Ciancimino: Forza Italia frutto trattativa
Stato-mafia. Alfano: attacco al governo

Massimo Ciancimino al processo (foto Palazzotto/Ansa)
Massimo Ciancimino al processo (foto Palazzotto/Ansa)
Lunedì 8 Febbraio 2010, 11:10 - Ultimo agg. 15 Marzo, 21:24
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PALERMO (8 febbraio) - Mio padre mi spieg che Forza Italia era il frutto della cosiddetta trattativa tra Stato e mafia. Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, deponendo al processo per favoreggiamento alla mafia a carico del generale dell'Arma Mario Mori. Falsità senza logica, ha replicato Nicolò Ghedini, deputato del Pdl e avvocato del premier Silvio Berlusconi, mentre il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, uno dei fondatori di Forza Italia con il Cavaliere, ha annunciato una denuncia per calunnia di Ciancimino jr.



Il pizzino. L'argomento è stato affrontato dal teste nel corso della spiegazione di un pizzino che a suo dire sarebbe stato indirizzato dal boss Bernardo Provenzano a Silvio Belusconi e Marcello Dell'Utri. Nel foglietto Provenzano avrebbe parlato di un presunto progetto intimidatorio ai danni del figlio di Berlusconi. «Intendo portare il mio contributo - si legge nel pizzino - che non sarà di poco conto perché questo triste evento non si verifichi (si allude all'intimidazione ndr). Sono convinto che Berlusconi potrà mettere a disposizione le sue reti televisive».



«Forza Italia frutto dell'accordo». «Mio padre - ha spiegato il testimone illustrando il biglietto - mi disse che questo documento, insieme all'immunità di cui aveva goduto Provenzano e alla mancata perquisizione del covo di Riina era il frutto di un'unica trattativa che andava avanti da anni. Con quel messaggio Provenzano voleva richiamare il partito di Forza Italia, nato grazie alla trattativa, a tornare sui suoi passi e a non scordarsi che lo stesso Berlusconi era frutto dell'accordo». Il testimone ha anche spiegato che la prima parte del pizzino, che lui custodiva sarebbe sparita.



«Pressione 007 per non fare il nome di Berlusconi». «Quando ero agli arresti domiciliari nel 2006 - dice Ciancimino - una persona dei Servizi segreti mi disse di non parlare della trattativa e dei rapporti con Berlusconi». Il teste ha spiegato che si trovava agli arresti domiciliari, perché indagato per riciclaggio, quando ricevette la visita dell'agente accompagnato da due presunti sottufficiali dell'Arma. «Io replicai - ha continuato - che c'erano documenti, prove su tutte quelle vicende e che non avrei potuto sottrarmi, ma lui mi rassicurò che nessuno mi avrebbe chiesto niente». Ciancimino ha anche riferito di avere ricevuto, sempre nello stesso periodo, pressioni «dall'allora vice procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano a non coinvolgere la società Gas nell'indagine sul riciclaggio, perchè così ne avremmo tratto beneficio visto che lo stesso Sciacchitano era in buoni rapporti con la procura di Palermo che conduceva l'inchiesta».



«Gli 007 mi invitarono a tacere». «Dopo che venne resa nota una mia intervista dalla quale in qualche modo emergeva il mio ruolo nella cattura di Riina - ha detto Ciancimino - l'agente dei Servizi, che io conoscevo col nome di Franco, mi invitò a non parlare più di certe vicende perchè tanto io non sarei mai stato coinvolto e non sarei mai stato chiamato a deporre. Cosa che avvenne visto che fino al 2008, quando decisi di collaborare con i magistrati, nessuno mi interrogò mai». Ciancimino ha anche spiegato che il capitano dei carabinieri, braccio destro di Mori, Giuseppe De Donno, in più occasioni, negli anni, lo rassicurò che nessuno lo avrebbe sentito sulla vicenda relativa alla cattura di Riina sulla quale sarebbe stato anche apposto il segreto di Stato.



«Sapevano che avevo conservato il papello». Al teste sono state mostrate delle foto della cassaforte realizzate a luglio scorso dalla Dia. Ciancimino le ha riconosciute dopo un attimo di turbamento e commozione che ha causato l'interruzione dell'esame. Il teste ha detto che carabinieri e Servizi segreti sapevano che teneva il papello nella cassaforte della sua abitazione all'Addaura, cassaforte che, però, non fu mai trovata nel corso delle perquisizione che vennero effettuate quando Ciancimino fu arrestato per riciclaggio.



