Contratto di governo, Di Maio
dimentica la sua Terra dei fuochi

Contratto di governo, Di Maio dimentica la sua Terra dei fuochi
di Francesco Lo Dico
Sabato 19 Maggio 2018, 09:58
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Completamente ignorato per dieci giorni, il capitolo Sud è apparso in extremis nel contratto. Ma le sette righe immerse all'ultimo minuto nel calderone di governo in cui ribolle copiosa la polenta leghista, hanno aggiunto al danno il sapore della beffa, e scatenato la rivolta degli attivisti contro il Movimento 5 Stelle. Si è deciso di «non individuare specifiche misure con il marchio Mezzogiorno» perché le misure sono «orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese», dice serafico il capitolato dell'intesa Lega-M5s.

La rabbia contro il Movimento, accusato di aver calato le braghe davanti a Salvini, diventa però incontenibile a proposito della questione ambientale. Nel contratto di governo, «copiato e incollato dal programma ambiente della Lega», non c'è neppure una parola sulla Terra dei Fuochi. «E pensare che tanti di voi, tra cui lo stesso Di Maio che è di Pomigliano, provengono proprio da queste terre nelle quali avete preso circa il 60% dei voti», insorgono i militanti. Durissima la bocciatura che arriva dalla galassia dei comitati di Stop Biocidio, rete associativa campana impegnata da anni contro i roghi tossici, che coinvolge centinaia di attivisti grillini. «Ci sarebbe piaciuto leggere è il violento j'accuse - di misure di contrasto ai traffici di rifiuti, di prevenzione, di un piano di monitoraggio, emergenza sanitaria sul nostro territorio. L'Italia, ancora una volta, si dimentica di questa terra subito dopo la campagna elettorale». Ma Alessandro Cannavacciuolo, militante di Acerra da anni in prima linea nella battaglia contro i roghi tossici, nega che il Movimento abbia abdicato alla propria storica vocazione. E offre una lettura differente: «La Terra dei fuochi non è citata nel programma spiega al Mattino perché ormai non è solo un fenomeno campano. Quando nel programma si parla di bonifiche, di contrasto alle ecomafie, di campi rom da smantellare, il riferimento alla Terra dei fuochi è sottinteso. State certi che il Movimento proseguirà imperterrito nella sua storica battaglia».

Magari l'impegno contro i roghi campani è sottinteso. Quello di parte leghista è però chiaro ed esplicito. Nel programma si legge infatti di «azioni prioritarie contro cambiamenti climatici ed inquinamento» da «avviare con piani specifici per le aree più colpite del nostro Paese. Pensiamo, ad esempio, al bacino della Pianura Padana». Parole che alle orecchie dei militanti di Acerra e dintorni, suonano come una «presa per i fondelli». Specie di fronte alle indiscrezioni che danno la leghista Lucia Bergonzoni come prossimo ministro dell'Ambiente, a scapito del campione M5s della Terra dei fuochi, il generale Sergio Costa.

Niente misure a marchio Mezzogiorno, dice il contratto di governo: proprio come vuole la tradizionale ricetta leghista. Che sotto il marchio Nord arraffa viceversa dagli scaffali di governo la maggior parte dei prodotti in vendita. Dalla flat tax per le imprese al rafforzamento delle autonomie, le accuse dei militanti pentastellati sono unanimi. E chiamano alla sbarra Di Maio e i parlamentari eletti in Campania: «Luigi e gli altri sono dei traditori, sei milioni di voti buttati nel cassonetto: pur di governare si sono venduti alla Lega», tuona un militante infuriato. Travolti dalla rabbia degli attivisti, i parlamentari campani di solito tambureggianti sui social, battono in ritirata incapaci di giustificare lo scempio.

 

Tra i pochi a metterci la faccia, è come sempre la senatrice Paola Nugnes, che pubblica su Facebook le sette righe del programma Meridione, accompagnate da parole sarcastiche: «Eccolo, è arrivato. Il pacchetto Sud». «Più che pacchetto, un pacco», ironizza Michele. Mentre Paola riassume così un sentimento condiviso e insopprimibile: «Il Mezzogiorno scompare dal programma. Vergogna!». «Truffatori, siete ridicoli», è il fendente di Marco. Alcuni fanno notare che ad andare in soccorso dei meridionali, ci sarà il reddito di cittadinanza. «Ma a che serve affonda uno storico militante del meetup napoletano se Salvini si è portato a casa il sì del M5s alla flat tax per le imprese, alla Tav, al Terzo Valico e alle grandi opere del Nord, e Luigi non è stato capace di imporre nel contratto una parola su infrastrutture e investimenti al Sud? Non vogliamo elemosina, vogliamo lavoro. Sono schifato». La rabbia brucia come un nugolo tossico. «Non ci resta che Papa Francesco, l'unico che continua a parlare di Terra dei fuochi», dice un attivista sconsolato. E Luigi Di Maio? «Da un pomiglianese come lui un tradimento simile non ce lo saremmo mai aspettati. È come gli altri politici, finita la campagna elettorale si è scordato di noi». «Già abbiamo preparato la colonna sonora per quando Giggino entrerà a Palazzo Chigi mastica amaro un altro militante impegnato nella Terra dei Fuochi la canzone che abbiamo scelto per lui è Rinnegato di Edoardo Bennato».
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