Covid, un bonus ai medici: la Regione Lazio ne cerca più di mille

Covid, un bonus ai medici, la Regione ne cerca più di mille
Covid, un bonus ai medici, la Regione ne cerca più di mille
di Lorenzo De Cicco
Martedì 10 Novembre 2020, 00:27 - Ultimo agg. 12:40
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Un bonus per i medici che fronteggiano il Covid a Roma e nel Lazio. Rianimatori, anestesisti, medici in trincea nei pronto soccorso allo stremo, dottori delle Uscar, le unità mobili che si spostano da un capo all’altro della città con le scorte di tamponi, a inseguire il virus che si moltiplica, cluster dopo cluster. La Regione Lazio è pronta a distribuire 18,3 milioni di euro alle truppe di camici bianchi chiamati ad arginare la seconda ondata che, nella Capitale e nelle altre province, ha raggiunto livelli mai visti durante il lockdown. L’incentivo arriva nella fase più delicata dell’emergenza, con i reparti che cambiano pelle, i posti letto si convertono, diventano “Covid”, per allargare la rete più velocemente di quanto corra l’infezione.

 

Non bastano letti, respiratori, test antigenici e molecolari, non bastano le scorte di ossigeno.

Servono anche esperti, dottori specializzati. Ne mancano mille, secondo i calcoli emersi durante l’ultimo incontro tra i principali sindacati della sanità laziale e la Pisana. O meglio: mille è il numero che la Regione conta di assumere. Secondo i sindacati ne servirebbero molti di più. Ma è già tanto se si riuscirà ad arruolare questo migliaio su cui sono tutti d’accordo. Finora non è stato facile. Solo tra i rianimatori, ne servirebbero 176, ha contato due settimane fa la Regione. Nonostante siano stati ingaggiati, da marzo a oggi, 6.500 professionisti, tra infermieri, medici e tecnici. È il collo di bottiglia dell’università a numero chiuso che, dopo dieci anni di selezioni, ora lascia a secco i rubinetti delle assunzioni, nel momento più delicato. Si ricorre allora agli specializzandi, anche dei primissimi anni. E arriva un nuovo bonus Covid, dopo quello decretato ad aprile dal governo. «La Regione ci ha confermato che le risorse arriveranno, stiamo finendo di discutere su come ripartirle tra le varie categorie», spiega Sandro Bernardini della Uil. Lo schema potrebbe essere quello dell’indennità precedente: gettone una tantum, da mille euro per i medici di “fascia A”, quelli in prima linea, e 600 euro per i camici di fascia B, a contatto con i pazienti Covid ma non a ciclo continuo. Secondo i sindacati, sono fondamentali le assunzioni, anche perché tra positivi e contatti stretti in isolamento, quasi in «1.500 tra dottori e infermieri oggi sono in quarantena». «Oltre ai medici - riprende Bernardini della Uil - servirebbero duemila infermieri in più. E 3mila operatori socio-sanitari, figura di cui siamo largamente sprovvisti». «Bene il nuovo bonus - commenta Roberto Chierchia della Cisl - ma intanto non è ancora stato erogato completamente quello di aprile. 

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Novità per tutti i mutuati: per i medici di base sarà obbligatorio fare i tamponi negli studi. Fino ad oggi solo pochi si erano detti d’accordo, tanto la Regione a ottobre aveva raccolto l’adesione di 311 medici volontari, su quasi 4mila ambulatori di famiglia. Ieri però l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha annunciato che la Pisana recepirà l’accordo nazionale. Tradotto: tutti gli ambulatori dovranno necessariamente attrezzarsi. Anche se per il momento la consegna dei kit non procede spedita. La settimana scorsa, per dire, ne erano stati consegnati 14, sparsi tra Ostia, il Trullo, Monteverde. Serve un’accelerata. «Con l’aumento dei casi d’influenza e dei malanni di stagione - spiega Pier Luigi Bartoletti, segretario romano della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale - il tampone è decisivo per capire rapidamente chi ha il Covid e chi no e indirizzare quindi i pazienti verso le terapie corrette». Nel Lazio ieri sono stati registrati 2.153 nuovi positivi, 336 in meno rispetto al giorno prima, ma con un calo di 2mila tamponi, come sempre avviene quando vengono annotati i dati della domenica. Il rapporto tra positivi e test è del 9%. La regione della Capitale, dicono gli esperti dell’Unità di crisi Covid, ha i numeri per restare nella zona gialla. Per ora.

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