Dall’emergenza pandemica al lavoro. Poi ambiente, sanità, finanza locale, imposte famiglia, reati ed esecuzione penale. Sono state 263, nel 2021, le pronunce della Corte costituzionale, che nell’anno appena trascorso è tornata per 29 volte a richiamare il legislatore, perché intervenga nei su diverse questioni ponendo rimedio a situazioni problematiche, obsolete, potenzialmente o dichiaratamente incostituzionali: dalla tutela dei figli di coppie omosessuali, alla disciplina del cognome a quella dell’aggio nella riscossione dei tributi. Questioni sulle quali la Corte non può pronunciarsi, in attesa di una disciplina legislativa più organica, come per l’ergastolo ostativo: la Corte ha accertato l’ incostituzionalità della disciplina vigente, ma non l’ha dichiarata, in attesa che il legislatore intervenga in modo compiuto (il termine scade nel maggio 2022) Un anno in cifre, e non solo, raccontato nell’annuario che ripercorre il lavoro svolto e le nuove iniziative della Consulta, che è “uscita” dal Palazzo, anche partecipando al ciclo di lezioni organizzate con la Rai, si è confrontata con il mondo della cultura con il ciclo di Podcast “Incontri”, nei quali i giudici hanno affrontato temi scelti da scrittori, filosofi e musicisti, e ha aperto le porte alla Tv. E per la prima volta, nella sua storia, nel 2021, la Consulta ha esercitato il potere di sospendere, prima provvisoriamente in via cautelare, e poi confermandone la nullità con una sentenza, una legge promulgata da una Regione sul contenimento pandemico.
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STATO-REGIONI
La Corte ha stabilito che la Valle D’Aosta ha invaso le competenze dello Stato in materia di profilassi internazionale, violando l’articolo 117, secondo comma della Costituzione. La Regione aveva introdotto nel proprio territorio misure di contenimento del contagio meno rigorose rispetto a quelle stabilite dal governo che aveva impugnato la norma davanti alla Consulta. Per i giudici costituzionali, l’applicazione della legge regionale rischiava di comportare “un pregiudizio grave e irreparabile per la salute delle persone” e dell’interesse pubblico. Così, nel merito, la Corte ha stabilito che, se pure dotato di autonomia speciale, il legislatore regionale non può invadere, con una propria disciplina la materia relativa alla gestione della pandemia, diffusa a livello globale e perciò affidata interamente alla competenza esclusiva dello Stato, a titolo di profilassi internazionale. “La gravità della situazione ha inciso e ha reso ineludibile che le regole fondamentali per fronteggiare la pandemia dovessero essere uniformi per l’intero Paese. Era sconcertante che, a parità di condizioni , le regioni si regolassero in modo diverso”, commenta il presidente Giuliano Amato, che precisa però come la stretta non sia un generale ritorno al centralismo: “Riguarda solo le esigenze della pandemia – spiega - Numerose decisioni della Corte testimoniano anzi l’attenzione con cui abbiamo salvaguardato l’autonomia regionale davanti a ricorsi dello Stato che, a volte, pretendeva di far valere le proprie competenze al di là dei limiti costituzionali. L’autonomia regionale è un tratto irrinunciabile”.
I RICHIAMI AL PARLAMENTO
Per 29 volte la Corte ha sollecitato il parlamento che , in alcuni casi, come la tutela dei minori figli di coppie omosessuali, sottolinea Giuliano Amato è giustificato dalla delicatezza dei temi.
IL PROCESSO TELEMATICO
Il 2021 è stato anche l’anno della nascita della piattaforma e-Cost porta d’accesso al processo costituzionale telematico. Avvocati, Avvocatura dello Stato, giudici e cancellieri possono ora trasmettere e scambiare atti e documenti in modalità informatizzata, archiviando carta e plichi postali. Il sistema investe in tempo reale la Presidenza e l’Ufficio ruolo per la nomina della relatrice o del relatore e per la fissazione dell’udienza.
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Alcune delle questioni all’esame della Corte costituzionale nelle udienze pubbliche del 5 e 6 aprile e nella camera di consiglio del 6 aprile 2022.https://t.co/hY2GMM1pPe
Sintesi a cura dell’Ufficio Ruolo.#Comunicato #Agenda #Cortecostituzionale pic.twitter.com/2joVSqQBb9— Corte Costituzionale (@CorteCost) March 29, 2022