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Covid, via i divieti per visitare i pazienti in ospedale. Il ministero: cambiano le regole

Orari ridotti e numeri contingentati: la via crucis dei parenti per entrare negli ospedali

Covid, via i divieti per visitare i pazienti in ospedale. Il ministero: cambiano le regole
Covid, via i divieti per visitare i pazienti in ospedale. Il ministero: cambiano le regole
di Graziella Melina e Pietro Piovani
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 00:17 - Ultimo agg. : 06:32
4 Minuti di Lettura

Da giorni Bruna Bartolini resta sotto le finestre dell’ospedale di Civitavecchia, l’Aurelia Hospital: protesta perché non può entrare a visitare il padre ottantunenne, ricoverato nel reparto di ortopedia. «Papà vive nella solitudine, possiamo vederlo solo il martedì e il venerdì», dice. Ma quello che succede alla signora Bartolini non è certo un’eccezione: come suo padre, migliaia e migliaia di pazienti negli ospedali di tutta Italia devono rispettare ancora rigidissime regole di prevenzione del Covid, che aprono le porte delle corsie alle visite solo con tempi strettissimi. 

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Eppure è assodato che la presenza dei parenti sia un aiuto forte, a volte decisivo, per la cura di un malato. Ma dopo l’emergenza pandemica gli ospedali permettono poche visite e in tempi brevi. Può entrare un solo congiunto, per non più di 10 minuti al giorno, a volte neanche tutti i giorni ma solo - come nel caso di Bruna a Civitavecchia - in alcuni giorni programmati della settimana. Sono vincoli che, secondo molti anche nel mondo della medicina, non hanno più ragione d’essere alla luce dei dati, con la pandemia in regressione e il numero di malati e di morti che continua a scendere. E infatti il ministero della Salute è intenzionato a cambiare: il ministro Orazio Schillaci lavora a una revisione delle misure più restrittive. Revisione che avverrà in modo graduale - precisano al ministero - e che terrà conto delle situazioni più critiche, i cosiddetti pazienti fragili, immunodepressi, anziani. Ma una modifica delle regole di sicuro ci sarà, dettata dal miglioramento della situazione epidemica.

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CHI ANTICIPA LA DECISIONE

In qualche Regione in realtà si è deciso di anticipare le mosse del ministero. In Emilia-Romagna, per esempio, l’accesso per i visitatori torna libero, ovviamente nel rispetto delle modalità organizzative e degli orari di visita. Resta obbligatorio comunque l’uso della mascherina Ffp2. In Lombardia l’accesso sarà sempre garantito agli accompagnatori di pazienti minorenni, agli accompagnatori delle donne in gravidanza anche nella fase di travaglio, parto e postpartum. Ma anche a chi assiste i grandi anziani over 80, allettati, pazienti disabili e limitati da barriere linguistiche. In Toscana si torna alle regole pre-pandemia nei reparti di ostetricia e pediatria e in sala parto nei sei Punti nascita dell’Azienda USL Toscana centro.

«Sappiamo bene che il conforto dei familiari è fondamentale per i pazienti - ammette Carlo Palermo, presidente nazionale di Anaao Assomed, l’associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani – Ma alcune misure restrittive in genere sono legate alla sicurezza dei pazienti, alla circolazione del virus che, anche se in diminuzione, ancora persiste. Certo, in alcuni casi la carenza di personale infermieristico è un elemento che può avere un certo peso nella scelta che alcuni ospedali hanno fatto. Bisognerebbe però evitare l’isolamento dei malati se non c’è necessità clinica, e limitarlo a ragioni organizzative per le condizioni epidemiologiche. Non dimentichiamo che abbiamo ancora mortalità importanti per il Covid».

 

DIFFERENZE

Va detto che all’interno di una stessa Regione si applicano criteri diversi, in ogni struttura sanitaria, in ogni reparto si adotta un sistema diverso. «Questa faccenda delle visite – sottolinea Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell’Università Vita- Salute San Raffaele di Milano - è rimasta una decisione dei singoli ospedali, spesso molto diversi tra loro per quanto riguarda sia la logistica che l’organizzazione. È importante, in ogni caso, puntare all’umanizzazione del ricovero, tenendo conto però della sicurezza del paziente e di quella degli operatori sanitari». Su un punto sembrano tutti d’accordo: se è pur vero che non si può tornare all’isolamento completo, è impensabile pure sperare di ripristinare le vecchie regole pre-Covid. «La presenza dei familiari fa parte del percorso di cura e aiuta i pazienti – ribadisce Giovanni Migliore, presidente della Fiaso (la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) - Ma è evidente che dopo il periodo vissuto noi non possiamo tornare a quelle scene in cui c’erano reparti affollati da parenti. Ora è necessaria una mediazione». E non si possono invocare norme di accesso ai reparti uguali per tutti. «La responsabilità sul singolo ospedale è a carico del direttore medico di presidio e di quello della unità operativa – precisa Migliore – Quindi, a seconda delle condizioni logistiche verranno prese le decisioni più opportune. Ci saranno pertanto ospedali moderni con spazi comuni che hanno possibilità di gestire i flussi e quindi permetteranno visite più numerose, e altri invece che non hanno le stesse caratteristiche e non potranno farlo. Non dimentichiamo che il patrimonio edilizio ospedaliero proviene da interventi non recenti. Molti edifici risalgono addirittura ad anni successivi alla seconda guerra mondiale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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