». Si concentra, inoltre, sull’en plein dei collegi del sud del Movimento 5 Stelle e sul voto mobile che si dirige verso promesse elettorali: «Gli altri, però, cosa hanno fatto? Niente». Poi lo sguardo sul futuro: «L’unica possibilità di uscire dalla crisi della sinistra è dar vita a un movimento politico europeo - afferma Cacciari - con una classe politica internazionale che non attinga ai vasi ormai ridotti a cocci della sinistra italiana.

All’interno dei singoli stati nazionali la sinistra è perduta».

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