Cosa cerca la Cina di Xi Jinping

Cosa cerca la Cina di Xi Jinping
di Erminia Voccia
Domenica 24 Marzo 2019, 08:32
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In diplomazia i simboli sono molto importanti e il presidente cinese Xi Jinping dimostra di saperli usare. Tanto per fare un esempio, Xi ha sfrecciato per le strade di Roma a bordo della supercar blindata e super esclusiva disegnata unicamente per lui. La Hongqui N501 è un esemplare che non ha altri paragoni e quindi, si potrebbe dire, dal valore quasi incalcolabile. Il sogno di Xi Jinping è “rendere la Cina di nuovo grande” e su questo obiettivo sta costruendo la sua presidenza, iniziata nel 2012.

Xi vuole che il mondo guardi alla Cina con rispetto, vuole rendere la Repubblica Popolare “di nuovo orgogliosa”. La Cina di Xi vorrebbe far dimenticare al resto del mondo le umiliazioni del passato subite dalle potenze occidentali durante l'imperialismo. Il presidente vorrebbe che quelle pagine di storia fossero accantonate per fare invece emergere una Cina grande, ma anche potente. Per fare questo comincia dal Partito, il PPC, a cui ha voluto dare di nuovo rilevanza a differenza di Deng Xiaoping che aveva voluto porre un argine al Partito rafforzando il potere della burocrazia. Xi ha operato una vasta opera di ripulitura dai funzionari corrotti e per questo si è guadagnato anche l'inimicizia di alcuni membri dell'esercito. 

Xi ha bisogno che i cittadini cinesi siano dalla sua parte e quindi fa appello al nazionalismo per risvegliare l'orgoglio del popolo. Xi guarda a due anniversari, uno veramente molto vicino. Entro il 2021, quando il PCC compirà 100 anni, Xi punta a creare una “società discretamente prospera”. Entro il 2049, anno del 100 anniversario della nascita della Repubblica Popolare, Xi vuole invece un Paese “moderno, pienamente sviluppato, ricco e potente”. Il primo obiettivo sarà raggiunto quando il PIL pro capite sarà raddoppiato rispetto a quello dell'anno 2010 e arriverà a quasi 10 mila dollari. Il secondo porterebbe la Cina a diventare un'economia 3 volte più grande rispetto a quella americana, in base alle stime del FMI. Sono obiettivi difficili, ma il primo non sarebbe neanche troppo impossibile. Per arrivarci Xi si è assicurato di restare al potere oltre il 2021, imponendo al Paese una svolta in senso autoritario.

È irrealizzabile invece, stando ad alcune analisi, il faraonico progetto delle Nuove Vie della Seta, anche chiamato One Belt, One Road e BRI. La Via della Seta è sulla carta un disegno da un mille miliardi di dollari di investimenti e in pratica vede coinvolti per adesso oltre 60 Paesi. Con questo piano la Cina punta a far viaggiare le proprie merci lungo l'Eurasia fino all'Africa e al Nord Europa, passando, se è possibile, lungo la penisola italiana. Una cintura, una strada è una rete enorme di infrastrutture, porti, strade, ferrovie e oleodotti. In questo mega disegno Washington vede un piano di tipo egemonico. La Cina avrebbe invece un approccio che la porta a cercare partner e non alleati. Non sarebbe interessata a imporre il proprio dominio, ma piuttosto a conquistare uno spazio. La Cina cerca però la supremazia in campo informatico. Da Paese esportatore di abbigliamento, calzature e giocattoli, come è stato in passato, vuole diventare una potenza in grado di esportare beni ad alto valore aggiunto e ad alta tecnologia. È qui che si consuma lo scontro con gli Usa che detiene il primato di potenza informatica. 

Ma Pechino aspira soprattutto a riconquistare l'influenza in Asia, per tale motivo respinge gli americani dalle acque del Mar Cinese Meridionale, area che vada dalle coste cinesi a Taiwan fino alle sponde delle nazioni del Sudest asiatico ed è ricco di risorse energetiche. Il piano di Xi punta prima di tutto a riprendere l'isola ribelle di Taiwan, è lì si gioca la partita più complessa. Nel Mar Cinese Meridionale la Cina ha costruito piste di atterraggio, impianti radar e porti. Le due maggiori potenze economiche del mondo, Cina e Usa, entrambe dotate di armi nucleari, sono impegnate un un confronto che sta facendo emergere il timore di un’eventuale escalation militare. Se mai ci sarà una guerra, dicono gli analisti, sarà proprio in quelle acque critiche. Basti pensare che il giorno 30 settembre a 12 miglia nautiche da Gaven Reef, un paio di affioramenti di sabbia ampliati e fortificati dai cinesi, una nave da guerra della Marina Cinese è arrivata a meno di 42 metri di distanza da una nave americana che stava solcando quel braccio di mare. Per fortuna, la nave Usa Decatur ha invertito la rotta per evitare una collisione. È un dato che la Cina sta aumentando considerevolmente la spesa per la difesa. A detta degli studiosi di strategia, la Cina si prepara alla guerra, sperando, però, di non combatterla.
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