Spacca-Italia, Conte rassicura: sull'autonomia decide il Parlamento

Spacca-Italia, Conte rassicura: sull'autonomia decide il Parlamento
di Marco Esposito
Sabato 9 Marzo 2019, 08:00 - Ultimo agg. 18:11
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C'è e non c'è. Il fronte comune delle Regioni del Sud - da anni evocato - stenta a prendere forma. E però il dialogo è ormai avviato sotto la pressione di un regionalismo differenziato che, nelle forme promosse da Veneto e Lombardia, avrebbe consentito di smontare l'Italia perché, per dirla con le parole scandite da Vincenzo De Luca, «siamo arrivati a un passo dal disastro nazionale». Baratro che appare scongiurato, con il premier Giuseppe Conte che ieri ha detto parole chiare sull'iter dell'autonomia: «Prima dell'intesa definitiva vorremmo coinvolgere le commissioni parlamentari competenti». Ed accoglierne, quindi, le indicazioni.
 
L'occasione per il confronto fra le Regioni del Sud continentale è stata offerta ieri da Rossella Paliotto, presidente della Fondazione Banco Napoli, ente che rappresenta l'intera Italia meridionale, la quale ha organizzato un dibattito sul tema «La precaria unità». Dopo un'introduzione tecnica, affidata all'economista Gianfranco Viesti e ai giuristi Massimo Villone e Nicola Occhiolupo, hanno preso la parola i rappresentanti delle Regioni i quali però, pur sollecitati dal direttore del Mattino Federico Monga, hanno eluso impegni precisi. A partire da Marco Marsilio, neoeletto presidente dell'Abruzzo ed esponente di Fratelli d'Italia, secondo il quale è giustificato «lo scatto in avanti di alcune Regioni» a causa del rallentamento dell'attuazione della legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale. A suo parere, inoltre, «la gran parte delle funzioni richieste faranno dimagrire lo Stato centrale ma non si toglie nulla alle altre Regioni». Un'affermazione che confonde le contabilità degli enti con i diritti dei residenti. Infatti assegnare, come prevedono le bozze, più soldi per la scuola a Veneto e Lombardia equivale ad alzare le tasse oppure tagliare fondi per la scuola statale, con un danno diretto per chi non vive nel Lombardoveneto. Pur con tali premesse, Marsilio concede: «Dialogheremo, perché le Regioni del Sud devono fare una grande offensiva comune sul tema delle infrastrutture».

Un tasto dolente, in effetti, con la Calabria che - rappresentata dal vicepresidente Francesco Russo (centrosinistra) - ha denunciato come la Regione a fine 2018 abbia superato gli obiettivi di spesa sui fondi europei («siamo al 116%») mentre lo Stato con il Pon infrastrutture «in Calabria sia a zero». Il presidente del Molise Donato Toma (Forza Italia) ha esordito anch'egli sottolineando il «pazzesco» ritardo infrastrutturale della regione adriatica, per poi proporre il superamento delle Regioni a statuto speciale e un regionalismo cooperativo, «con la partecipazione di un rappresentante di ciascuna Regione nei consigli dei ministri». Toma ha quindi fornito un dettaglio interessante: «Giovedì a Roma in Conferenza delle Regioni sono entrato in una stanza e mi hanno detto: Presidente dovrebbe uscire, questa è una riunione segreta. Era un incontro dei secessionisti».

De Luca, però, ha invitato a «non alimentare una contrapposizione con il Nord» per accettare la sfida dell'autonomia su basi chiare, «con respiro culturale» e «recuperando lo spirito di patria, come ha detto la ministra Erika Stefani, una leghista». Che il governatore della Campania però considera su posizioni diverse rispetto a Matteo Salvini, verso il quale ha parole dure: «Salvini è stato protagonista di un tentativo di furto con destrezza, una secessione nascosta» ma «abbiamo sventato il pericolo». De Luca ritiene che il dialogo con il Nord si possa riallacciare proponendo «un fondo perequativo con premialità e penalità: questo è un terreno su cui ci possiamo intendere». Inoltre, «per dimostrare che non vogliamo perdere tempo, si può partire da subito con alcune semplificazioni su pareri ambientali, provveditorato opere pubbliche e genio civile, sovrintendenze, sanità».

Il coordinamento del Sud, insomma, resta sullo sfondo.

Non si deve pensare, però, che a frenare l'unità d'azione sia il diverso colore politico delle amministrazioni regionali. Quando nel 2014 a prevalere era il Pd, il tentativo di far fronte comune naufragò perché ostacolato dal vertice del Pd, come ha ricordato da Bari Michele Emiliano nel collegamento Skype, mentre «il Nord arriva in Conferenza delle Regioni con pacchetti già preconfezionati, con una forte convergenza di interessi». Del resto nel Nord Italia non c'è mai stato un solo colore politico, eppure Emilia Romagna, Veneto e Lombardia il 26 novembre scorso hanno scritto insieme una lettera al premier Conte per invitarlo ad agire con «tempi rapidi e certi» sull'autonomia. E Conte però proprio ieri ha fornito una risposta sull'iter: «Stiamo pervenendo a una modalità di coinvolgimento del Parlamento un po' più articolata: prima dell'intesa definitiva vorremmo coinvolgere le Commissioni parlamentari competenti in modo da offrire al Parlamento, dopo l'intesa con i governatori, un testo che già conosce. L'intesa tra presidente del Consiglio e governatori non può essere semplicemente ratificata dal Parlamento c'è una prerogativa parlamentare perché si trasferiscono anche competenze legislative». Quindi un passo avanti c'è: la stagione delle trattative segrete si chiuderà presto.

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