Meno sussidio e più bonus al lavoro: così cambia il reddito di cittadinanza

Meno sussidio e più bonus al lavoro: così cambia il reddito di cittadinanza
di Francesco Pacifico
Sabato 10 Novembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 19:11
4 Minuti di Lettura

L'obiettivo - più tacito che esplicito - è quello di far apparire la misura meno assistenziale di quello che può sembrare. Non male sarebbe risparmiare un po' di soldi. Anche per venire incontro alle pressioni della Lega, a maggior ragione dopo che lo Svimez ha segnalato che il 63 per cento delle risorse andrà al Mezzogiorno. Al ministero del Lavoro si sta lavorando alacremente per scrivere il disegno di legge sul reddito di cittadinanza. Ma negli ultimi giorni ai tecnici del ministro Di Maio è stato chiesto di valorizzare la parte dello strumento destinata alle politiche attive, quindi come misura per il ricollocamento dei lavoratori, e non soltanto a quella che farà da sussidio nella lotta alla povertà. Quindi, dando maggiore spazio ai disoccupati e agli inoccupati under 30.
 
Stando alle prime stime fatte dal ministero del Lavoro, il reddito di cittadinanza, con i suoi 780 euro mensile destinati soltanto ai cittadini nullatenenti, dovrebbe andare a circa 5 milioni di persone e a oltre un milione e mezzo di pensionati. Una platea troppo ampia, visto che, come ha segnalato lo Svimez, sarebbero necessari almeno 15 miliardi di euro contro i nove allocati nella manovra in discussione alle Camere per soddisfare appieno tutte le richieste. Anche ieri Luigi Di Maio ha ripetuto che «per rispettare il 2,4 per cento di deficit, non sono in discussione reddito di cittadinanza e quota 100», ma focalizzare meglio l'uso di questi fondi aiuterebbe non poco il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, nella sua trattativa con l'Europa per evitare la bocciatura della manovra.

Da qui la necessità di rimodulare ancora meglio il provvedimento. In un primo tempo i tecnici di via Veneto avevano deciso di affidarsi all'Isee per scremare il numero dei beneficiari, anche perché l'indice che calcola non soltanto il reddito ma anche il patrimonio degli italiani sarebbe stato sufficiente per limitare le risorse verso chi vive in famiglia o in una casa di proprietà oppure verso chi gode di rendite finanziarie. Ma questo schema potrebbe penalizzare i più giovani, che sono ancora nello stato di famiglia dei genitori. In quest'ottica rischia di saltare anche il limite di cinque anni continuativi alla cittadinanza per ottenere il sussidio: c'è il timore che in questo mondo possano restare fuori non soltanto gli immigrati, ma anche i giovani italiani che hanno passato gli ultimi anni per lavorare o studiare all'estero.Da qui la decisione di aumentare gli incentivi per le aziende che assumono under30 presi dalla platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Già adesso sono previsti un bonus da 2.340 euro per le imprese e le agenzie di lavoro che garantiscono o trovano un'occupazione ai più giovani e alle donne e ulteriori 5 milioni di euro per rafforzare i contratti di apprendistato. Ma nelle ultime ore si sta studiando anche la possibilità di aggiungere a questo pacchetto anche forme di credito d'imposta. Non a caso ieri alla Camera il vicedirettore di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, ha suggerito al governo, di prevedere «incentivi efficaci e adeguati controlli per evitare abusi».

Sempre ai tecnici è stato chiesto di ideare forme per coinvolgere di più i privati nella formazione. Nelle intenzioni iniziali, dovevano essere i centri per l'impiego (per il cui rilancio il governo ha stanziato un miliardo) le strutture deputate a raccogliere le domande di accesso al reddito, a trovare le tre offerte di lavoro e a organizzare i percorsi di formazioni per i disoccupati o gli inoccupati. Ma siccome queste realtà, per la stragrande maggioranza, garantiscono pessimi servizi e necessitano di personale e ulteriori finanziamenti, il governo è pronto ad aprire i privati. Caf e patronati dovrebbero affiancare i Cpi nella raccolta delle domande di adesione e nel calcolo dell'Isee, le agenzie per il lavoro e gli enti formatori nelle attività di outplacement. Questi ultimi dovrebbero essere selezionati in base a un sistema di accreditamento simile a quello utilizzato nel sistema sanitario nelle cliniche.

Si starebbe anche valutando di far saltare il vincolo territoriale nelle offerte di lavoro.

Sempre Signorini di Bankitalia ha consigliato, «soprattutto nelle aree in cui la domanda di lavoro è bassa, che i centri per l'impiego possano trasmettere proposte di lavoro provenienti anche da altre Regioni». Intanto sempre dall'inner circle di Luigi Di Maio smentiscono che uno slittamento dell'avvio del reddito: dovrà partire entro aprile. In quest'ottica è quasi tutto pronto per trasformare la social card nella carta di cittadinanza per erogare il sussidio e pagare con questo bancomat beni e servizi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA