Crisi di governo, l'aut-aut dei grillini governisti a Conte: Draghi bis o rischio scissione

Nella foto il leder del M5s Giuseppe Conte
Nella foto il leder del M5s Giuseppe Conte
Martedì 19 Luglio 2022, 12:00 - Ultimo agg. 18:08
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«Prendere» Draghi o «lasciare» il Movimento. È questo il tacito aut-aut che serpeggia tra le truppe al seguito dell’ex premier Giuseppe Conte in Parlamento. Perché se è vero che l’Assemblea congiunta che si protrae da giorni nel quartier generale di Via di Campo Marzio, ha garantito all’avvocato del popolo la possibilità di prendere tempo, al contempo ha messo in chiaro contrasti, dissidi e opposte ambizioni all’interno dei grillini. Con un’ala, quella dei "responsabili" che sempre meno timidamente tifa per un Draghi bis e nelle retrovie lavora affinché lo strappo non si concretizzi.

Nei giorni scorsi lo ha fatto a parole. Come quelle utilizzate dal deputato Stefano Buffagni, pronto al monito dei colleghi, perché «se Draghi accoglie le nostre posizioni è necessario votare la fiducia. Lo dobbiamo fare pensando alle tutele per i lavoratori e ai soldi in busta paga in più».

Poi, con l'appello di  Federico d'Incà, il ministro pentastellato per il Rapporti con il Parlamento, artefice del fallito tentativo di mediazione per evitare il voto di fiducia al Senato sul dl Aiuti. È stato lui durante l'Assemblea a chiedere una «una tregua tra Conte e Draghi, per non mettere in difficoltà l'esecuzione delle riforme collegate al Pnrr e i progetti collegati». Per non parlare - ha aggiunto - delle «difficoltà che ci sarebbero nel campo progressista in caso di voto anticipato».

E infine, con il retrofront di Riccardo Fraccaro, che in un evento a Siena, dopo l'astensione in Senato, ha ammesso: «Non sono sicuro se quello che abbiamo fatto oggi sia la cosa giusta. Ho tanti dubbi anch'io ma è da gennaio che stiamo lottando e diventa difficile se dopo sette mesi non abbiamo risposte».

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Ma ieri, le parole hanno lasciato posto ai fatti. E durante l'Assemblea dei capigruppo alla Camera, il capogruppo del M5s Davide Crippa, insieme a Pd e Iv, ha spinto affinché fosse invertito l'ordine di voto in previsione delle comunicazioni di Draghi, cominciando dalla Camera dove il gruppo di "responsabili" a 5 stelle - che potrebbe fare asse con Pd per un Draghi bis -  è maggiore rispetto al Senato. Una scelta letta come uno strappo da molti pentastellati all'interno dell'Assemblea congiunta, a maggior ragione visto che Conte ha dichiarato di essere all'oscuro delle mosse di Crippa. Dal capogruppo, poi, la stoccata ai colleghi: «Dall'opposizione la vita non la migliori. Fai solo propaganda» e «ora - ha continuato - risulta difficile spiegare ai cittadini perché ritiriamo la fiducia a Draghi dopo averla data alla Camera in attesa del decreto di fine luglio».

Anche se la decisione di Conte, adottata al termine dei tre giorni di confronti e nervi tesi-  che sia Draghi a scegliere se il Governo cade o resta in piedi - non scontenta né i governisti né i barricaderos, resta il pericolo per l'ex premier di andare incontro ad ulteriori scissioni. 

Nei giorni scorsi ad avanzare perplessità verso la linea dell'avvocato di Volturara Appula erano stati Federica Dieni, Giulia Grillo, Luca Sut, Azzurra Cancelleri, Rosalba Cimino, Vita Martinciglio, Soave Alemanno, Diego De Lorenzis, Niccolò Invidia, Elisabetta Maria Barbuto, Elisa Tripodi, Gabriele Lorenzoni e Celeste D'Arrando.

Ma si teme che si aggiri intorno a 40 la cifra dei parlamentari che sarebbero pronti, domani, a votare comunque la fiducia al Governo nelle Camere anche se il Movimento dovesse scegliere una posizione contraria. 

Scontro M5S-Di Maio sui nuovi 'scissionisti' 

Oggi, a dare adito all'ipotesi di possibili strappi da parte dell'ala dei 'responsabili', è stato il ministro degli Esteri Luigi di Maio. «Dalle dimissioni di Draghi ad oggi -  ha detto il leader di Ipf nel corso dell'assemblea congiunta di partito - sono successi due fatti politici clamorosi». Il primo, per il titolare della Farnesina sarebbbero «le manifestazioni e gli attestati di supporto al governo Draghi affinchè possa restare in carica: oltre 1600 sindaci, la societa' civile, gli imprenditori, la comunita' finanziaria e quella internazionale». 


Ma è nel secondo riferimento, che Di Maio va all'affondo degli ex di partito: «Il direttivo della Camera del gruppo M5s ha espresso la volontà di votare la fiducia al governo Draghi, al di là della volontà dei vertici». Un fulmine al ciel sereno, nel movimento di Conte, dove già nella mattina la deputata Rosalba  Cimino ha annunciato il voto di fiudica e annunciato la decisione di lasciare il Movimento se non farà lo stesso. Ma dal gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle non si è fatta attendere la smentita diretta a Di Maio: «Quanto riferito dal ministro Di Maio in riunione col suo gruppo parlamentare, a proposito di una volontà precostituita da parte dei componenti del direttivo del gruppo M5s Camera - si legge nella nota -  non risponde al vero». 

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