«Paure e rancori, ecco l'Italia sovranista»

«Paure e rancori, ecco l'Italia sovranista»
di Valeria Arnaldi
Sabato 8 Dicembre 2018, 12:30
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L'Italia non è un Paese per buoni. Non più almeno. A documentarlo è il 52esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese da cui emerge il ritratto di una popolazione incattivita da speranze deluse, arrabbiata e rancorosa per la mancata ripresa economica, diffidente verso l'Altro. Le cause sono da ricercare nella cronaca e nell'economia degli ultimi anni. L'Italia è il Paese Ue con il minor numero di persone che dicono di avere una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori: il 23% a fronte della media europea del 30%. Il 96% di quanti hanno basso titolo di studio e l'89% di quelli a basso reddito sono convinti che resteranno nella loro condizione attuale. Soltanto il 45% ritiene di avere le stesse probabilità degli altri di migliorare. Secondo il 56,3% non è vero che le cose nel nostro Paese hanno iniziato a cambiare. E il 63,6% è convinto che nessuno ne difende interessi e identità. Percentuale che supera il 70%, tra persone a basso reddito e basso livello di istruzione. Non solo. Il 69% ha paura di rimanere senza occupazione. La media europea è del 44%. Pensando al domani, appena il 33,1% è ottimista. Cambia lo sguardo sul futuro e cambia il rapporto con la famiglia. Gli italiani sono più soli. Dal 2006 al 2016, i matrimoni sono diminuiti del 17,4%. Gli sposalizi religiosi sono calati del 33,6%. Quelli civili sono cresciuti del 14,1%.
 
Ad aumentare vertiginosamente sono gli addii. Le separazioni sono salite del 14%. I divorzi, complice la legge sul divorzio breve, in dieci anni, sono raddoppiati, con una crescita del 100%. E sono aumentati i single, con +50,3%. Frustrazione e rabbia generano timori e diffidenza verso l'Altro che sfociano, appunto, nella cattiveria. «La non sopportazione degli altri sdogana ogni tipo di pregiudizio» sottolinea il Censis. Il 69,7% degli italiani non vorrebbe dei rom come vicini di casa. Il 69,4% non vorrebbe come vicini persone con dipendenze da droga o alcol. Molti puntano l'indice contro gli stranieri, ritenendoli una delle cause della condizione del Paese. Il 52% pensa che si fa più per loro che per gli italiani. Tra le persone con redditi bassi, si arriva al 57%. Il 63% vede in modo negativo l'immigrazione da Paesi non comunitari la media Ue è 52% - il 45% anche da quelli comunitari. Il 58% pensa che gli immigrati tolgono lavoro agli italiani. Per il 63% sono un peso per il welfare. Soltanto il 37% riconosce il loro impatto sull'economia. E quando si parla di sicurezza, il tema si fa ancora più caldo. Per il 75%, l'immigrazione aumenta il rischio di criminalità. I più ostili verso gli stranieri sono i più fragili: il 71% di chi ha più di 55 anni e il 78% dei disoccupati.

Più soli e più chiusi, gli italiani si rifugiano nella rete. Il 78,4% usa internet. il 73,8% gli smartphone con connessioni mobili, il 72,5% i social network. Le percentuali salgono tra i giovani da 14 a 29 anni: usa internet il 90,2%, gli smartphone l'86,3%, i social l'85,1%. I consumi complessivi delle famiglie sono più bassi del periodo precedente la crisi, con -2,7% in termini reali nel 2017 rispetto al 2007, ma la spesa per i telefonini è salita del 221,6%. Affascinati dal web, i connazionali appaiono meno interessati alla vita reale. Il sentimento di abbandono e frustrazione si traduce in un ampliamento dell'area non voto: era l'11,3% nel 1968, oggi è al 29,4%. Pare non convincere più neppure l'Europa. Solo il 43% pensa che far parte delle istituzioni europee abbia giovato all'Italia. La media Ue è 68%. Nel nostro Paese, sottolinea il Rapporto, «ognuno organizza la propria dimensione sociale fuori dagli schemi consolidati» e «il sistema sociale, attraversato da tensioni, paure, rancore, guarda al sovrano autoritario e chiede stabilità».
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