Campania, Calabria, Sicilia:
così il Carroccio cambia pelle

Campania, Calabria, Sicilia: così il Carroccio cambia pelle
di Francesco Pacifico
Giovedì 16 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:27
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Triplicare il milione di voti preso alle ultime politiche non è il solo obiettivo di Matteo Salvini nel Mezzogiorno. Il Capitano - anche per rafforzare lo status di partito nazionale e non più nordista - ha dato mandato ai suoi di dare una struttura alla Lega nel Mezzogiorno. Al momento da Roma e in giù è il caos: tanti amministratori locali per un partito giovane (circa 700), tantissimi consensi (i sondaggi alle Europee danno il Carroccio al Sud tra il 15 e il 18%, due in più di Fi), ma ogni direttivo regionale commissariato, il tesseramento congelato e molta difficoltà nel creare un filtro efficace rispetto alle infiltrazioni. Una situazione paradossale per quello che dopo il 26 maggio sarà il primo partito italiano, dove tutte le responsabilità politiche e organizzative ricadono sui commissari catapultati dal Nord come Stefano Candiani in Sicilia e Cristian Invernizzi in Calabria.
 
Da qui la necessità di dare una nuova governance al partito, che al Sud ha un marchio diverso ed è staccato dalla Lega Nord. La road map delineata dal Capitano prevede che dopo le Europee ripartiranno il tesseramento fermo al 2018 (con la doppia modalità dell'iscritto sostenitore e dell'iscritto militante che sale a questo grado dopo un anno) e la stagione congressuale. Sul primo fronte dovrebbero - perché con il tesseramento congelato ai tempi di Noi per Salvini - circa 18mila i militanti nel Sud e lo stesso vicepremier avrebbe fatto capire ai suoi che punta più alla qualità che alla quantità. Anche dopo le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto in Calabria il suocero del deputato Domenico Furgiuele (non a caso licenziato come segretario locale), in Sicilia gli onorevoli Alessandro Pagano e Angelo Attaguile e in Puglia il senatore Roberto Marti.

Sul fronte organizzativo, attualmente le Leghe del Sud sono delle associazioni composte da un socio fondatore, da un presidente e da un garante. In Campania la triade è composta dallo stesso Salvini, dal responsabile regionale Gianluca Cantalamessa e da un volto nuovo che però è considerato di stretta fiducia del leader. Si tratta di Valentino Grant, garante, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Casagiove, fino ad ora con un ruolo defilato. È candidato alle Europee, nella circoscrizione Sud: un test importante per la verifica del suo peso politico ed elettorale.

A breve invece partiranno i congressi per eleggere i leader e i coordinamenti regionali, quindi a cascata - ed entro un anno - si formeranno anche i livelli provinciali e cittadini. Parallelamente Salvini vuole una sede riconosciuta in ogni provincia, mentre quelle in ambito cittadino saranno totalmente in carico ai militanti e potrebbero anche non avere il simbolo della Lega. Da non sottovalutare gli statuti: per esempio, i coordinatori locali rispondono soltanto a Salvini e non al Consiglio federale, vengono introdotti dei codici di comportamento che impongono agli eletti di seguire la linea data dall'alto e di non fare concorrenza politica ai colleghi di partito. Questa la cornice, che però va riempita con gli uomini. E in quest'ottica i maggiorenti meridionali vagheggerebbero già un consiglio federale del Meridione che parlerebbe con una voce unica con quello del Nord. Una sfida che secondo qualcuno potrebbe risolversi in Campania, dove i rapporti tra Cantalamessa e Castiello sarebbero sempre più tesi: anche perché il primo sta provando ad allargare i confini della Lega ad altri partiti, a imprenditori e a comitati civici, l'altra - forte anche dei consigli del suo concittadino, l'ex senatore Enzo Nespoli - sta coinvolgendo tanti ex An.

Da via Bellerio fanno sapere che la classe dirigente del Sud si deciderà anche in base ai risultati della prossima tornata amministrativa e delle Europee. Così sono in ascesa in Campania lo stesso Grant, in Sicilia i candidati sindaci scelti da Candiani alle ultime amministrative (Giuseppe Romanotto, Giorgio Randazzo e Oscar Aiello) o l'ex leader del Fronte della gioventù, Basilio Catanoso, in Basilicata l'assessore all'Agricoltura, Francesco Fanelli, e in Calabria Vincenzo Sofo, che potrebbe soffiare al forzista Mario Occhiuto la candidatura alla poltrona di governatore.
Ma sui nomi Salvini in primis è molto cauto, anche perché la vecchia guardia lo accusa di stare imbarcando figure poco presentabili al Sud. A maggior ragione dopo che la stampa nazionale ha dato notizia dell'avvicinamento al Carroccio dell'ex ras messinese Francantonio Genovese, con un passato nel Pd e Forza Italia e una condanna a 11 anni in primo grado. Basta pensare che alle ultime tornate amministrative in Campania il segretario Gianluca Cantalamessa, l'unico a non essere commissariato, avrebbe imposto a tutti i candidati non soltanto il casellario giudiziario come prevede la legge, ma anche informative sullo stato patrimoniale. Mentre in Sicilia Stefano Candiani ha preteso che ogni candidato andasse in prefettura nel giorno della presentazione delle liste e firmare davanti a un ufficiale pubblico gli atti necessari.
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