Conte: «Contesto le stime Ue,
no ad atteggiamenti punitivi»

Conte: «Contesto le stime Ue»
Conte: «Contesto le stime Ue»
di Marco Conti
Venerdì 21 Giugno 2019, 01:14 - Ultimo agg. 14:40
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dal nostro inviato
BRUXELLES Alla Commissione europea i conti non tornano e i due miliardi che il governo ha tagliato l’altro ieri e che il presidente del Consiglio ha portato a Bruxelles vengono dati già per acquisiti, ma non bastano. Ne mancano molti altri e il governo ha già raschiato il barile e ora dovrebbe mettere in discussione anche le misure del 2020. 

Presidente, si avverte un po’ di pessimismo. Che cosa accade? Troppe rigidità nel negoziato? 
«Non si tratta di rigidità. Io ho il dovere di chiedere la flessibilità necessaria per difendere il mio Paese salvando alcune coordinate concettuali ben chiare. Riteniamo di dover difendere le nostre ragioni e non siamo disponibili ad inseguire delle stime che non corrispondono alla realtà». 

È una affermazione impegnativa.
«Perché noi conosciamo li nostri conti e i flussi di cassa e l’assestamento che faremo mercoledì servirà a certificarlo».

E che idea si è fatta? Perché questa rigidità? Motivi politici?
«Vorrei mantenere un atteggiamento istituzionale. Non voglio dire in questa sede cosa penso».

Però Presidente lei qualche giorno fa aveva detto che le regole si rispettano, perché ora dice che i numeri vengono interpreti diversamente?
«Ho sempre detto e continuo a sostenere che le regole si rispettano finché ci sono. Io sto contestando le loro stime di crescita perché io ho i numeri. L’assestamento è fatto di numeri. Per quanto riguarda le regole si apre una prospettiva politica in cui voglio anche discutere queste regole. E questo mi sembra legittimo. In famiglia si discute».
Non pensa che la Commissione possa essersi irrigidita dopo le parole dei mesi scorsi di Di Maio e Salvini ?
«Sarebbe grave. Se fosse così sarebbe grave perché si dice che si applicano delle regole invece ci si irrigidisce per frasi e atteggiamenti? Vorrebbe dire che le regole si applicano a seconda delle reazioni emotive. Addirittura lei vuol sostenere che a Bruxelles si applicano delle reazioni emotive?».

O magari punitive?
«E anche punitive? Sarebbe molto grave. Ecco perché, e mi ricollego al commento fatto da Moscovici sulle regole che sono intelligenti. Le regole non sono più o meno intelligenti, ma vanno interpretate e quindi lo possono essere, più o meno intelligenti. Se quella fosse l’interpretazione delle regole, non sarebbe intelligente».

Ma le stanno chiedendo anche rassicurazioni sul 2020?
«Questo lo verificheremo nei prossimi giorni. In generale non ho mai pensato che potessero aprirci una procedura e lo penso ancora».

Non è che lei ora alza un po’ i toni anche in chiave interna. Soprattutto per convincere i suoi due vicepremier della portata della correzione dei conti?
«Non intendo farne un uso politico, ma è veramente una situazione molto complicata».

Pensa di averla sottovalutata anche lei nei giorni scorsi? Non si aspettava oggi una reazione così rigida?
«Resto un ottimista, ma non posso negare che sia un negoziato molto complicato. Ma resta sempre il problema delle interpretazioni. Le regole vanno interpretate. Non vorrei che ci fosse... a volte prevalgono delle interpretazioni molto rigide, altre volte molto flessibili».

Sta dicendo che le hanno detto cose diverse in tempi diversi?
«Non dico questo. Da giurista dico che le regole vanno interpretate e ci sono dei margini».
Conferma i risparmi su Reddito e Quota100? E come verranno assorbiti nell’assestamento per calcolarli sull’anno?
«Ma noi l’abbiamo già fatto ed è per questo che la nostra non è una manovra correttiva. Monitoriamo i flussi di cassa, i risparmi di spesa le maggiori entrate. Quel congelamento dei 2 miliardi, che era previsto a luglio, lo abbiamo anticipato perché loro hanno bisogno di una certificazione dei conti e noi lo abbiamo fatto».

Se ci sono dei risparmi di spesa per il 2019 perché non si può dire che ci saranno anche nel 2020?
«Lo faremo nell’assestamento. Lo abbiamo rinviato a mercoledì perché attendiamo la Corte dei conti. Dopodiché tireremo una riga e si vedrà che stiamo risparmiando senza tagliare».

Quindi un taglio anche per il futuro?
«Perché taglio? Sono risparmi di spesa che si proiettano sul secondo semestre e poi ancora».

È forse per questo che trova rigidità? L’Ue vuole soldi e cifre più garantite?
«Ripeto, le regole si interpretano e non vorrei prevalessero interpretazioni irragionevoli. Ma so anche che i negoziati sono lunghi e complessi».

Lei ha sempre detto di non voler essere il primo premier che subisce una procedura.
«E lo penso ancora».

A dicembre, come oggi, la Commissione è la stessa. Che cosa è cambiato perché lei dica ora che è più difficile?
«Anche a dicembre fu molto complicata. Dico solo che ora non è meno facile».

Forse perché è una Commissione in scadenza e si pensava più facile la trattativa?
«Questa è un’affermazione ambivalente. Non è detto che possa essere meno rigorosa, anzi».

Questa trattativa pensa possa mettere a rischio esecutivo?
«Assolutamente no, il governo è molto compatto. Abbiamo ripreso a lavorare e il clima è molto positivo».
 

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