Innovazione, turismo e ambiente: così il Covid può rilanciare il Sud

Innovazione, turismo e ambiente: così il Covid può rilanciare il Sud
di Nando Santonastaso
Venerdì 4 Dicembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 12:18
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Il rischio che il Covid accentui il divario è fortissimo, forse persino scontato. Ma l'epidemia può anche far bene al Mezzogiorno, in termini di ripresa economica. Perché certe potenzialità, in parte inespresse o ancora frenate da mille problemi e ritardi, sembrano ancora in grado di invertire la rotta. A patto però, come emerge dal dibattito in streaming organizzato ieri dall'Anspen Institute Italia, presieduto da Giulio Tremonti, con ministri, saggisti, economisti, assessori regionali, tecnici, che siano rivalutate e trasformate in concrete opportunità di crescita. È il puntuale e aggiornato report curato da Srm e illustrato dal direttore generale Massimo De Andreis, a ribadirlo in apertura dei lavori, offrendo una chiave di lettura costruttiva e ragionata: dalla logistica all'energia prodotta dalle fonti rinnovabili, dalle Zes alla formazione di alta qualità, dall'innovazione industriale al triangolo turismo-cultura-ambiente, un percorso c'è, dice l'economista. «E passa da una visione in chiave nazionale ed europea del Mezzogiorno, nella quale un ruolo importante deve arrivare anche da una nuova narrazione di quest'area», completamente trascurata negli ultimi 15 anni dai grandi media come sottolinea anche il saggista Salvatore Carrubba. 

Ma cosa vuol dire, in concreto, riportare il Mezzogiorno al centro dell'attenzione del Paese? Vuol dire, spiega il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Peppe Provenzano, «una nuova politica industriale perché il Sud non può resistere senza industria come abbiamo indicato nel Piano Sud 2030».

Vuol dire dunque fiscalità di vantaggio strutturale «per compensare il deficit di infrastrutture e di servizi, favorire l'emersione del lavoro sommerso, intercettare i flussi di rientro». Ed ecosistemi per l'innovazione, con la replica del modello di San Giovanni a Teduccio in altre città meridionali.

Ma rilancio del Mezzogiorno significa anche un turismo più attrattivo: «Servono strutture ricettive più di qualità - dice il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini e investimenti sui grandi attrattori culturali dell'area. Ma bisogna anche fare arrivare l'Alta velocità ferroviaria in Sicilia attraverso lo Stretto di Messina e progettare la dorsale adriatica Taranto-Trieste. E poi il capitale umano: penso ad un Erasmus tutto italiano che permetta agli studenti del Sud di andare al Nord e a quelli del Nord di studiare negli atenei meridionali perché la diffusine della conoscenza è un motore di crescita». La via è praticamente obbligata perché, ricorda l'economista Gianfranco Viesti, «a Catania ci sono 17 laureati su 100 iscritti all'università, a Bologna 40 su 100». Dunque, investire le risorse del Next generation Eu sui giovani del Sud, dice Viesti, dovrebbe essere un atto dovuto: «Perché non pensare ad uno Human Technopole della cultura anche a Napoli o in Sicilia?» si chiede Viesti, consapevole che occorreranno politiche forti e di media durata e che non ci sono molti margini per deciderle. 

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Intanto l'innovazione comincia a diventare pane quotidiano anche al Sud, come ricorda l'assessora regionale della Campania Valeria Fascione, ormai un punto di riferimento per università, start up e sistemi locali. E Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria, si spinge a sottolineare che «la politica di coesione di questi ultimi tempi sta rilanciando lo spirito unitario coeso del Paese». Ma poi ci sono i problemi con cui misurarsi ogni giorno. Pietro Spirito, presidente dell'Authority portuale del medio Tirreno, ricorda che il decollo delle Zes è ancora frenato dalla burocrazia: «Ci vogliono 34 autorizzazioni al Sud per far partire un'impresa, senza l'autorizzazione unica la strada resta in salita per chi vuole investe nelle Zes». E Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, non rinuncia ad esprimere la sua preoccupazione per il ritardo con cui l'Italia sta decidendo come investire non solo le risorse del Next generation Eu ma anche le altre in arrivo dall'Europa e dalla Politica di Coesione: «Il tempo è stretto, rischiamo di perdere la più grande opportunità di rilancio del Paese e del Sud» avverte. E anche l'ultima, come ormai si è capito. 

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