​Concorsone per il Sud, la fuga degli iscritti: chiamati 70mila esclusi

Concorsone per il Sud, la fuga degli iscritti: chiamati 70mila esclusi
di Nando Santonastaso
Venerdì 11 Giugno 2021, 23:57 - Ultimo agg. 13 Giugno, 08:51
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C’è chi parla di sorpresa, chi prova a vedere il bicchiere comunque mezzo pieno, chi se l’aspettava. Di sicuro dopo il lancio a marzo del Concorso Sud per 2.800 tecnici, il primo a inaugurare le nuove procedure rapide e semplificate per la selezione del personale pubblico decise dal governo e in particolare dal ministro Brunetta (100 giorni per completare l’iter ed essere assunti); e soprattutto dopo le oltre 81mila domande pervenute, non tutti immaginavano che alla prova finale si presentasse un numero molto basso degli 8.582 candidati ammessi (per titolo), il 55,2% donne. Il dipartimento della Funzione pubblica parla di «una partecipazione inferiore al 65% in media e addirittura inferiore al 50% in alcune regioni». 

Sorpreso o meno, il dipartimento ha reagito subito confermando l’«assoluta necessità di garantire l’interesse pubblico di vedere ricoperte tutte le 2.800 posizioni ricercate» e muovendosi di conseguenza. È stata infatti decretata una modifica del bando, «superando ed eliminando il limite originariamente fissato per l’ammissione alla prova scritta, pari a tre volte il numero dei posti messi a bando più gli ex aequo».

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In altre parole, come informa una nota del dipartimento stesso, «accanto alla tornata di esami terminata ieri e svoltasi con rigore e nel pieno rispetto delle regole di sicurezza anti-Covid, dal 22 giugno saranno convocati per la prova scritta anche gli altri circa 70mila candidati che avevano presentato domanda di partecipazione e per i quali era stata già effettuata la valutazione dei titoli».

In altre parole, il Concorso Sud, previsto dalla legge di Bilancio 2021 su iniziativa dell’ex ministro per il Sud Provenzano e recepito in segno di continuità dall’attuale esecutivo, va avanti con lo stesso obiettivo di partenza e le stesse scadenze.

Assicurare cioè alle amministrazioni meridionali 2.800 figure tecniche, con contratto a tempo determinato per 36 mesi, in grado di superare i nodi di capacità progettuale e di modernizzazione emersi in questi anni anche a causa dell’impoverimento della dotazione di personale degli enti locali, tra blocco del turn over e dei concorsi. Lo schema, insomma, resta quello di partenza. La nuova prova scritta, sempre digitale, della durata di un’ora e consistente in 40 domande specifiche per ognuno dei cinque profili richiesti (esperto amministrativo-giuridico; esperto in gestione, rendicontazione e controllo; esperto tecnico; esperto in progettazione e animazione territoriale; analista informatico), «si terrà a partire dal 22 giugno in due sessioni al giorno nelle sei regioni già individuate per il primo ciclo di selezioni (Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia e Sardegna) e, se necessario, anche in altre sedi. I candidati che potranno accedere sono quelli che non hanno già sostenuto le prove in questi giorni». 

Confermato dal dipartimento anche il termine originariamente previsto per la conclusione del concorso: «La pubblicazione delle cinque graduatorie finali, una per profilo, e le assunzioni dei vincitori avverranno entro luglio». Il decreto di modifica del bando è stato già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, serie speciale “Concorsi ed esami”, oltre che sui siti del dipartimento della Funzione pubblica, del Formez e sulla piattaforma Step-One 2019. 

Resta da capire però perché tante, troppe defezioni tra coloro che avevano già superato la selezione di partenza e si dovevano misurare sull’unica prova prevista. E qui le ipotesi non mancano. È possibile che una quota degli ammessi non se la sia sentita fino in fondo di partecipare all’esame (e del resto non capita raramente nei concorsi che tra le domande e i partecipanti reali si registri uno scarto spesso non proprio fisiologico). Né si può escludere che i profili richiesti, tutti riservati dal bando a competenze di altissimo livello e dunque già di per sé selettive, abbiano alla fine scoraggiato chi non voleva misurarsi per un contratto a tempo determinato, i 36 mesi di assunzione, appunto, anche se lo stesso Brunetta ha più volte ricordato che durante i tre anni si sarebbero comunque create le condizioni per trasformarne almeno una parte a tempo indeterminato. È possibile, cioè, che in un Paese che sta cercando di ripartire dopo la fase acuta della pandemia, in tanti si stiano orientando verso opportunità più “garantite” sul piano contrattuale, per non trascurare il richiamo delle probabili nuove opportunità che dovrebbero provenire anche dal privato.

Il dato negativo, di sicuro, rimane, e per di più in tempi nei quali il sospetto che molti rinuncino deliberatamente al lavoro per cullarsi del Reddito di cittadinanza è sempre più forte. Non è certamente questo il caso (e oltretutto ieri nella sua rubrica su Radio Uno l’economista Emiliano Brancaccio dell’Università del Sannio ha spiegato che le offerte di lavoro delle imprese coprono al massimo il 10% della platea dei disoccupati italiani). Ma la frenata del Concorso Sud comunque fa riflettere: e qualcuno già si chiede se ammettere chi non era stato selezionato in prima battuta per la prova di esame non sia un rimedio discutibile. 

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