Coronavirus, piano di sostegno alle imprese: si parla di 500 milioni per l'Italia

Coronavirus, piano di sostegno alle imprese: si parla di 500 milioni per l'Italia
di Roberta Amoruso
Mercoledì 12 Febbraio 2020, 07:36 - Ultimo agg. 10:33
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Gli aiuti alle imprese italiane arriveranno. E sarà un tavolo straordinario del governo, assicura il ministro Luigi Di Maio, a monitorare le esigenze di sostegno all'export del made in Italy. Anche il turismo avrà la sua parte di attenzione a Palazzo Chigi nel corso del Consiglio dei ministri di domani, considerato l'impatto non indifferente del Coronavirus sul calo della spesa turistica dei cinesi all'estero. Ma c'è un messaggio preciso che da giorni rimbalza tra Palazzo Chigi e i ministeri interessati al dossier, Mise e ministero degli Esteri in testa: «Tutto dipenderà dalla durata di circolazione del virus». E in quel «tutto» non c'è solo l'impatto economico impossibile da quantificare sulle aziende che esportano in Cina, su quelle che devono fare i conti con le forniture di componenti pressoché congelate da Pechino o con lo stop di turismo e shopping cinese.

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IL TEMPISMO
Alla durata dell'epidemia sono evidentemente legati a doppio filo gli interventi e gli aiuti all'economia italiana. È difficile parlare ora di cifre, fanno sapere fonti vicine al dossier in corso in queste ore per valutare la rotta da imboccare. Dietro le quinte si parla già di un'eventuale supporto iniziale per 500 milioni di euro. Ma c'è chi non esclude di superare il miliardo, se necessario, e cioé se davvero l'emergenza Cina dovesse andare oltre marzo. Ma di là dei numeri da definire in tandem con il Mef, il nodo più difficile riguarda le modalità di intervento. Perché oltre alla leva fiscale ci sono altre ipotesi allo studio per sostenere il made in Italy. Non sembra facile però utilizzare lo strumento del congelamento degli oneri fiscali e degli oneri previdenziali delle aziende colpite, come accade in caso di calamità naturali come alluvioni e terremoti, visto che al momento non sono calcolabili i danni diretti alle aziende né il perimetro dei comparti effettivamente interessati.

LE RISORSE
L'Istituto per il commercio con l'estero (Ice) ha in cascina risorse sufficienti per sostenere le aziende che si dovessero trovare in difficoltà e, se dovesse servire, potrà sfruttare il modello già adottato per puntellare chi rischiava di essere colpito dalla guerra dei dazi. L'epidemia da coronavirus «impatterà sul commercio mondiale e sugli scambi commerciali - ha sottolineato Di Maio - l'Italia aveva investito negli scambi verso Est, è chiaro che si apre una fase in cui dobbiamo dare il massimo sostegno alle imprese per superare questo momento di difficoltà». Differenziando, certo, guardando ai «mercati maturi», non solo i partner europei ma anche gli Usa, l'India, il Messico, il Giappone, i Paesi del Golfo, oltre ai mercati del Nord Africa. Intanto, il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, sta lavorando da tempo anche a un nuovo decreto Crescita, pensato già prima dello scoppio dell'emergenza per fronteggiare il pesante calo della produzione. Un pacchetto di misure, ancora allo studio, in cui potrebbe trovare posto anche un potenziamento del credito d'imposta legato alla transizione 4.0.

CONFERMATI I PROGRAMMI
Ufficialmente finora sono stati messi sul tavolo poco più di 300 milioni, soltanto per l'export. «Il 32% del nostro Pil deriva dall'export», ha sottolineato ieri in un post su Facebook il vice-ministro dell'Economia, Laura Castelli. che cita il ruolo dell'Ice, ma anche Sace-Simest potrebbe dare una mano. «I 300 milioni già stanziati - ha spiegato la vice-ministro - servono per la promozione e l'internazionalizzazione, che avverrà attraverso l'Agenzia Ice, delle nostre aziende. Sono peraltro confermati i diversi programmi già in campo, come quello di 20 milioni dedicato alla Cina, dove le 1.087 imprese a partecipazione italiana generano un fatturato di circa 16 miliardi di euro».

L'UFFICIO STUDI
Secondo l'ufficio studi di Confcommercio, che ha già più volte sollecitato un intervento del governo, l'Italia rischia di perdere lo 0,3% del Pil per il virus cinese.
A soffrire di più è soprattutto la piccola impresa legata per il 60-70% alla fornitura di componentistica che arriva proprio dal Far East. La Cna Veneto stima possibili danni sul fatturato che potrebbero aggirarsi intorno al 10%. Ma potrebbe arrivare anche al 50% sui fatturati più piccoli se il rallentamento durerà oltre qualche settimana.

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