Commissione banche, duello Casellati-Fico e la Lega si spacca su Paragone

Commissione banche, duello Casellati-Fico e la Lega si spacca su Paragone
di Alberto Gentili
Domenica 31 Marzo 2019, 09:30 - Ultimo agg. 18:51
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Ancora è solo un ologramma, eppure la commissione d'inchiesta sulle banche già si rivela una grana colossale. Sergio Mattarella ha promulgato la legge istitutiva accompagnandola da una lettera durissima con un monito implicito: 5Stelle e Lega non demoliscano la reputazione del sistema bancario, perché a pagarne il prezzo sarebbero in primis i risparmiatori. I presidenti di Camera e Senato, chiamati dal capo dello Stato a vigilare «sul rispetto dei limiti», già bisticciano sulla composizione. E la Lega si divide sul promesso presidente dell'organismo d'inchiesta: il senatore grillino, con passati leghisti, Gianluigi Paragone.
 
Mattarella, che ha ricevuto numerosi messaggi di apprezzamento tra cui quello del presidente emerito Giorgio Napolitano, ha suggerito per evitare danni di non nominare noti pasdaran tra i 40 componenti della Commissione. Maria Elisabetta Alberti Casellati appare determinata a seguire il consiglio del Quirinale: la presidente del Senato intende indicare nell'organismo d'inchiesta bicamerale solo e soltanto «esperti del settore che sappiano di cosa si parla e dunque siano consapevoli della delicatezza del tema trattato». In due parole: «Persone equilibrate». Perché, come dice una fonte di palazzo Madama, «il sistema bancario è da tempo nel mirino, le agenzie di rating e i mercati stanno con il fucile puntato, dunque sarebbe un suicidio fare campagna elettorale screditando le nostre banche».

La Casellati, innescando un dibattito regolamentare, è convinta di avere il potere di escludere i nomi sgraditi indicati dai gruppi Parlamentari. Quello di Paragone incluso. Per suffragare questa tesi a palazzo Madama riportano due norme. La prima è l'articolo 2 della legge istitutiva appena promulgata dal capo dello Stato: «La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati nominati, rispettivamente, dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera, assicurando una rappresentanza proporzionale alla consistenza dei gruppi parlamentari». La seconda norma è l'articolo 24 del regolamento del Senato, relativo alle commissioni speciali e bicamerali: «Il Presidente ne stabilisce la composizione e procede alla sua formazione attraverso le designazioni dei gruppi parlamentari». Insomma, secondo la Casellati, i partiti (attraverso i gruppi) indicano i nomi dei componenti, ma poi la scelta spetta al presidente di palazzo Madama.

Non è dello stesso avviso Fico. Il presidente della Camera, grillino come Di Maio e come Di Maio tentato di cavalcare la Commissione nel solco della storica battaglia del Movimento a favore dei risparmiatori truffati dalle banche, non crede di poter stoppare i nomi proposti dai gruppi parlamentari: «Il presidente, in base al regolamento, nomina i componenti indicati e non può sceglierli arbitrariamente», sostengono nel suo entourage. Un modo cortese per dire che Fico non si metterà di traverso rispetto alle indicazioni dei partiti. «Ciò però non vuol dire che il presidente non si adopererà, come ha chiesto il Quirinale, a far rispettare il perimetro della legge», aggiungono a Montecitorio.

E qui si arriva a Paragone. Il senatore grillino nelle ultime ore, dopo essersi dichiarato in febbraio «un gilet giallo contro Bankitalia», cerca di accreditarsi come un potenziale presidente «prudente e responsabile». Uno che non cerca «vendette o processi sommari» e che non trasformerebbe la commissione «in un tribunale del popolo». Il Movimento, a parte qualche mugugno, sembra compatto alle sue spalle: «Sosteniamo Paragone, dopo quello contro Minenna alla Consob non accetteremo altri veti del Quirinale. Tanto più che la competenza in questo caso è squisitamente parlamentare», dice una fonte di alto rango dei pentastellati.

Anche dai vertici della Lega, che hanno già deciso di non inserire Alberto Bagnai e Claudio Borghi tra i commissari, arriva un sostanziale via libera: Matteo Salvini ha stretto un accordo con Di Maio, concedendo ai 5Stelle la presidenza. «E non importa chi ci mettono...». Ma Paragone non piace a molti leghisti. E' considerato un «guastatore». Di certo, ha un profilo che urta con la linea prudente scelta da Giancarlo Giorgetti, accettata (finora) da Salvini e spiegata da Giulio Centemero, tesoriere della Lega e capogruppo in commissione Finanze della Camera: «Nella bicamerale d'inchiesta indicheremo persone con la testa sulle spalle, che andranno a tutelare il sistema bancario a favore di imprese e cittadini. Se si ferma il credito, infatti, si ferma il Paese».

In questa situazione, di certo c'è solo che la Commissione comincerà a lavorare non prima di giugno.

L'ufficio di presidenza sarà votato a metà maggio e per fissare le audizioni ci vorrà almeno un mese. Ciò significa che i 5Stelle (e la Lega) non potranno usare l'organismo d'inchiesta per fare la campagna elettorale per le elezioni europee. In molti tirano un respiro di sollievo.

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