Coronavirus, liberati 10 miliardi di Fondi Ue: «Ma non togliamo nulla al Sud»

Coronavirus, liberati 10 miliardi di Fondi Ue: «Ma non togliamo nulla al Sud»
di Nando Santonastaso
Venerdì 3 Aprile 2020, 07:30 - Ultimo agg. 13:54
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Dieci miliardi di fondi europei, Fesr e Fse, potranno essere spesi dalle Regioni per l'emergenza causata dal Covid-19, anticipando risorse che lo Stato si impegna a ristorare attraverso maggiori quote del prossimo Fondo sviluppo coesione 2021-2027. Anche al Sud si potranno assumere medici e infermieri, acquistare materiale sanitario per combattere l'epidemia nonché sostenere le misure sociali ed economiche destinate alle fasce deboli della popolazione e al sistema delle imprese. Il Mezzogiorno potrà liberare subito 4,5 miliardi, in pratica il 20% circa dell'intero ammontare dei fondi strutturali dell'attuale ciclo 2014-2020, senza dover temere travasi territoriali sulle sue risorse. Quei soldi saranno, cioè, sempre spesi nelle regioni meridionali, ha chiarito il ministro per il Sud e la Coesione, Peppe Provenzano, introducendo la Conferenza Stato-Regioni di ieri dalla quale è giunto un primo, importante via libera al piano proposto dallo stesso ministro. Ed è stata proprio questa puntualizzazione a evitare il rischio di un'impasse che aleggiava alla vigilia del confronto. Le Regioni del Sud infatti temevano che la contropartita della loro disponibilità fosse penalizzante sui loro futuri impegni di spesa, specie dopo che la Commissione Ue ha di fatto ha spalancato le porte alla massima flessibilità possibile sull'uso delle risorse europee, superando eventualmente anche i limiti territoriali di assegnazione. «L'Italia non ha mai chiesto questa apertura che la Commissione ci ha offerto - ha detto Provenzano - e noi in ogni caso non la vogliamo utilizzare. L'impatto di questa emergenza riguarda tutti, a partire dal Sud che ha un deficit sanitario che dev'essere colmato con nuove risorse: dunque, non si può in alcun modo parlare di distrazione territoriale. In secondo luogo, non solo si preserva l'identità della Coesione ma viene comunque salvaguardata la programmazione della spesa dei fondi europei già fatta dalle singole Regioni. In sostanza, si dà piena disponibilità di riprogrammare tutte le risorse sull'emergenza con l'avallo del governo. Firmeremo un accordo nel quale le Regioni indicheranno le nuove esigenze e che conto di definire, dopo i necessari approfondimenti tecnici, prima dell'approvazione del decreto di aprile del governo». L'intesa sarà ovviamente sottoposta anche alla Commissione europea per dimostrare che l'Italia ha colto in pieno l'opportunità offerta da Bruxelles in termini di flessibilità e sburocratizzazione.
 

 

Provenzano aveva anticipato in una lettera a ogni governatore il senso della proposta. In sostanza, i 10 miliardi enucleabili dall'attuale programmazione si riferiscono non a tutte le opere indicate dalle Regioni. Il lavoro ricognitivo dell'Agenzia della Coesione, guidata da Massimo Sabatini, ha individuato progetti per i quali non ci sono ancora impegni vincolanti sul piano giuridico. Le Regioni avevano ridotto di molto la cifra disponibile ma alla fine hanno accolto il meccanismo di Provenzano. E cioè l'anticipo del 20% della somma totale e soprattutto il ristoro. In sostanza, attraverso uno stanziamento straordinario sulla programmazione 2021-2027, le Regioni potranno disporre delle somme anticipate per il Covid-19. Ed è probabile che alla fine saranno anche di più di quelle oggi disponibili. «Abbiamo dato alle Regioni conferma infatti Provenzano la possibilità di concorrere a misure nazionali ma sempre ricadenti sui loro territori. Non ci prendiamo cioè i loro soldi e li mettiamo su provvedimenti di carattere nazionale, nient'affatto: se ad esempio le Regioni vorranno mettere loro risorse per sostenere le imprese o altre esigenze economiche specifiche del territorio, potranno tranquillamente aggiungerle spendendole sempre a casa loro. Così sarà possibile assicurare quel meccanismo di aggiuntività che è previsto per l'utilizzo delle risorse europee. La proposta è stata recepita: mi auguro che siano definitivamente cadute le perplessità che sembravano poter mettere in discussione l'ipotesi di accordo».

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Di fatto le Regioni permetteranno al governo di fare cassa in questo delicatissimo momento (la disponibilità dei 10 miliardi sarà decisiva per la dotazione complessiva del nuovo decreto di aprile). E avranno altresì la garanzia di poter spendere a casa loro, e per immediate, evidenti emergenze, le risorse finora previste per progetti di tutt'altro genere. Per questi ultimi, però, potranno avere maggiori risorse nazionali con il Fondo sviluppo coesione che di fatto subentrerà ai fondi europei: si tratterà di uno stanziamento straordinario che verrebbe garantito nella legge di Bilancio relativa al prossimo anno.
 

Il nodo, come si intuisce, era di carattere anche politico.
Troppi i precedenti di risorse distratte dal Sud che ne era legittimamente destinatario per essere dirottate su misure spesso di emergenza (ma non sempre) relative ad altre aree del Paese. Di qui la mossa di Provenzano di mettere nero su bianco un Patto che garantisse liquidità immediata alle spese dell'emergenza sanitaria anche al Sud e non compromettesse la programmazione futura degli interventi locali. Quella, per intenderci, relativa a importanti progetti già selezionati dall'Autorità di gestione ma che avrebbero avuto bisogno, scrive lui stesso ai governatori, «di tempi più lunghi proprio a causa della crisi per poter essere attuati». Non un rinvio sine die, insomma, ma un nuovo ordine di priorità e con esso un l'utilizzo di risorse nazionali. «Sarebbe stato paradossale - commenta il ministro - che proprio io, uomo del Sud, avessi immaginato di sottrarre fondi alle Regioni meridionali. Mi auguro anche per questo che la strada della firma dell'accordo sia la più rapida possibile». 

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