Commissione antimafia, la presidenza ai gialloverdi pigliatutto

Commissione antimafia, la presidenza ai gialloverdi pigliatutto
di Gigi Di Fiore
Venerdì 9 Novembre 2018, 11:30 - Ultimo agg. 17:27
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A otto mesi dall'inizio della legislatura, mercoledì prossimo finalmente si insedia la nuova Commissione parlamentare antimafia. Tempi lunghi, ma in perfetta media con i precedenti se si pensa che anche per avviare la commissione presieduta da Rosy Bindi nella precedente legislatura ci vollero gli stessi otto mesi dalle elezioni.

I 25 deputati, su indicazione dei partiti, sono stati indicati dal presidente della Camera, Roberto Fico. I 25 senatori, invece, con lo stesso criterio sono stati indicati dalla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati. La parte del leone la fa la maggioranza: in commissione entrano 17 parlamentari dei 5 Stelle e 9 della Lega. Al Pd spettano otto posti, a Forza Italia nove. I campani sono in tutto otto ed entrano in Commissione antimafia il deputato napoletano Gianluca Cantalamessa, responsabile regionale della Lega; l'ex presidente forzista della Provincia napoletana, Antonio Pentangelo; il presidente pentastellato dell'Ordine degli avvocati di Nola, Francesco Urraro e poi la senatrice di Forza Italia, Alessandra Lonardo, già presidente del Consiglio regionale campano.

Ma nella commissione antimafia della diciottesima legislatura, c'è anche l'ex presidente del Senato, Piero Grasso, in quota Leu, insieme con l'ex ministro della Giustizia dem, Andrea Orlando, con l'altro ex ministro, già Fi e già Ncd ora nel gruppo misto, Maurizio Lupi. Oltre a Grasso magistrato in pensione, in commissione ci sono due magistrati, entrambi designati da Forza Italia: Giacomo Caliendo in pensione e Giusi Bartolozzi attualmente fuori ruolo.
 
Rispetto al passato, tolto Piero Grasso che è stato procuratore nazionale antimafia, tra i 50 nuovi commissari non ci sono nomi dal passato dalla particolare attività sui temi legati alle mafie. Per molti è un bene, le polemiche sui «professionisti dell'antimafia» hanno spesso inquinato il lavoro di questa commissione bicamerale istituita per la prima volta nel 1962 e rinnovata in ogni legislatura tranne nella settima, negli anni 1976-1979.

Nelle ultime cinque legislature, la Commissione antimafia ha prodotto qualcosa come 65 documenti. Campeggiano le relazioni conclusive. Molti atti sono il risultato di attività particolari, come ad esempio i rapporti tra massoneria e mafie su cui lavorò la commissione Bindi. All'inizio, l'attività dei commissari, che ha anche poteri inquirenti, era concentrata sulla mafia siciliana. Poi l'allargamento alle altre organizzazioni mafiose. La prima relazione autonoma sulla camorra risale al 93, legata alla presidenza di Luciano Violante.

Nella prima riunione di mercoledì, convocata per le nove, dovrà essere eletto il presidente. Il candidato è Nicola Morra, professore pentastellato alla seconda legislatura. Originario della Liguria, vive da tempo a Cosenza. La sua nomina andrebbe sulla scia delle scelte legate alla Seconda Repubblica, con la presidenza dell'antimafia riservata sempre alla maggioranza. Sui 50 commissari, M5S e Lega arrivano a 26 voti. Possono farcela da soli, anche se per un voto. Dal 1983 al 1994, la presidenza, che per 20 anni era appannaggio della maggioranza, è andata alle opposizioni. Poi il ritorno alle origini, confermato anche in questa legislatura con l'indicazione di Morra. Non fu agevole, nella scorsa legislatura, l'elezione a presidente di Rosy Bindi che la spuntò con soli 25 voti. Per Morra, sulla carta c'è un voto in più con la maggioranza autosufficiente. Bisognerà vedere cosa accadrà mercoledì prossimo.
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