Meno investimenti al Sud, lo stop di Provenzano: «Proposta inaccettabile»

Meno investimenti al Sud, lo stop di Provenzano: «Proposta inaccettabile»
di Marco Esposito
Lunedì 20 Aprile 2020, 07:30 - Ultimo agg. 15:24
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«Inaccettabile», sbotta Beppe Provenzano, ministro per il Sud. «Impensabile», aggiunge Mario Turco, sottosegretario con delega alla programmazione economica. E intanto però la proposta impensabile è lì, a pagina 130 del documento «L'Italia e la risposta al Covid-19»: sospendere la legge che prevede il rispetto della «quota 34%». Cioè il diritto dei meridionali a essere trattati come tutti gli altri italiani e ricevere investimenti in proporzione agli abitanti e non - come accaduto finora - come cittadini di seconda categoria. Quel documento è stato messo a punto negli uffici del Dipe, il Dipartimento programmazione e coordinamento politica economica. Ancora in bozza, aggiornato al 15 aprile, è stato fatto filtrare da Palazzo Chigi alla stampa. Prima al Corriere della Sera, che ne ha scritto il giorno 16 senza alcun accenno alle proposte ai danni del Mezzogiorno. E poi, come accade nel mondo della rete, il documento è passato di mano in mano finché Il Mattino lo ha letto integralmente e ne ha raccontato la sua parte più dirompente: sottrarre soldi destinati al Sud sia sugli investimenti ordinari, sia su quelli straordinari.

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Provenzano, ministro in quota Pd, si è infuriato. «Sappiamo com'è questo Paese - dice - non mi sorprendo che ci siano spinte per far pagare a un Mezzogiorno già ferito dalla lunga recessione il prezzo della crisi attuale. E però siamo di fronte a una bozza di documento mai discussa in sede politica. Il testo contiene anche suggerimenti utili; ma sospendere quota 34% e spostare altrove fondi già destinati alle Regioni del Sud è inaccettabile. Il premier Conte ha preso degli impegni molto chiari».

Chi ha scritto la bozza? Gli uffici del Dipe hanno sede presso la presidenza del Consiglio dei ministri e hanno come responsabile politico il sottosegretario Turco, senatore M5s eletto a Taranto. Il quale però, messo sotto pressione dagli stessi esponenti dei Cinquestelle, si dissocia dalle proposte contenute. «Si tratta di una bozza di lavoro - precisa - non ancora sottoposta, proprio perché incompleta, al vaglio dell'autorità politica». Secondo Turco «è inopportuno creare contrapposizioni futili all'interno del Paese. Oggi più che mai occorre ritrovare lo spirito unitario e approfittarne per riequilibrare le differenze del Paese. Ecco perché è impensabile sospendere la clausola che destina il 34% delle risorse dei fondi ordinari per la spesa in conto capitale al Sud, così come il criterio di riparto del Fondo sviluppo e coesione».
 


In effetti le contrapposizioni territoriali sovente appaiono «futili», tuttavia le questioni sul tavolo sono serissime e riguardano il diritto alle cure, all'istruzione, ai trasporti, all'assistenza per le persone deboli. Tutti temi sui quali l'emergenza sanitaria ha evidenziato la profondità dei divari. L'Italia per reagire alla crisi Covid metterà in campo investimenti pubblici consistenti, finalizzati soprattutto a sanità, scuole, periferie, infrastrutture, ambiente, sistema idrico. Nel documento si stima una necessità di interventi per 67 miliardi di euro. La regola del 34% - prevista per legge dal 2016 ma diventata operativa proprio quest'anno - serve a impedire che il flusso di investimenti vada a vantaggio di una sola area del Paese. Cioè del Centronord. Lo squilibrio ai danni del Sud non è un'ipotesi: è certificato anno dopo anno dai Conti pubblici territoriali con un riconoscimento medio dal 2000 al 2018 del 26% invece del 34%. Nell'ultimo anno disponibile, il 2018, l'Italia ha effettuato investimenti ordinari per 27,6%. Se fosse stato rispettato l'equilibrio territoriale, al Sud sarebbero toccati 9,5 miliardi e invece ne sono stati investiti 6,2 miliardi. Le cifre per abitante rendono ancora più chiaro il punto: gli investimenti pubblici per abitante nella sanità sono di 44 euro in media Italia ma 184 euro a Bolzano, 84 in Emilia Romagna, 23 euro in Campania e 16 euro in Calabria. Se la qualità dei servizi sanitari è cosi diversa tra territori, non è soltanto effetto delle inefficienze locali.

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La norma sul 34% però anche se in vigore, non è ancora pienamente operativa perché manca un decreto per verificarne l'attuazione, già preparato dal ministro Provenzano e in attesa del concerto del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Ancora da definire, poi, è il criterio per riprogrammare 10 miliardi di fondi europei del periodo 2014-2020, liberando risorse per interventi urgenti ma con il rispetto assoluto, garantisce Provenzano, degli originari vincoli territoriali. La conclusione di queste due partite permetterà di capire se le proposte antimeridionali contenute nel piano «L'Italia e la risposta al Covid-19» erano soltanto degli azzardi tecnici oppure avevano copertura politica.
Per quanto anonima. 

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