Premier, le grandi manovre
per il partito di Palazzo Chigi

Premier, le grandi manovre per il partito di Palazzo Chigi
di Adolfo Pappalardo
Domenica 13 Dicembre 2020, 09:42 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 07:32
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Da 4 mesi l'argomento era scomparso dai radar ma ora, con la paventata crisi di governo, riprende corpo l'idea di un partito di Conte. Il progetto di una nuova formazione politica per evitare di farsi logorare dagli attacchi di Renzi e tenersi pronti nell'eventualità di elezioni anticipate.

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LO SCENARIO
Le attuali fibrillazioni di governo sono considerate anomale e mai registrate nella storia repubblicana. Una crisi totalmente al buio che potrebbe non portare, vista l'emergenza pandemia ancora in corso, ad elezioni anticipate. Eppure da giorni il leader di Italia Viva logora il governo senza che i due partiti di maggioranza, Pd ed M5s, si ergano a difesa del premier. «La vera partita tra Renzi e Conte non è sul governo ma sulla leadership di un ipotetico partito di centro che il Pd in queste ore decide di stroncare sul nascere andando al voto a febbraio», twitta ieri pomeriggio, per commentare il braccio di ferro tra premier ed ex premier, un parlamentare di luongo corso come Gianfranco Rotondi. E in Transatlantico i parlamentari raccontano di un Renzi proteso a indebolire Conte non tanto come capo di governo quanto come protagonista di un nuovo progetto politico. Attacchi quelli di Italia Viva legati non tanto a un rimpasto (a cui mira sopratutto il Pd per bilanciare il peso con gli alleati grllini) o una verifica quanto per indebolire e debilitare, nel lungo periodo, l'avvocato pugliese. Non è passato inosservato, infatti, come negli ultimi giorni su Conte si sono addensate tutte le suggestioni post democristiane. Capace, Conte ,di stare a capo di una maggioranza eterogenea, convincere due parlamentari Fi come Brunetta e la Polverini a votare in disaccordo con il proprio partito ma anche di avere un dialogo con Silvio Berlusconi e Gianni Letta. Proprio il mondo a cui puntava Matteo Renzi quando, un anno e mezzo fa, uscì dal Pd per fondare Italia Viva. Ipotesi per ora naufragata se il partito è inchiodato a percentuali bassissime e può solo far risaltare il suo peso specifico in questo governo.
Che Conte, nonostante tutto, sia in cima ai sondaggi di gradimento non piace a nessuno nella maggioranza. Nemmeno al Pd e all'M5s che però di si guardano bene dal difendere Conte e, anzi, usano Matteo Renzi come testa d'ariete. Per picconare soprattutto l'indipendenza di Conte più che per metterlo in difficoltà sul progetto della mega cabina di regia per la festione del Recovery fund e sulle nomine solitarie al vertice dei servizi segreti. Eppure basterebbe poco per lanciare frecce al curaro contro le ambizioni politiche di Conte. Dal flop degli stati generali a Villa Pamphili alla chiamata del supermanager Vittorio Colao per stilare un progetto per la ripartenza dell'Italia dopo lo scoppio del Covid a marzo scorso.

Sappiamo come è finita: l'evento di fine giugno più che per il Paese è servito solo a Conte come marketing politico mentre del piano di Colao se ne sono perse le tracce, dimenticato in qualche cassetto della presidenza del Consiglio.


IL PARTITO
Nel corridoio dei passi perduti di Montecitorio, tre giorni fa, rifletteva un parlamentare democrat: «Le persone fanno ciò che le circostanze ti obbligano a fare». Si riferiva al partito di Conte che rimane comunque un progetto sul tavolo. Perché la nascita di un partito del premier in questi giorni sarebbe destabilizzante (e troppo) per un esecutivo già traballante ma in futuro non è affatto da escludere. Ed è quello che teme proprio Renzi e lo stesso Pd. Con quest'ultimo che ha capito come un premier nato in provetta due anni fa sia riuscito a superare il cambio della sua maggioranza, a navigare nella burrasca di una pandemia e anche a tenere assieme un movimento-partito ostile alle regole politiche come sono i grillini. E qualcuno, sempre nel Pd, sostiene come tutto sia anche merito di Massimo D'Alema con cui il premier si sente abbastanza spesso. E se a giugno, nel momento della massima popolarità, in molti facevano a gare per iscriversi ad un ipotetico partito contiano, oggi si preferisce stare nell'ombra. Ma se nascesse potrebbe pescare tra molti grillini come Bonafede, Spadafora e D'Incà ma anche nel Pd o nella stessa Italia Viva. A Napoli l'eurodeputato democrat Andrea Cozzolino vuole lanciare una civica contiana per le comunali ma a Roma, dicono i rumors, sono affascinati ad un partito del premier anche deputati democrat come Orfini, Verducci e Siani o un ministro come Gaetano Manfredi. Sempre che nasca un progetto con l'ambizione di guardare al centro e verso le aree moderate. Altrimenti i precedenti non sarebbero benevoli: Dini e Monti appena usciti da palazzo Chigi hanno fondato i loro rispettivi partiti sotto i migliori auspici ma si sono rivelati un flop.

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