Conte non convince l'Ue e Salvini sfida Bruxelles

Conte non convince l'Ue e Salvini sfida Bruxelles
di Antonio Pollio Salimbeni
Sabato 22 Giugno 2019, 07:14 - Ultimo agg. 07:30
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Il premier Giuseppe Conte ritiene che una «soluzione positiva» per evitare la procedura sul debito possa essere trovata. Però aggiunge: «Il negoziato è molto difficile, non ho mai pensato che fosse una strada spianata». È ancora un messaggio contraddittorio quello che emerge dopo la due giorni di colloqui con alcuni dei leader europei sul caso Italia.
C'è tempo, perché l'ultima data utile al momento è il 9 luglio quando si riunirà l'Ecofin per l'ultimo incontro prima della pausa estiva. Il presidente francese Macron indica che in questa fase «gli altri governi non devono immischiarsi» con commenti ciò che un Paese deve fare sui conti pubblici perché «è la Commissione che deve esprimersi». «Il premier italiano ci ha inviato una lettera, ho molto rispetto» per gli sforzi di Conte e del popolo italiano. Secondo una fonte qualificata, la posizione dialogante del presidente francese riflette, o potrebbe facilitare, un atteggiamento analogo da parte della cancelliera Merkel, la quale ha dichiarato di non aver parlato della procedura con il premier italiano.
Fuori luogo parlare di apertura, perché gli interrogativi sulla congruità della risposta italiana alla Commissione non sono stati ancora risolti. Per Conte la strada è ancora tutta in salita. Tuttavia si conferma che Eurogruppo e Commissione ritengono necessario percorrere fino in fondo la strada del negoziato per evitare la procedura, a patto che il governo ci metta del suo. Non è detto che quanto indicato nella lettera di Conte e le cifre del ministro Tria saranno ritenute sufficienti.
 



DIFFIDENZA UE
Nell'Eurogruppo il clima verso l'Italia resta alquanto teso. Per la seconda volta in pochi mesi i ministri finanziari hanno bocciato obiettivi e gestione dei conti pubblici del governo, un raro primato. Il premier olandese Mark Rutte sintetizza così la posizione degli intransigenti: «L'Italia deve fare ciò che deve essere fatto, siamo preoccupati per il deficit e il debito dell'Italia che invece di scendere sale. Ho piena fiducia che la Commissione assicurerà che l'Italia attuerà «rapido» (Rutte si è espresso con il termine italiano) ciò che è necessario per il bilancio o proseguirà con la procedura».
In sala stampa, Conte usa toni forti: «L'Italia non ha nulla di cui farsi scusare, non ho l'atteggiamento di uno con il cappello in mano, neppure a Bruxelles». E la lettera inviata alla Ue «non è un espediente per sottrarsi alle regole, non vogliamo deroghe». Tuttavia c'è il nervo scoperto delle pressioni di Salvini, che ormai lega il futuro del governo al varo della flat tax. E limita il perimetro di azione di Conte: «L'infrazione va evitata, ma non a ogni costo».
A Bruxelles si trovano a trattare con un'Italia bifronte: discutono con Conte e Tria, ma gli azionisti della maggioranza inviano input che contrastano con la tela immaginata da premier e ministro dell'Economia. Conte cerca di alzare il tiro sulle tasse per calmare Salvini: sul fisco «sono molto ambizioso, forse il più ambizioso di tutti, non mi accontento di intervenire sull'abbassamento di un'aliquota, voglio realizzare un patto tra amministrazione e contribuenti, sulla base della formula paghiamo meno ma tutti», risponde a chi gli chiede di commentare l'ultimatum del leader della Lega («o si riducono le imposte o stacco la spina al governo»).
Le preoccupazioni europee si alimentano anche di questa confusione. Conte rilancia il problema della correttezza politica: «È singolare, ci sono commissari che stanno andando via, in una logica fisiologica si entra in un periodo bianco, in cui si fa l'ordinaria amministrazione. C'è un certo fair play, per cui non assumi scelte di portata rilevante o addirittura straordinaria come una procedura. Purtroppo c'è un clima per cui questa esigenza di fair play non viene compresa».
A quanto risulta, la visione delle cose a Bruxelles è che il governo non solo deve dimostrare con elementi incontrovertibili che i 5 miliardi indicati come nuove entrate e minori spese non sono semplici promesse, ma probabilmente deve compiere uno sforzo ulteriore per avvicinarsi di più all'ammontare complessivo di circa 9 miliardi, che in teoria sarebbero necessari per rispettare il patto di stabilità. O quantomeno replicare il congelamento di un ammontare in caso di buchi nel secondo semestre. Dovrà assumere un impegno formale sulla riduzione del debito nel 2020, proprio l'anno in cui si vuole far partire la flat tax, e saranno necessari complessivamente oltre 40 miliardi (dall'aumento dell'Iva da disinnescare, all'aggiustamento strutturale del deficit per non violare nuovamente le regole Ue).
Intanto si apre un nuovo fronte con la proposta di legge Lega/M5S per modificare radicalmente le regole per la nomina del governatore e dei vertici Bankitalia attribuendo al Parlamento il potere di modificarne lo statuto. Salvini l'appoggia. Bisognerà vedere la reazione della Bce.
 

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