Covid Italia, domani il Dpcm: mascherina all'aperto ma niente coprifuoco per bar e ristoranti

Covid Italia, domani il Dpcm: mascherina all'aperto ma niente coprifuoco per bar e ristoranti
di Alberto Gentili
Martedì 6 Ottobre 2020, 08:36 - Ultimo agg. 18:16
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Nessun coprifuoco per bar e ristoranti e neppure ulteriori limiti alle feste private, come matrimoni, battesimi e compleanni. Il governo, per «evitare inutili drammatizzazioni» e per non danneggiare il settore della ristorazione già duramente colpito dalla pandemia, nel nuovo Dpcm inserirà soltanto l'obbligo della mascherina all'aperto su tutto il territorio nazionale. Con un inasprimento delle sanzioni. In più verrà prorogato, come annunciato, lo stato d'emergenza fino al 31 gennaio.

«Per ora ci limitiamo a spingere per avere maggiori controlli nelle strade, anche grazie all'uso dell'esercito, e per ridurre con la mascherina all'aperto i rischi di contagio», è stato convenuto tra Giuseppe Conte e i ministri competenti, «ma la guardia resta alta. Se ci sarà un peggioramento della curva epidemica, interverremo tempestivamente con nuove misure restrittive». «Abbiamo scelto la linea della gradualità, giocarci tutte le cartucce subito sarebbe stato un errore», spiega una fonte che cura il dossier-Covid, «poi cosa faremmo se, com'è probabile, tra qualche giorno la situazione dovesse farsi più grave? Mica possiamo arrivare al lockdown totale...».

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A spingere il governo verso una stretta più morbida, «graduale» appunto, rispetto alle previsioni della vigilia sono gli ultimi dati: 2.257 nuovi contagi (erano quasi tremila sabato), con un numero di tamponi però decisamente basso (circa 60.000). E, soprattutto, le pressioni di Pd, Italia Viva, dell'opposizione e di alcuni presidenti di Regione, il ligure Giovanni Toti in testa. Tutti molto cauti (anzi, contrari) rispetto all'introduzione del coprifuoco serale per fermare la movida e a un nuovo giro di vite sugli assembramenti.

Ad illustrare la proroga dello stato d'emergenza e il contenuto del Dpcm che durerà 30 giorni e ricalcherà quello del 7 settembre, sarà oggi in Parlamento il ministro della Salute, Roberto Speranza: il premier ha preferito passare la mano per non diventare bersaglio di polemiche. Poi, dopo il voto delle Camere sulle comunicazioni del responsabile della Sanità, oggi sarà varato lo stato d'emergenza, mentre il Dpcm verrà firmato domani dopo aver deciso l'aggravio della sanzione per chi non indossa la mascherina all'aperto.

C'è da dire che già sabato Speranza e Conte, dopo un colloquio telefonico, avevano fatto filtrare che non sarebbero state introdotte misure troppo rigide. Ma il tam tam del coprifuoco per bar e ristoranti ha innescato la reazione di alcuni governatori (Zingaretti incluso) che d'ora in poi potranno emanare solo ordinanze più restrittive rispetto a quelle del governo, di Matteo Salvini e delle associazioni di categoria. Da qui la frenata e la necessità di smentite erga omnes.
 

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Prima ci ha pensato palazzo Chigi, a metà pomeriggio: «Non c'è nessuna intenzione da parte del governo di chiudere ristoranti, bar e locali come si legge su alcune testate, nè di anticiparne l'orario di chiusura introducendo di fatto un coprifuoco». Poi, è stato Conte in persona a illustrare a Settestorie (Rai1) la linea di «cauta prudenza»: «Siamo in una situazione diversa da quella della fase iniziale, quella più acuta. E' chiaro che il contagio continua, ma posso dire che siamo fiduciosi di tenerlo sotto controllo perché abbiamo un sistema sanitario rafforzato e abbiamo elaborato un sistema di monitoraggio molto sofisticato che ci consentirà, laddove necessario, di intervenire in modo mirato e circoscritto. Quindi quando io dico che non vedo all'orizzonte un nuovo lockdown lo dico non con uno spirito di incauto ottimismo».

Però è molto probabile una nuova stretta nei prossimi giorni, visto che venerdì il ministero della Salute e l'Istituto superiore della Sanità hanno denunciato il «rischio concreto di un rapido peggioramento». Tanto probabile che nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) esaminata ieri notte dal Consiglio dei ministri è scritto nero su bianco: «Nello scenario di rischio la ripresa dei contagi osservata a partire da agosto si aggraverebbe sensibilmente nei mesi finali del 2020, portando anche al raggiungimento di livelli di guardia in termini di ricoveri ospedalieri.
Ciò indurrebbe il governo a reintrodurre chiusure selettive di alcuni settori e misure di distanziamento sociale». Frase, quest'ultima, che fa prefigurare anche la possibilità di uno stop, «in caso di peggioramento serio della situazione» come dice un ministro, «di alcuni settori produttivi». E la limitazione delle attività di bar e ristoranti, più l'introduzione di tetti al numero di partecipanti a matrimoni, battesimi e feste di compleanno.

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