L'ultima carta di Mattarella: l'ipotesi di un'alleanza M5S-Pd

L'ultima carta di Mattarella: l'ipotesi di un'alleanza M5S-Pd
di Marco Conti
Giovedì 19 Aprile 2018, 10:22
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Volano gli insulti mentre affonda l'opzione di un governo dei vincitori del 4 marzo sui divanetti di palazzo Giustiniani. L'incarico esplorativo, che ieri mattina il presidente della Repubblica ha affidato alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, serve a certificare l'impossibilità di un governo M5S-centrodestra. Un mandato preciso, quello dato dal Quirinale, per un obiettivo molto mirato: realizzare in breve tempo - o eliminare con altrettanta rapidità dal tavolo e senza aspettare le elezioni in Molise e Friuli - l'opzione di governo, M5S-Lega. Un'eventualità che sino a qualche giorno si dava per certa nel M5S e per molto probabile nella Lega e che domani, tornando a riferire a Mattarella, la Casellati potrebbe archiviare del tutto in modo da dare al presidente della Repubblica l'opportunità di passare ad altro. Magari a verificare con un incarico, sempre esplorativo da affidare stavolta al presidente della Camera Roberto Fico, se esiste l'altra ipotesi possibile. Ovvero una maggioranza grillini-Pd che Di Maio da qualche giorno accredita e che sembra trovare sponde tra i dem.

L'esploratrice Casellati, visto lo scontro a distanza che va avanti da giorni con un continuo botta e risposta di Maio-Salvini, poco potrà fare anche oggi quando incontrerà nuovamente le delegazioni del M5S e dei tre partiti del centrodestra. Compreso il leader della Lega che oggi andrà a palazzo Giustiniani dopo essere sfuggito ieri all'incontro provocando sconcerto anche al Quirinale. Luigi Di Maio invece si è presentato all'appuntamento con la presidente del Senato, malgrado fosse ben consapevole delle difficoltà che avrebbe incontrato dicendo «mai con Berlusconi» alla senatrice di FI considerata una super-berlusconiana.
 
Anche se l'incarico che ha ricevuto la Casellati è istituzionale, perché legato al ruolo di presidente del Senato, ai grillini non sfugge il peso politico che ha la senatrice nel partito azzurro. Così come viene considerato il rischio che il Movimento corre con un incarico, altrettanto esplorativo, che il Quirinale potrebbe affidare la prossima settimana al presidente della Camera. Roberto Fico incontra molto alla sua sinistra. Piace a LeU di Fratojanni e Bersani e ai Radicali di Magi e Bonino, anche per la sensibilità mostrata sui decreti attuativi alla riforma carceraria. Soprattutto apre un dibattito dentro ai dem. Nel partito guidato da Maurizio Martina l'eventualità di un esploratore-Fico piace a tutti ma non con lo stesso obiettivo. Per Renzi certifica la fine delle pretese di Di Maio di andare a qualunque costo a palazzo Chigi, ma da qui ad aprire la porta per un'intesa il passo resta ancora molto lungo, perchè - come ricordava ieri Graziano Delrio - «a fare la differenza sono i programmi». In sostanza per l'ex premier l'eventuale passo indietro di Di Maio non basta e soprattutto non si nasconde la difficoltà a fare un governo Pd-M5S che esclude la coalizione vincitrice che rappresenta buona parte del Nord. Non tutti al Nazareno la pensano però così. Anzi sostengono che aprire un tavolo con il M5S possa essere l'occasione per contribuire a far esplodere le contraddizioni interne per poi arrivare ad un'intesa che assicuri un governo al Paese e apra spazi per costruire un nuovo fronte riformista.

Ovviamente il riavvicinarsi del M5S al Pd preoccupa Berlusconi che ha in mente solo una schema che ieri, accompagnato dalle capogruppo Bernini e Gelmini, ha ripetuto alla Casellati durante l'incontro a palazzo Giustiniani. Ovvero arrivare al governo di tutti «che finalmente potrà prendere decisioni importanti e non rinviabili per il Paese senza che nessuno scenda in piazza». Il Cavaliere non pensa che a guidare il governo debba essere un nuovo Monti, ma una persona che «centrodestra e M5S possono indicare a Mattarella e che metta d'accordo tutti».
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