Coronavirus Italia, Conte frena sulle riaperture: dopo Pasqua nuovo blocco di 10 giorni

Coronavirus Italia, Conte frena sulle riaperture: dopo Pasqua nuovo blocco di 10 giorni
di Simone Canettieri
Venerdì 3 Aprile 2020, 08:09 - Ultimo agg. 2 Marzo, 22:25
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Il timore del premier Giuseppe Conte prende la forma di due parole: Hong Kong. Dopo il varo dell'ultimo Dpcm che cristallizza il blocco dell'Italia fino al 13 aprile, il premier è consapevole che i sacrifici per arginare il coronavirus continueranno anche dopo Pasquetta. Almeno per altri dieci giorni. Perché, come ragionano a Palazzo Chigi, perché quanto successo a Hong Kong deve «servire da monito anche per noi». La città è stata chiusa nella fase più acuta della pandemia per evitare il contagio, poi gli impiegati sono ritornati negli uffici della city a lavorare e davanti a nuovi casi ora è costretta di nuovo a serrare molte attività. 
 


Un rischio che Conte non vuole correre e che evoca in queste ore anche per frenare chi nella sua maggioranza - come Matteo Renzi e Italia viva - spinge per ritorno repentino, seppur graduale, alla normalità. Ecco perché appendere a una data l'inizio della «fase due» evocata da Conte risulta comunque complicato. «Lo stabilirà l'andamento del contagio», tagliano corto gli uomini vicini al ministro Roberto Speranza. Una posizione, quella della prudenza, espressa anche da Fabiana Dadone, ministra della Pubblica amministrazione, un comparto che in caso di ritorno al lavoro segnerebbe anche quello alla normalità. «Per la fase successiva, prevederemo delle lente riaperture ma sempre con molta cautela perché bisogna tenere a mente che in questo momento le misure di isolamento sono quelle che maggiormente ci stanno tutelando dal contagio».
 
 

Dal termine dell'ultima conferenza stampa di Conte tutti gli italiani si fanno la stessa: ma cosa succederà il 14 aprile? In maniera abbastanza netta dal Viminale rispondo così: «Poco e niente». Soprattutto per quanto la libertà di movimento delle persone e dunque la riapertura delle imprese, degli uffici e soprattutto dei negozi. L'unico scenario plausibile al momento riguarda la possibilità che lentamente si aprano le maglie dell'ormai famoso «stato di necessità». Uno dei motivi tollerati per uscire di casa - insieme a quelli di salute e di lavoro - che è accompagnato a una serie di attività commerciali aperte. A seconda della curva del contagio, potrebbero entrare piccole categorie merceologiche (come i negozi di intimo o le cartolibrerie, per fare due esempi) così come entrare nel codice Ateco altre filiere produttive. Di pari passo a questi timidi speragli di luce, non è escluso che anche il ministero dell'Interno possa intervenire per regolamentare l'ora d'aria per i bambini. Ma sono ipotesi, appunto, che poi rischiano di fare i conti con le iniziative delle Regioni. Dunque per il momento questo scenario rimane in controluce per evitare ulteriori polemiche o solamente altri caos interpretativi. Ma alla fine il ritorno a qualcosa che somigli alle nostre precedenti vite, sia pure con ancora molte limitazioni, porta tutti a maggio. Secondo il comitato tecnico scientifico, sarà importante capire a che punto è il fattore R0, vale a dire la velocità del contagio (l'obiettivo è farlo scendere sotto l'1 dove probabilmente si trova oggi); inoltre, uno screening su campioni di popolazione potrò servire a comprendere quale percentuale è immunizzata perché, magari inconsapevolmente, una parte dei cittadini è stata positiva e ha sviluppato gli anticorpi. Sarà comunque necessario difendere le categorie più a rischio, chi ha varie patologie e gli anziani, ma anche tutelare alcuni luoghi come appunto le case di riposo e le Rsa. E poi sono in corso valutazioni sull'uso di sistema di mappatura dei contagi, con delle app, usando la tecnologia bluetooth, che sarebbe più affidabile del gps o delle classiche celle telefoniche in fatto di geolocalizzazione delle persone. Ragionamenti sospesi, tra frenate e ottimismo. L'ombra di una nuova proroga dopo Pasquetta si avvicina.

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