Giustizia, Cartabia incassa il sì e fa un passo decisivo verso il Colle più alto

Giustizia, Cartabia incassa il sì e fa un passo decisivo verso il Colle più alto
di Massimo Adinolfi
Sabato 31 Luglio 2021, 08:08 - Ultimo agg. 24 Marzo, 14:16
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A.A.A. Presidente della Repubblica cercasi. È una ricerca difficile, che in passato ha riservato più di un colpo di scena, e che stavolta è ulteriormente complicata dal fatto che in Parlamento un vero king maker, capace di dare le carte, tessere alleanze e scegliere magari il futuro inquilino del Colle non c'è. Le geometrie possibili sono, perciò, molte.

Ci sono, è vero, due nomi «au-dessus de la mêlée»: lo stesso Sergio Mattarella e Mario Draghi. Ma il Presidente uscente ha più volte ribadito la sua indisponibilità ad un nuovo mandato anche parziale, come fu il secondo mandato di Giorgio Napolitano mentre l'elezione di Mario Draghi potrebbe compromettere l'equilibrio politico conquistato con il suo governo, e aprire una fase di grande incertezza. Dunque, Marta Cartabia.

Naturalmente non è una conclusione che si possa tirare così, come se non vi fossero altre, autorevolissime candidature, o almeno figure del mondo politico che coltivano più o meno riservatamente la massima ambizione. Ma una donna, di pregevolissima cultura giuridica, di notevole levatura istituzionale e di grande equilibrio ha sicuramente più di una atout da giocare. Per questo, la vicenda della riforma del processo penale, sulla quale è stato infine trovato un accordo, è stata seguita dagli addetti ai lavori con un sovrappiù di attenzione. Era, infatti, tra gli ostacoli più rilevanti che il governo avesse davanti. Sia perché il M5S ha piantato sulla giustizia la sua ultima bandierina e Giuseppe Conte non poteva esordire alla guida dei Cinque Stelle con un fiasco, sia perché settori importanti della maggioranza dalla Lega a Italia Viva, passando per Forza Italia volevano la testa di Alfonso Bonafede, o meglio della legge, che toglieva di mezzo la prescrizione, firmata dall'ex Guardasigilli pentastellato.
Alla fine si è trovata una soluzione, che esalta la paziente opera di tessitura realizzata dalla ministra.

Marta Cartabia porta a casa una riforma già promessa senza successo dai precedenti governi, ed evita di apparire come la portabandiera degli uni o degli altri, perché tutti hanno potuto in qualche misura almeno rivendicare il risultato: sia o meno al ribasso, è questo il senso di una mediazione che regala al governo una più tranquilla navigazione di qui al prossimo autunno.

In prospettiva presidenziale, è un punto a favore. Anche perché la fragilità del quadro politico giustifica abbondantemente pensieri terzi, rivolti cioè a personalità che non si identificano strettamente con questa o quella forza politica.

Nell'attuale Parlamento, non bisogna mai dimenticarlo, i grillini costituiscono il primo partito. Ci si trova cioè nella singolare situazione in cui è veramente difficile immaginare che il futuro Presidente della Repubblica possa venire dalle file del partito di maggioranza relativa, che è pur sempre, in genere, un'ovvia opzione. O anche altra opzione naturale che possa venire dalle file della maggioranza, la cui eterogeneità rende questa volta improbabile la convergenza su una candidatura, che sia espressione di una sola parte politica.

Bisognerà perciò sparigliare, forse scomporre l'attuale maggioranza e forse comporne un'altra, anche in vista degli assetti futuri, nella prossima legislatura. Oppure, ecco il punto, scegliere una soluzione di tregua, che, di nuovo, non permetta a nessuno di cantare vittoria ma garantisca ad un ampio arco di forze di avere udienza presso il Colle più alto. Se poi si trattasse di una donna, la ricerca del compromesso sarebbe controbilanciata da una novità persino dirompente, per gli scafatissimi palazzi romani. Marta Cartabia ha, peraltro, il curriculum giusto. Certo, in vista del Quirinale, il pedigree accademico conta fino a un certo punto. Ma qualcosa invece contano il cattolicesimo ragionevole e aperto sul versante dei diritti, la forte impronta europeista, e uno stile di riservatezza nei comportamenti e nei pensieri che ben si attaglia al ruolo del Capo dello Stato.

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Tutta la partita sulla giustizia, del resto, è stata condotta all'insegna di un certo understatement: senza inutili proclami, senza forzature, ma con la necessaria determinazione per non fare evaporare il proposito riformatore. Cose che servono, e che serviranno. Così, prima della pausa estiva, non avremo solo una mediazione andata a buon fine, ma anche un buon principio per quel che in futuro dovrà andare.

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