«Mio padre mentì a pm d'accordo con Mori». «Mio padre concordò false versioni sui suoi incontri con i carabinieri e sulla trattativa da dare ai magistrati di Palermo» ha aggiunto Ciancimino. Il testimone ha raccontato che il padre, che rese dopo il dicembre del '93 una serie di interrogatori ai pm di Palermo, avrebbe concordato versioni edulcorate da dare ai pm sia sul contenuto degli incontri avuti con i carabinieri del Ros, Mori e De Donno, sia sulle date i cui incontri erano avvenuti. «Concordarono - ha aggiunto - di posticipare le date delle visite dei militari a mio padre a dopo la strage di Via D'Amelio». Secondo, invece, il testimone, i militari del Ros cominciarono il loro dialogo con l'ex sindaco nel maggio del '92, dopo la strage di Capaci.



Alfano: Forza Italia mai avuti contatti con la mafia. Forza Italia «non ha mai avuto collegamenti con la mafia», mentre sarebbe in atto «un tentativo di delegittimazione dell'azione del governo Berlusconi sempre in prima linea nella lotta a Cosa Nostra». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il Guardasigilli, interpellato dai cronisti a margine del terzo congresso nazionale della Uil-Pa, premette di non voler esprimere un suo giudizio rispetto a quando dichiarato da un teste nel corso di un processo.



Alfano ricorda di aver militato in Forza Italia sin dal '94, ricoprendo diversi incarichi in Sicilia: «Mai e poi mai abbiamo avuto la sensazione che la nostra storia, questa grande storia di partecipazione che ha emozionato milioni di persone in Sicilia e altrove, possa aver avuto collegamenti con la mafia». Alfano sostiene inoltre che «il governo Berlusconi con le leggi antimafia ha fatto esattamente il contrario di ciò che prevede il papello». Dal momento che poi «la mafia non teme dibattiti e convegni ma teme la confisca dei beni e il carcere duro, abbiamo - ha aggiunto - fatto una guerra alla mafia con la normativa di contrasto più duro dai tempi di Falcone e Borsellino. Tanto è vero che il modello Italia è diventato esempio per i Paesi del G8». «Non vorrei - ha dunque sottolineato Alfano - che vi fosse da più parti un tentativo di delegittimazione dell'azione di un governo che contrasta la mafia. La mafia non sempre sceglie la via dell'assassinio fisico, ma a volte quella delle delegittimazione».



«Le dichiarazioni di Massimo Ciancimino non sono soltanto destituite di ogni fondamento, ma sono anche totalmente inverosimili e prive di ogni dignità logica», ha sottolinea in una nota Ghedini respingendo in toto le affermazioni di Ciancimino. «Spiace - prosegue l'avvocato del premier - che qualcuno possa dare anche un minimo credito a prospettazioni che la storia di Forza Italia e del Presidente Berlusconi hanno dimostrato concretamente e con atti di governo essere completamente inesistenti. Sembra che si voglia delegittimare proprio il governo Berlusconi che sta conducendo la più severa e forte offensiva del dopo guerra contro la mafia. Ciancimino - conclude - dovrà rispondere di fronte all'autorità giudiziaria anche di tali diffamatorie dichiarazioni».



Dell'Utri: denuncerò Ciancimino per calunnia. Le dichiarazioni rese da Ciancimino junior «sono cosa di un folle totale, oppure di un disegno, diciamo, criminoso volto a ordire cose allucinanti come questa». Lo ha affermato in un'intervista al Tg5 il senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri annunciando che tali «falsità, ovviamente, mi hanno già portato alla decisione di denunciare per calunnia il personaggio in questione, cosa che gli avvocati faranno non appena avranno tutti gli atti di questo interrogatorio». Guardando alla denuncia avanzata da Ciancimino su presunte trattative tra Stato e mafia, Dell'Utri osserva che «c'era uno Stato che non eravamo noi, in ogni caso; se Ciancimino vuol parlare di cose che sono successe veramente si vada a cercare allora dove sono successe e con chi, ma certamente io non c'entro niente» così come, «ovviamente, nemmeno Berlusconi. Qui - conclude - siamo alla pura invenzione e che, ripeto, sfiora anzi sicuramente entra nel campo della pazzia».



Bondi: da Ciancimino fango e calunnie pre-elettorali. «Immancabilmente alla vigilia di ogni elezione assistiamo ad una nuova ondata di fango, calunnie e teoremi tanto fantasiosi quanto falsi - afferma in una nota il coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi - Ancora una volta la giustizia è piegata a torbidi progetti politici che impediscono ad un Paese di pensare al suo futuro».



Casini: Ciancimino offende elettori e mistifica realtà. «In questi 15 anni più volte la politica mi ha diviso da Silvio Berlusconi e più volte ho polemizzato con lui, come sanno tutti gli italiani - ha affermato Pier Ferdinando Casini - Ritenere però che Forza Italia sia prodotto della mafia significa non solo offendere milioni di elettori, ma soprattutto falsificare profondamente la realtà. Non ha futuro un Paese in cui la politica si fa usando queste armi».
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