Casini: «Magistrati e politica, un rapporto da correggere»

Sala strapiena per la presentazione del libro dell’«ultimo democristiano». Amato, Gianni Letta e il cardinale Zuppi sul palco. La parola più citata: «Coesione»

Casini: «Magistrati e politica, un rapporto da correggere»
Casini: «Magistrati e politica, un rapporto da correggere»
di Mario Ajello
Venerdì 20 Gennaio 2023, 00:18 - Ultimo agg. 06:31
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L’applauso più forte s’è avuto quando Pier Ferdinando Casini, il festeggiato all’auditorium nella serata per il suo libro C’era una volta la politica, nel lanciare «un messaggio alla politica attuale», a riprova che non si sta parlando del passato ma del futuro, tiene a precisare: «Certe degenerazioni del rapporto tra magistratura e politica vanno assolutamente riviste. Ciascuno deve fare correttamente il proprio mestiere». E ancora: «Combattiamo tra partiti, anche sulle riforme, ma guai a considerare l’avversario come un nemico da abbattere e da abbattere perfino con l’arma giudiziaria». 

La platea, strapiena di personaggi pubblici e di curiosi, approva e assai. Ma l’intera serata Casini e tutti gli interventi, di Giuliano Amato, di Gianni Letta e (tramite video) del cardinale Zuppi (moderatore Alessandro De Angelis), hanno avuto un unico filo conduttore che è stato quello di segnalare un approccio, un metodo, una cultura ai protagonisti dell’attuale governo (in prima fila ci sono i ministri Piantedosi, Fitto, Casellati, insieme al presidente del Senato, La Russa), ai dirigenti dell’opposizione e alle classi dirigenti: trovare i punti d’incontro, praticare l’arte del compromesso non al ribasso ma al «rialzo».

Quello che tiene insieme un Paese. La parola «coesione», da parte di tutti i partecipanti sia sul palco sia in platea, è la più citata e a sentirla ripetere viene da pensare quanto riforme divisive - come quella dell’autonomia, non citata espressamente ma aleggiante - siano materia per niente in linea con le aspettative e con la visione del mondo e anzitutto del nostro Paese che anima questi rappresentanti dell’Italia istituzionale, imprenditoriale, dei partiti, delle professioni riuniti per il libro di Casini in una sorta di abbraccio tra Prima e Seconda Repubblica, tra ex Dc e Dc eterni, tra destra e sinistra e molto centro, tra chi comunque collocato crede che la sola politica capace di avere un futuro è quella all’insegna del reciproco rispetto e dell’unità sui valori e sulle scelte di fondo.

Sennò, a perderci non è una parte o un’altra ma l’intera collettività nazionale. 

Ed è nettissima - «Le presenze in sala dimostrano qual è l’idea di politica che ha Casini: quella della trasversalità e dell’incontro», fa notare Gianni Letta in un discorso apprezzatissimo - la lezione ad uso dei politici d’oggi che emerge da questa serata multipartisan e per niente nostalgica: comporre e non spaccare; coltivare negli atti e non retoricamente un’idea unitaria dello Stato nazionale; «non avere paura di fare scelte impopolari» (copyright Casini); «politica come passione e come missione» anche laica (Zuppi); conoscere i limiti della propria azione e non farsi condurre dal protagonismo personale; «evitare la demagogia» (e qui Amato cita la solitaria scelta di Casini di non votare il taglio del numero dei parlamentari fatto come è stato fatto). E siccome Pier è tutte queste cose insieme, nota con un simpatico sorriso il Dottor Sottile che è stato premier e prima ancora numero due di Craxi, «ti auguro caro amico di stare bene perché nel 2029 ti potrebbe toccare il Colle». 

COLLE

A proposito di Quirinale, c’è il segretario generale Ugo Zampetti e nella prima fila anche l’imprenditore ed editore Francesco Gaetano Caltagirone, Gianfranco Fini molto salutato e apprezzato, La Russa (che motteggia: «Moriremo democristiani, o forse no») e i ministri, il cardinale Re (che così accoglie Fitto: «Ti ho conosciuto che eri un ragazzino») e Franceschini (altri Pd come l’ex ministro Orlando sono dietro), Monti e Alfano («Angelino, sei un grande», gli dicono più o meno tutti e sinceramente), il demitiano eterno Giuseppe Sangiorgi e nell’alfabeto casiniano, dalla A di Amato alla Zeta di Zuppi, si va dal demitiano eterno Giuseppe Sangiorgi a Mastella (con la moglie Sandra e lui: «Funziona ancora il richiamo della foresta democristiana») e Minniti, Boschi e Carfagna, Tabacci e Baccini, Ranucci e Guerini, Virginia Raggi che va via subito e Zingaretti, il cossighiano Naccarato e Riccardo Villari, Guido Viceconte e Mario Pepe, Rotondi e Libé, D’Alia e D’Onofrio, Cesa e Bertinotti in quota comunista e infiniti altri. Chi mai, più di Casini, riuscirebbe (a proposito di dialogo e composizione repubblicana di tutte le culture e le storie personali) ad accomunare così tanta gente? Pezzi importanti della Rai (da Claudio Sergio a Luca Mazzà), e Salvo Nastasi che guida la Siae, Giulio Napolitano e vip e manager ma c’è anche la fila fuori: vuoi vedere che «c’era una volta la politica» ma la politica c’è ancora ed eccome?
 

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