Niente procedura di infrazione per debito eccessivo

Commissione Ue, nessuna procedura di infrazione contro l'Italia
Commissione Ue, nessuna procedura di infrazione contro l'Italia
Mercoledì 3 Luglio 2019, 14:21 - Ultimo agg. 4 Luglio, 17:19
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L’Italia rispetta le regole del Patto di stabilità per il 2019 e quindi evita la procedura per debito eccessivo: nella sua riunione di ieri la commissione europea, modificando il parere già espresso il l 5 giugno, ha valutato che non ci sono le condizioni per avviare l’iter che avrebbe portato il nostro Paese nel cosiddetto “braccio correttivo”. Una svolta ormai attesa, che ha comunque scatenato l’entusiasmo dei mercati finanziari, con spread (sceso a quota 197) e rendimenti dei Btp in caduta libera e Piazza Affari che ha concluso con un guadagno superiore al 2%.

CRITERI DI CALCOLO
L’esecutivo di Bruxelles prende atto della correzione decisa dal governo lunedì scorso: una riduzione del disavanzo di quest’anno pari a 7,6 miliardi, che riporta il rapporto deficit/Pil al 2,04 per cento concordato a dicembre. Siccome però nel frattempo le condizioni macroeconomiche sono peggiorate, questo valore nominale corrisponde in termini strutturali (ossia considerando gli effetti ciclo economico ed escludendo le voci una tantum) ad un miglioramento dei conti dello 0,2 per cento secondo la commissione stessa, dello 0,3 secondo il ministero dell’Economia. La differenza dipende dai diversi criteri di calcolo adottati a Roma e a Bruxelles, ma non impedisce di concludere che il nostro Paese è «grosso modo in linea» («broadly compliant») con le prescrizioni del Patto di Stabilità, avendo anche parzialmente compensato il peggioramento strutturale del 2008. Decisiva è stata le scelta di blindare con decreto legge i risparmi su reddito di cittadinanza e Quota 100, impedendo così che le somme avanzate possano essere conservate ed eventualmente usate per altre finalità. Per convincere i commissari però il premier e Conte e il ministro Tria hanno dovuto inviare oltre al dettaglio della correzione per l’anno in corso anche una lettera di impegni relativa al prossimo. 

I VINCOLI
Nel testo c’è l’impegno a rispettare anche nel 2020 i vincoli del Patto e quindi a garantire un ulteriore e adeguato miglioramento strutturale. Inoltre il governo ha menzionato la scelta del Parlamento di non far scattare i previsti aumenti Iva, prevedendo coperture alternative da reperire attraverso la revisione della spesa e la razionalizzazione delle agevolazioni fiscali. Viene poi specificato che i risparmi su Quota 100 e reddito di cittadinanza dovrebbero proseguire anche il prossimo anno; infine il nostro Paese promette di proseguire il programma di riforme, adeguandosi alle raccomandazioni europee, in particolare nei settori della pubblica amministrazione e della giustizia. A fronte di queste garanzie, la commissione ritiene che non ci siano più elementi per proporre al Consiglio l’avvio della procedura, ma continuerà a tenere sotto sorveglianza le mosse dell’Italia, per verificare che gli impegni siano effettivamente rispettati. E quindi in particolare in autunno sarà passata sotto la lente la legge di Bilancio per il prossimo anno. Le reazioni espresse ieri dai commissari danno conto di questo duplice atteggiamento verso il nostro Paese. Da una parte Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici, ha sostenuto che sono state soddisfatte tutte le richieste europee, incluse quelle relative al 2020. Dall’altra il vicepresidente Dombrovskis ha messo l’accento sulla necessità di controllare il rispetto di quanto promesso dal governo italiano. Governo che dopo l’estate dovrà fare i conti con le aspirazioni politiche della maggioranza, a partire dalla riduzione delle tasse. Ieri sia il presidente del Consiglio Conte sia il ministro Tria hanno ribadito che la flat tax resta nel programma dell’esecutico. Questo punto però non è stato affatto menzionato nel testo in inglese spedito a Bruxelles. Sarà necessario trovare un compromesso che potrebbe passare per un’attuazione graduale del calo delle imposte. Per ora sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio si sono limitati a rallegrarsi pubblicamente dello scampato pericolo sulla procedura per debito.


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