Camere, la doppia trattativa di Salvini tra M5S e Berlusconi

Camere, la doppia trattativa di Salvini tra M5S e Berlusconi
di Marco Conti
Martedì 20 Marzo 2018, 10:02 - Ultimo agg. 12:45
4 Minuti di Lettura

Salvini non cerca strappi e Berlusconi non può permetterseli. Nel faticoso tira e molla interno al centrodestra tocca al leader della coalizione trovare l'equilibrio in grado di salvaguardare l'unità. Salvini ci sta provando e ieri, al telefono con Berlusconi, avrebbe dato sufficienti rassicurazioni sulla volontà di trovare un'intesa prima nel centrodestra e poi con grillini o dem. I due si vedranno domani a Roma.

Ad una presidenza delle Camere Forza Italia non intende rinunciare anche perché, sostengono, alla Lega spetta di indicare il candidato premier. I gruppi parlamentari il giorno prima hanno fatto quadrato intorno a Paolo Romani, ma la tensione resta alta e l'intreccio tra elezione dei presidenti delle Camere e futuro governo riaffiora in ogni incontro e telefonata. Malgrado i sospetti reciproci, dalla telefonata ricevuta ieri ad Arcore, il Cavaliere ha trovato nuovi argomenti per difendere il lavoro del neo leader del centrodestra: «Sta parlando con tutti, non pensa di proporci nulla di precostituito, tantomeno di fare un governo con i grillini». L'ex premier è convinto che «piano, piano» l'alleato stia smaltendo «la sbornia» dovuta al successo elettorale del suo partito e che «si sta misurando con le difficoltà che si incontrano nel cercare un accordo».
 
La differenza tra i due resta però forte sul dopo-presidenze. Ovvero sul governo e sulla durata della legislatura. Salvini sa che la strada per arrivare veramente a palazzo Chigi è molto ma molto complicata e che stare da segretario del Carroccio in un governo di centrodestra o di tutti - tranne i 5S - è per lui molto pericoloso. Strappare con Forza Italia rischia però di esserlo altrettanto e votare con il cinque stelle Fraccaro alla Camera e la Bongiorno al Senato significa dire addio al centrodestra nonchè aumentare le fibrillazioni già in atto nelle giunte - vedi ciò che accade in Liguria - dove FI e Lega governano insieme.

Malgrado le smentite di Di Maio e dello stesso Salvini, Berlusconi continua a pensare che un accordo sulle presidenze delle Camere si porti necessariamente dietro anche un pezzo della possibile intesa di governo. Ma il nesso per Salvini vale anche se il centrodestra eleggesse con il Pd i due presidenti delle Camere votando Romani (Senato) e Giorgetti (Camera) o, peggio ancora, un dem a Montecitorio. Spaccare il centrodestra, dopo averlo in parte fatto con il Pd, è per Di Maio l'unica strada per evitare l'emarginazione sia nella scelta dei presidenti delle Camere sia in prospettiva delle nascita di un governo.

In attesa di pesare bene i costi di un possibile strappo nel centrodestra, Salvini continua a tener tranquillo il Cavaliere. A tre giorni dall'avvio delle votazioni, già basta per agitare i sonni dell'ex vicepresidente della Camera. Il leader pentastellato comincia infatti a dubitare della volontà del segretario della Lega di continuare nel gioco di sponda fatto sinora e di fatto offre a Salvini la soluzione - fatta circolare ieri sera - più «esplosiva» sotto il profilo degli equilibri istituzionali. Ovvero la sua elezione a presidente della Camera e quella di Salvini al Senato. Una sorta di patto sovran-populista che dovrebbe poi dar vita ad un governo e portare il Paese al voto quando deciderà il Quirinale e solo dopo aver sistemato la faccenda dei vitalizi. Il rischio per Salvini è però quello di favorire il Pd in un possibile scontro elettorale con il M5S e non un Carroccio al 17% e privo del sostegno degli alleati.

E così si torna al dilemma iniziale che in queste ora assilla il leader della Lega: conviene e quanto «costa» lo strappo da FI?. Una risposta il leader della Lega ancora non ce l'ha. Teme di restare invischiato nel governo più o meno claudicante che potrebbe nascere a ridosso dell'estate e soprattutto che FI non voti alla Camera un grillino dopo aver magari incassato la presidenza di palazzo Madama. L'idea di capovolgere il gioco offrendo ai grillini il Senato (Toninelli) e la Camera agli azzurri (Carfagna) si scontra però con le resistenze del Cavaliere che continua a rifiutare l'idea di unire i voti di FI con quelli dei grillini.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA