Berlusconi, Salvini e Meloni: «Compatti per l'elezione del Capo dello Stato. No al proporzionale»

Barelli nuovo capogruppo azzurro alla Camera, frizioni prima del voto

Centrodestra, vertice finito: uniti per l'elezione del capo dello Stato e no al proporzionale. Incontri ogni settimana
Centrodestra, vertice finito: uniti per l'elezione del capo dello Stato e no al proporzionale. Incontri ogni settimana
Mercoledì 20 Ottobre 2021, 14:21 - Ultimo agg. 17:08
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L'impegno a vedersi almeno ogni settimana e a muoversi compatti in vista dei prossimi appuntamenti, a partire dall'elezione del presidente della Repubblica e alla riforma del sistema elettorale «non in senso proporzionale». È terminato con queste indicazioni, a Villa Grande, il vertice del centrodestra. Nella dimora romana di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, si sono incontrati per un pranzo di lavoro, intrattenendosi per circa due ore. Il primo a lasciare la location del vertice è stato Matteo Salvini, intorno alle 15, pochi minuti dopo è stato il turno della leader di Fdi, Giorgia Meloni, che si è fermata per un faccia a faccia con il fondatore di Forza Italia.

L'elezione del capo dello Stato

«In un clima di massima collaborazione, dopo un attento esame dei risultati elettorali e delle cause che li hanno determinati, i leader del centrodestra hanno stabilito che, d'ora in avanti, avranno incontri periodici - con frequenza settimanale - per concordare azioni parlamentari condivise. Con questo stesso spirito, il centrodestra intende muoversi compatto e per tempo per preparare i prossimi appuntamenti elettorali e politici, con particolare attenzione all'elezione del prossimo presidente della Repubblica». È quanto si legge in una nota comune diramata alla fine dell'incontro. «Il centrodestra intende continuare a lavorare come coalizione e ha confermato conseguentemente la propria indisponibilità a sostenere un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale».

Il primo vertice è all'ora di pranzo. I malumori del dopo elezioni, con la secca sconfitta in tutte le grandi città italiane, ha portato i leader dei tre partiti di centrodestra a ritrovarsi per una prima valutazione del voto. La reunion a tre è a Villa Grande, nuova residenza di Silvio Berlusconi a Roma, dopo l'addio a Palazzo Grazioli dello scorso anno. Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno raggiunto la dimora sull'Appia Antica, dove il leader della Lega era già stato ospite lo scorso 10 febbraio. Un colloquio organizzato dopo le consultazioni con Mario Draghi, per dar vita all'asse di centrodestra di governo, preso atto del no di Giorgia Meloni al governo guidato dall'ex capo della Bce. La leader di Fdi infatti fu la grande assente di quell'incontro, mentre oggi mette piede per la prima volta in quella che fu la dimora del regista Franco Zeffirelli, ora di nuovo nella disponibilità di Berlusconi.

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Le foto e due barboncini

Di quell'incontro tra Berlusconi e Salvini restò la photo-opportunity dei due leader sorridenti, in poltrona, uno di fronte all'altro, con un tricolore e la bandiera della Ue a fare da sfondo. Ad accompagnare all'uscita il leader leghista fu (anche) la fidanzata di Berlusconi, Marta Fascina, in compagnia di due barboncini bianchi, i cagnolini amati dal Cavaliere.

Meloni: non importa chi ha chiesto il vertice

«Non è importante chi lo chiede ma che ci si veda...». Così Giorgia Meloni arrivando a 'Villa Grande' per incontrare Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, ha risposto a chi gli chiedeva se è stata lei a chiedere per prima un vertice di centrodestra dopo il voto sulle amministrative.

Gelmini: Berlusconi federatore, senza di lui divisioni profonde

«I candidati li hanno scelti prevalentemente gli alleati e non candidare Lupi a Milano come chiedeva Berlusconi è stato un errore, candidare Michetti a Roma è stato un gigantesco errore però, dobbiamo dirci anche, che potevamo essere più forti con Berlusconi nel chiedere candidature più forti». Lo ha detto Mariastella Gelmini nel corso della riunione del gruppo d Fi. «Il rapporto con gli alleati dovrebbe contemplare anche le delegazioni che sono al governo. L'ho detto anche a Salvini. Pd e M5s sono ormai una coalizione, noi ci troviamo in Cdm con la Lega che arriva all'ultimo minuto e non sa se deve uscire, se partecipa al voto, quale sarà la posizione e non c'è una sintesi dentro il centrodestra perchè quando Forza Italia era il primo partito Berlusconi sapeva fare il federatore, oggi non c'è e ci sono delle divisioni enormi. In Forza Italia ci sono sempre stati i falchi e le colombe e francamente oggi non è la stagione dei falchi. Se non vogliamo che Fi si riduca ad un cortile in cui sono elette 10 persone la linea politica è più quella di Mara Carfagna che di altri, è una linea di centrodestra, moderata e che ha cultura di governo».   

La grana in Forza Italia per il capogruppo alla Camera

Intanto Berlusoni ha designato Paolo Barelli nuovo capogruppo alla Camera di Forza Italia. Roberto Occhiuto, eletto presidente della Calabria, ha dato lettura di una lettera del Cav con questa indicazione durante la riunione dell'assemblea dei deputati in corso nella mattinata a Montecitorio. «Caro Roberto, dopo un'attenta valutazione designo come tuo successore l'onorevole Paolo Barelli», considerato molto vicino ad Antonio Tajani. Le reazioni non sono state proprio indolori: Renato Brunetta durante l'assemblea dei deputati di Fi avrebbe chiesto lo scrutinio segreto per l'elezione del nuovo capogruppo alla Camera. E questo per garantire la massima trasparenza all'elezione del successore di Occhiuto. Sono 26 (un terzo come da statuto) gli azzurri che hanno firmato un documento di richiesta del voto segreto, ma, a quanto si apprende, dopo l'indicazione del Cav si sarebbe sfilato Pietro Pittalis, che avrebbe ritirato la sua firma.

Occhiuto, raccontano, avrebbe proposto come mediazione Barelli capogruppo e Sestino Giacomoni, altro contendente in campo, come vice. 

Alla fine il voto ha premiato l'uomo indicato da Berlusconi: Barelli è stato eletto capogruppo dai deputati di Forza Italia.

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