Casal Bruciato, l'autogol di Virginia Raggi: blitz dai rom, ma Di Maio la boccia

Casal Bruciato, l'autogol di Virginia Raggi: blitz dai rom, ma Di Maio la boccia
Casal Bruciato, l'autogol di Virginia Raggi: blitz dai rom, ma Di Maio la boccia
di Simone Canettieri
Giovedì 9 Maggio 2019, 07:38 - Ultimo agg. 15:03
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Nemmeno il tempo di godersi la defenestrazione di Armando Siri che Luigi Di Maio inizia a storcere la bocca. E passare dal sorriso alla rabbia è questione di attimi. Gli raccontano, infatti, della visita della sindaca Raggi alla famiglia rom a Casal Bruciato: le polemiche, le contestazioni. Il vicepremier si accorge subito che adesso si parla di questo: è la prima news dei siti, altro che Siri. E a questo punto il capo del M5S perde le staffe: «Io Virginia l'ho sempre difesa, è libera di fare quello che vuole. Ma in una giornata come questa - si sfoga il vicepremier pentastellato - in cui segniamo la discontinuità con gli altri governi e parliamo di mafia e corruzione, lei se ne esce con questa mossa. Di cui, per la cronaca, non ne sapevo nulla».

Il capo politico scrive messaggi abbastanza sdegnati alla grillina: «Complimenti, hai messo su questo spettacolo che oggi non serviva». Ma poi non può che solidarizzare con lei «per gli attacchi e gli insulti disumani ricevuti da CasaPound, insulti disumani così come quelli che hanno rivolto alla famiglia rom».

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LA MOSSA
Resta però l'ira dei vertici M5S per una mossa non concordata e che alla fine oscura il «capolavoro Siri» e la netta vittoria sulla Lega. Di Maio fa trapelare anche un altro concetto: Virginia si occupi prima dei romani, poi dei rom. Possibile, si domandano spiazzati i big del M5S, che in tre anni proprio oggi si sia sentita in dovere di visitare una famiglia rom quando ci sono tante fragilità nelle periferie che attendono una sua risposta da tempo? «Mi spiace dirlo, ma questa volta Virginia ha davvero sbagliato», attacca ancora Di Maio. I piani altissimi del Movimento rimproverano alla sindaca di essersi comportata in «maniera ideologica». A qualcuno nel giro ristretto di Di Maio sfugge anche un «sembrava la Boldrini».
E non a caso, quando nel M5S leggono le parole di vicinanza all'inquilina del Campidoglio arrivate dal segretario del Pd Nicola Zingaretti, non possono fare altro che commentare: «È caduta nella trappola: pazzesco». L'irritazione è forte, i grillini sbandano. Si registra infatti anche la netta spaccatura con i romani. I capitolini, come una falange, difendono Raggi: «Si è presentata con il vescovo ausiliare e con il direttore della Caritas, non stava mica con Turigliatto. E poi cosa doveva fare: negare la casa a questa famiglia e farsi indagare per abuso d'ufficio?». C'è anche un iniziale cortocircuito con i parlamentari. Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia, plaude «al coraggio e alla determinazione» della sindaca, il presidente della commissione per le Politiche Ue della Camera Sergio Battelli esprime «vicinanza» a Raggi. Anche il sottosegretario Simone Valente scende in campo per Virginia. Poi il flusso di dichiarazioni si interrompe e il Campidoglio rimane «isolato» nel rivendicare la visita a Casal Bruciato. E quindi «Roma non è razzista e non lo deve diventare», sottolinea il vicesindaco Luca Bergamo, braccio sinistro della pentastellata.

LA STRATEGIA
Il caso Roma piomba anche in Viminale. Matteo Salvini si stacca un attimo dal valzer di incontri diplomatici e, prima di entrare in una riunione con il ministro degli Esteri brasiliano Ernesto Araùjo, legge della notizia. E ride: «Ah, bene, anche Di Maio attacca la Raggi: allora vedete che non sono l'unico!». La rabbia del leader pentastellato parla appunto al ministro dell'Interno. Perché, ragionano i grillini di governo, «Matteo passa per quello che difende gli italiani, e noi per quelli che stanno con i rom: non va bene».
Il ministro dell'Interno ha in mente di lanciare un piano sui campi rom. Non vuole chiamarlo «censimento», ma di questo si tratta. Il provvedimento non farà parte del decreto Sicurezza bis. Salvini punta a uno screening di tutti i campi, a Roma e nel resto d'Italia, con controlli a tappetto per verificare «le situazioni di illegalità». A partire, spiegano dal Viminale, dalle condizioni in cui vivono i bambini, se vanno regolarmente a scuola e se i parametri igienico sanitari sono rispettati. I campi non autorizzati saranno chiusi. Allo stesso tempo, verranno verificate le situazioni patrimoniali delle famiglie e le fedine penali. Da Salvini una stretta, dunque. Per rimarcare la differenza con il modello Raggi. Motivo della rabbia di Di Maio. Tutto si tiene, ancora una volta.
 

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