Conte, l'azzardo del leader M5S: «Risposte o lasciamo»

Conte, l'azzardo del leader M5S: «Risposte o lasciamo»
di Andrea Bulleri
Lunedì 11 Luglio 2022, 00:03 - Ultimo agg. 11:55
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Un week-end passato a riflettere. A mettere a punto la strategia. A prepararsi, insomma, per calare le carte. Perché quella che si apre oggi, per Giuseppe Conte, rischia di essere la settimana decisiva. Non è un caso se il leader pentastellato ha preferito trascorrere l’ultima domenica di quiete prima della tempesta lontano dalla politica. In famiglia, col figlio Niccolò e la compagna Olivia Paladino. Quiete relativa, perché per tutto il giorno il cellulare dell’avvocato ha continuato a trillare. Messaggi da largo del Nazareno, Whatsapp dal suo staff. Tutti che aspettano un segnale, un’indicazione su quale sarà la linea. Alla Camera, dove questo pomeriggio si vota il decreto Aiuti sminato della fiducia (su cui M5S ha già annunciato di «non partecipare al voto»). Ma soprattutto al Senato, dove tra mercoledì e giovedì i Cinquestelle dovranno scegliere se continuare a sostenere l’esecutivo Draghi
Già, qual è la linea? Sul passaggio di oggi a Montecitorio, ancora ieri sera i collaboratori più stretti di Conte assicuravano che il Movimento «non ha ancora deciso» i dettagli del “non voto”. Astensione? Oppure Aventino, una plateale uscita dall’aula (a beneficio di fotografi e telecamere), per segnare anche fisicamente la distanza dal governo?


L’ANTIPASTO


Tra chi segue direttamente la questione, c’è chi giura che questo pomeriggio la scelta cadrà sulla seconda ipotesi. La sostanza non cambia, perché alla Camera il governo ha già incassato un ampio mandato a proseguire sul suo cammino. La forma invece sì, e non poco. Perché tra gli anti-draghiani è forte la voglia di «dare un segnale» al capo dell’esecutivo. Di servirgli fin da subito un antipasto del copione che tra due-tre giorni potrebbe essere replicato in Senato, con conseguenze potenzialmente ben più esplosive. 
È lì, a palazzo Madama, che si aprirà il vero bivio. Conte lo sa e continua a lanciare segnali ambigui. «Non sono io che devo decidere», ripete l’avvocato ai suoi: «La palla è nel campo di Draghi. Se arriveranno risposte sul superbonus e sul salario minimo, noi ci siamo. Altrimenti...». È cosciente di giocarsi molto, l’ex premier. Qualcosa di simile a un all-in. Perché la corda ormai è tesa, le aspettative di molti (specie tra i “falchi”) sono state solleticate. Per gli anti-governisti è l’ultimo treno: «O rompiamo ora o ci tocca tenerci l’ex capo della Bce fino alla primavera», prevedono i loro calcoli. E se la crisi alla fine non arrivasse, il rischio per Conte è di uscirne di nuovo come il leader dei “penultimatum”, come l’aveva apostrofato l’amico-nemico Beppe Grillo.

Sono stati questi, più o meno, i pensieri del week-end di riflessione dell’avvocato. In attesa di mostrare le carte.

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