Da ministro a stratega, l'ascesa di Calenda a colpi di tweet

Da ministro a stratega, l'ascesa di Calenda a colpi di tweet
di Domenico Giordano
Giovedì 4 Agosto 2022, 10:00 - Ultimo agg. 16:14
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Carlo Calenda sta a Twitter come, per oltre un ventennio, Silvio Berlusconi è stato alla Tv. Un incastro perfetto, una simbiosi ideale tra l'uomo e il mezzo che, almeno fino a oggi ha funzionato a meraviglia. Eppure sembra che lo stesso Calenda voglia in parte rivedere la propria strategia twitter-centrica perché appena ieri annunciava di prepararsi a una campagna elettorale fatta di «tanta tv» e poi da settembre «un tour tra i capoluoghi di provincia». Dunque, meno social e più territorio, mettendo a frutto la formula magica della Bestia salviniana del TRT, Tv, Rete e Territorio. Eppure, il leader di Azione ha trovato in Twitter, il social preferito dal 28,2% degli italiani, il ristretto rettangolo di gioco nel quale in soli 280 caratteri poter esprimersi senza filtri, il terreno digitale nel quale essere fino in fondo se stesso e nel quale, molto probabilmente, in tante occasioni si è lanciato twittando di getto, istintivamente, facendo a meno del supporto dello staff o dei consigli di un social media manager. 

Che a Calenda venga assai naturale cinguettare piuttosto che postare sugli altri due social in uso, Facebook e Instagram, lo si comprende benissimo da due indizi quantitativi, in attesa del terzo che costituisce poi la prova definitiva da portare in giudizio, che non lasciano spazio a dubbi: la crescita dei follower e il numero di pubblicazioni.

Nel biennio luglio 2020 luglio 2022, l'account Twitter dell'ex ministro dello Sviluppo è cresciuto spontaneamente di poco meno di 115 mila nuovi follower, passando dai 248.964 agli attuali 363.695. A differenza delle altre due piattaforme è opportuno rammentare che per Twitter dal 22 novembre del 2019 sono vietate tutte le sponsorizzazioni di tweet che contengono messaggi politici o legati a campagne elettorali che potevano portare traffico all'account e spingere quindi in modo artificioso la crescita dei follower. Al contempo, su Fb, al netto dell'unione di fan e follower generato dal passaggio alla nuova versione del social, la crescita è stata molto più povera, meno di 20 mila follower, mentre il fandom di Instagram si è ampliato di circa 47 mila follower

Il secondo indizio è rappresentato dal numero complessivo di pubblicazioni: ebbene mentre sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram negli ultimi ventiquattro mesi sono stati rispettivamente postati 2.769 e 2.826 contenuti, con una media giornaliera di 3,6 post, su Twitter c'è stato un vero e proprio tsunami social: ben 14.289 con una media quotidiana di 19 tweet.

Ma la prova di questo fortunato innesto tra la dimensione politica di Calenda e Twitter si materializza plasticamente non appena passiamo alla scoperta del terzo indizio: il linguaggio, vera anima del successo social del leader azionista. Il linguaggio è portato a rompere gli schemi della grammatica convenzionale e spiazza sia il destinatario sia i lettori dei messaggi, senza timori di essere troppo diretto, incisivo, aggressivo e sarcastico. Un linguaggio che è strenuamente funzionale alla narrazione di fondo del suo posizionamento che racconta di un politico che a dispetto degli altri in circolazione fa sul serio, che è ostinato a battersi, senza curarsi di camuffare ipocritamente una dose arroganza e presunzione, contro ogni forma di approssimazione, sciatteria e incompetenza. 

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Del resto, è indiscutibile che parte del successo di Azione alle Comunali di Roma sia indiscutibilmente legato anche all'uso spregiudicato dei social e di Twitter in particolare che ne ha fatto Calenda. Sono ancora lì, giusto per fare qualche esempio a ritroso nel tempo, che galleggiano nel feed del social i tweet contro il Corriere della Sera: «Quanto mi hanno profondamente rotto le palle questi giornali con titoli inventati. Ma profondamente». Oppure quelli contro Marco Travaglio o Vittorio Feltri. 

A dirla tutta, però, la lista di coloro che in questi due anni sono stati ospiti fissi dei tweet al veleno di Calenda è abbastanza circoscritta e di certo nei primi tre posti troviamo i suoi bersagli preferiti: Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Dell'ex premier scrive senza remora alcuna: «Per esser chiari considero Conte campione di qualunquismo e trasformismo». Non meno tenero Calenda lo è stato con il segretario della Lega, nell'agosto 2019, a pochi giorni dalla crisi del Papeete: «È un troglodita senza alcun senso dello Stato e del decoro istituzionale, oltre che un incapace». Infine, Di Maio più volte esposto al pubblico ludibrio è diventato un must calendiano, ma c'è un tweet che per ironia della sorta pubblicato esattamente il 25 settembre, nel 2019, diventa emblematico. Calenda pubblica un meme del ministro e scrive impunemente: «Lo so, è volgare e me ne pento subito, ma non ho resistito». 

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