Coronavirus, l'appello del ministro Amendola a Bruxelles: «È l'ultimo bivio, garanzia per i disoccupati»

Coronavirus, l'appello del ministro Amendola a Bruxelles: «È l'ultimo bivio, garanzia per i disoccupati»
di Marco Esposito
Sabato 28 Marzo 2020, 08:00 - Ultimo agg. 12:21
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Ministro Amendola, l'Ue rischia di essere una vittima del virus?
«L'emergenza coronavirus - risponde Enzo Amendola, ministro degli Affari europei - sta accelerando l'esigenza di una nuova Europa. Ora o mai più. È interesse nazionale dell'Italia che l'Ue non solo regga, ma si rafforzi. L'Italexit o altre alternative, che qualcuno ipotizza in queste ore, sarebbero un salto nel buio. È una crisi non dei mercati finanziari, ma dell'economia reale, per questo oltre alle scelte della Commissione e della Bce serve qualcosa di più».

L'Europa a due velocità era già tra le possibili strategie dell'Unione. Adesso diventa lo scenario più probabile?
«La forza dell'Europa è l'unità nella diversità, ma non vorrei che chi in queste ore ancora teorizza rigore e austerità non si sia accorto che siamo già oltre quel dibattito. Dinanzi alla crisi non solo c'è il tema di difendere i mercati dagli speculatori, ma il rischio è che tante imprese possano chiudere e tanti lavoratori di rischiare il posto».

Lei è da sempre un europeista convinto. Ma senza grandi ambizioni l'europeismo muore. Dovendo indicare un traguardo comune, proprio in questo momento nero per tutti, cosa immagina?
«Io non sono un europeista con i paraocchi, ma un eurorealista. Serve una nuova Europa in cui non solo si difendono i valori della democrazia liberale, quelli che abbiamo conosciuto, ma che cambia radicalmente nella sua capacità di proteggere crescita e diritti sociali. Siamo oggi a un bivio, di fronte a sfide che vanno al di là della capacità dei singoli stati. Proprio chi vuole difendere l'interesse nazionale, deve sapere che andare da soli è andare verso una sconfitta sicura».

Lei ribadisce cosa va evitato, ma non sarebbe utile porre un nuovo obiettivo? L'elezione diretta del presidente o un welfare minimo universale?
«L'Europa è la nostra comunità di destino. È chiaro che potrebbero servire nuovi strumenti come una garanzia di disoccupazione europea che tuteli i più deboli e chi in questa emergenza ha perso il lavoro o è rimasto solo. Nessuno deve sentirsi abbandonato o lasciato indietro».

Quando Ursula von der Leyen ha tenuto il suo discorso in italiano da un lato ha mostrato vicinanza al nostro Paese, ma dall'altro ha reso visibile che l'Europa non aveva affatto capito che i contagi in Lombardia non erano un problema localizzato, come un grave terremoto, ma il primo focolaio di un'epidemia che avrebbe toccato tutti e che avrebbe meritato una risposta comune. Manca ancora tale consapevolezza?
«Ho apprezzato molto l'intervento della presidente von der Leyen. In quelle ore non si era ancora da parte di tutti coscienti della grandezza del problema. Detto questo, sarebbe sbagliato affermare che l'Italia è sola in questa emergenza: congelamento del patto di stabilità, aiuti di stato elevati ai massimi, spesa rapida dei fondi europei e programma della Bce, sono un toccasana per le nostre economie. C'è la consapevolezza che questo non basta, ma è evidente che non c'è ancora unità su ulteriori strumenti per affrontare le difficoltà».

Però sul patto di stabilità noi giornalisti, semplificando, abbiamo scritto che è stato sospeso. Leggendo i documenti, tuttavia, emerge che il 20 marzo è stata solo applicata la clausola del patto che autorizza temporaneamente gli Stati membri ad allontanarsi dagli obiettivi di bilancio, senza però compromettere la sostenibilità dei conti a medio termine. È giusta questa lettura?
«In realtà non è così, perché dopo questa crisi l'Europa dovrà necessariamente rivedere obbiettivi e politiche. La presidente von der Leyen ha attivato la cosiddetta general escape clause che include la deviazione temporanea dagli obiettivi di medio termine. La Commissione europea e l'Ecofin, anche grazie al lavoro di Paolo Gentiloni e del ministro Roberto Gualtieri, nelle prossime due settimane devono proporre soluzioni per la tenuta e il rilancio di tutti gli stati membri. A partire dal mondo del lavoro, che come sappiamo bene al Sud è cruciale per la tenuta sociale del Paese, come ci ricorda tutte le volte il presidente Mattarella».

A proposito di Sud, per il sostegno dell'economia si farà ricorso ai fondi europei del 2014-2020, che possono essere spesi entro il 2023. L'importo disponibile è di 49,9 miliardi oggi destinato per due terzi al Mezzogiorno. È corretta la previsione di chi già scrive che tali fondi invece saranno spesi soprattutto al Centronord?
«Stiamo lavorando con il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano: non ci sarà alcune distorsione di risorse dal Mezzogiorno verso il Nord. Tutta l'Italia sta affrontando una pesante emergenza che non è solo sanitaria, ma anche economica e sociale. Ne usciremo non dividendoci, ma solo se saremo più coesi».

Un'ultima domanda: che sensazione le ha fatto la scelta della Merkel di apparire nella videoconferenza di giovedì notte solo in foto? 
«Non c'è nessun mistero o retroscena politici.

La presidente tedesca è in autoisolamento precauzionale a casa. Foto o video poco importa, quello che conta è il contenuto di quella videoconferenza. Ci auguriamo tutti che, nel minor tempo possibile, ci potremmo rincontrare dal vivo per dare maggior forza al progetto europeo». 

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