Coronavirus Italia, il pressing del ministro Bonetti per le famiglie: «Subito l'assegno di sostegno per chi ha figli sotto i 14 anni»

Coronavirus Italia, il pressing del ministro Bonetti per le famiglie: «Subito l'assegno di sostegno per chi ha figli sotto i 14 anni»
di Nando Santonastaso
Mercoledì 1 Aprile 2020, 12:30 - Ultimo agg. 19:06
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La decisione se l’aspettava per oggi, ma conta poco. Il via libera del ministro Lamorgese alla camminata all’aperto genitore-figli minorenni soddisfa Elena Bonetti, ministra renziana della famiglia e delle pari opportunità, che la circolare del Viminale l’aveva sollecitata per prima a livello di governo. Era stata lei, infatti, a proporre la cosiddetta “ora d’aria” per bambini e adolescenti costretti a casa dall’emergenza sanitaria. «Un appello – spiega - nato anche dopo l’ascolto e le positive valutazioni di associazioni, di esperti dell’Osservatorio nazionale sull'infanzia e l’adolescenza (che peraltro ha convocato per la prossima settimana, ndr) nonché del presidente della Società italiana di Pediatria, Villani, e della Garante per l’infanzia e l’adolescenza. Con Villani e la sottosegretaria Zampa, che ha la delega alla Medicina per l’infanzia e l'adolescenza, abbiamo poi firmato un documento congiunto che è stato trasmesso al ministro Speranza e al Comitato tecnico-scientifico».
 


La convince anche la limitazione dell’attività motoria di fatto solo ad una passeggiata nei pressi dell’abitazione?
«È un primo passo. La nostra proposta mira a tutelare la salute integrale di questa fascia di popolazione, privata della scuola e dell’attività sportiva che sono determinanti nella crescita delle giovani generazioni. Bisognerà valutare pian piano anche la ripresa di attività psicomotorie per bambini e ragazzi che abbiamo chiesto, come ho detto, in base anche alla relazione della Società italiana di pediatria, ovviamente negli standard di sicurezza previsti dal Comitato tecnico-scientifico».

Aiuti alle famiglie: sarà anticipato al 2020 l‘assegno universale che dal prossimo anno avrebbe riguardato tutti i nuovi figli? 
«È la proposta che porterò al tavolo del governo. Chiedo che venga esteso l’assegno, che per ora è stato riservato ai soli nuovi nati nel 2020, a tutti i minori di 14 anni. Un assegno mensile di 160 euro per ogni figlio appartenente a nuclei familiari con un Isee inferiore a 7mila euro, di 120 euro per nuclei tra 20 e 40mila euro, di 80 euro per quelli ancora superiori. Una misura straordinaria che aiuta le famiglie ma punta anche a ribadire il valore sociale ed educativo del ruolo che esse svolgono ogni giorno».

Risorse, anche queste in debito che pagheranno le future generazioni…
«È cosi, e lo sappiamo. Proprio per questo vanno spese bene non solo per tamponare l’emergenza ma anche per guardare al futuro dei figli. Un vero e proprio investimento insomma sul futuro delle famiglie al pari di quelli per i congedi parentali e le spese educative che facevano già parte del Family Act, il progetto che avrei dovuto presentare in Consiglio dei ministri a fine febbraio e al quale non ho alcuna intenzione di rinunciare una volta che l’emergenza sanitaria sarà finita».

Da ieri doveva partire sull’apposita piattaforma on line, già in funzione, l’estensione della “Carta famiglia” anche alle famiglie con uno o due figli: a che punto siamo?
«Stiamo predisponendo un adeguamento normativo. Il primo Dpcm la riservava alle ormai superate zone gialle della prima fase dell’epidemia. Dovrà valere per tutta Italia e riguarderà tutte le famiglie con almeno un figlio minore di 26 anni: si potrà così accedere agli sconti per acquisti previsti dalla Carta. Vogliamo così aiutare il risparmio delle famiglie in questo momento di difficoltà. Lo abbiamo fatto anche con i 400 milioni destinati ai nuclei più disagiati e l'agevolazione delle donazioni al terzo settore, ma ormai esiste una diffusa necessità di sostegno per tutte le famiglie».

È il Sud che può rilanciare il Paese, a partire dalle donne come il Family Act indica?
«Il Paese riparte investendo sulle risorse di umanità, di cui il Mezzogiorno è ricco. Il Sud non è stato colpito duramente dall’emergenza sanitaria ma non eviterà gli effetti economici negativi di una crisi che rischia di diventare irreversibile se non mettiamo subito in campo gli strumenti necessari a ripartire. Come quelli destinati al sostegno delle famiglie, che vuol dire anche un forte investimento sul lavoro femminile, da troppo tempo mortificato in tutta Italia, in particolare nelle regioni meridionali. E se la scienza dovesse dimostrare che il virus colpisce meno le donne, a maggior ragione è su di loro che bisognerà puntare per la ripresa. Già a partire da oggi».

Il leader del suo partito Matteo Renzi è stato il primo a parlare della ripresa del Paese, finendo nel mirino delle critiche per la presunta intempestività: ha fatto bene?
«Ha solo anticipato un tema che nel giro di meno di 48 ore è diventato centrale nel dibattito politico nazionale.
Italia Viva continuerà a porre argomenti e ragioni utili al Paese e questo della ripartenza sicuramente lo è, dal momento che viviamo un’emergenza epocale nella quale non ci si può limitare a guardare ai problemi senza una visione di più lungo periodo. Se i contagi stanno diminuendo è perché sono state messe in campo misure di contenimento dell’epidemia risalenti a 15 o 20 giorni fa. Lo stesso va fatto ora per immaginare come vogliamo che il Paese riparta non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno. Oggi, cioè, dobbiamo per esempio assicurare la liquidità necessaria alle imprese per fronteggiare l’emergenza e prepararsi allo sprint del domani. Uscire di casa e non trovare più nulla sarebbe una catastrofe per tutti».

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