Crisi di governo, Mastella: «Do una mano al Paese poi fondo un altro partito»

Crisi di governo, Mastella: «Do una mano al Paese poi fondo un altro partito»
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 14 Gennaio 2021, 08:27 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 12:41
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«Cerco solo di dare un contributo nella parte crepuscolare della mia vita...», dice sornione Clemente Mastella, sindaco di Benevento ma inaspettato puntellatore, in queste ore, del governo Conte bis. Lui che uno ne fece cadere: «Ma no smettiamola, io mi dimisi ma Prodi lo fecero cadere Turigliatto e altri». E ieri dai profili social di mezza Italia, anche quelli senza alcuna simpatia dc, anzi, osannano Mastella salvatore del governo.


Mastella in queste ore sta rubando la scena a Renzi.
«(Ride). E queste cose a uno come lui lo uccidono. Ma non è colpa mia».

E di chi?
«E' lui che sta sulle palle a mezza Italia, ora che vuole? Doveva lasciare la politica, disse lui, dopo la sconfitta del referendum e invece prima ha fatto un altro partito e ora, eccolo lì, che ricatta il Paese. Io invece per due anni sono stato in panchina. Sa chi mi ricorda?».


Chi?
«I duelli tra il toscano Fanfani e il pugliese Moro. Come accade ora tra lui e Conte, solo che lo spessore politico dei primi due è anni luce più alto».
Ma come fa, in queste ore, dal Sannio a organizzare i soccorsi a Conte?
«Ho conservato in questi anni una rete di rapporti umani e non ho mai lesinato a dare suggerimenti a destra e manca, a chi me lo chiedeva.

Una posizione, la mia, di limpidezza, dopo la mia assoluzione per l'inchiesta che mi fece perdere pure il partito. Comunque se serve mi muovo: oggi sono stato a Roma e Napoli».


Chi ha incontrato?
«Un po' di amici ma niente nomi».


Chi sente allora in questi giorni? Conte?
«Non ho mai parlato con lui in vita mia. Ma non sto tramando nell'ombra, lo faccio tutto nell'interesse del mio Paese».


Ma parla molto, con decine di deputati. La chiamano anche i renziani?
«Anche e per esprimermi le loro preoccupazioni. Non faccio nomi, sono corretto io ma se Renzi continua a sfidarmi dico pubblicamente chi sono. E poi vediamo».


Ormai lei e Renzi vi odiate.
«Guardi non sono io. È lui che se l'è legata al dito».


Perché?
«Noi avevamo rapporti, con me con Sandra si era parlato di un progetto ma io alla fine mi sono fermato e da allora mi ha puntato. Anche questo fatto chiamare mia moglie lady Mastella con tono dispregiativo. Le dico solo che, qualche anno fa, un mio assessore si permise di essere offensivo in rete con sua moglie. Potevo fregarmene perché io ero nel centrodestra e invece lo feci dimettere per quell'episodio».


Renzi anche governo Conte-Mastella lo dice con tono sprezzante.
«Sempre meglio del suo Conte-Renzi. Ma l'ha sentito in conferenza stampa: tutta questa prosopopea che si è dimesso. Ma andiamo: io lo feci da ministro e prima ancora da vicepresidente della Camera quando ero nell'Udr di Cossiga».
Lei è sindaco, ha già le sue preoccupazioni: ma chi glielo fa fare?
«Il Paese vuole certezze. E io da malato non posso vedere i medici litigare mentre sto in un letto d'ospedale».

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Quindi si riconosce nell'appello di fine anno del presidente Mattarella che chiedeva costruttori.
«Certo, mi ritengo tale e lo faccio volentieri. Anzi credo sia un mio dovere».


Eppure i suoi rapporti con Pd e grillini non sono stati mai idilliaci.
«Pensi che a Benevento ho mezzo Pd e l'M5s contro eppure non ci ho pensato due volte e aiuto una maggioranza che nella mia città mi è ostile. Ma, vede, non posso tollerare che l'Italia nel suo momento peggiore abbia la classe politica peggiore».


Quindi se il governo si salva grazie a lei le devono fare una statua.
«Macché. Io sono stato molto in alto e sono caduto anche molto in basso: il mio è un atto d'amore».


Eppure qualcuno inizia a dire: poi Mastella vorrà qualcosa in cambio.
«Guardi nella mia vita politica ho avuto tutto ed ho fatto di tutto: non c'è alcun tornaconto».


Lei ha troppo fiuto politico, navigato acque di decine di governi tra prima, seconda e terza repubblica: ha già in mente qualcosa.
«Beh, fesso non sono...».


Per carità. E quindi?
«Anzitutto io voglio fare alleanze non ricatti come Renzi. Immagino alle prossime politiche un'alleanza con il centrosinistra: per vincere nei collegi uninominali servo anche io e il mio partito».


Quindi è vero: ne fonda un altro?
«Ci sto pensando, mi stanno chiamando in molti. Meglio noi, che ne pensa del nome?».


Deve scegliere lei: per ora i giornalisti vi chiamano Responsabili.
«Anzitutto io non sono parlamentare e sto solo aiutando. Mia moglie Sandra, poi, sono mesi che è uscita dal centrodestra e vota con questa maggioranza di governo non certo da ieri ma da quasi un anno. Quindi non chiamateli responsabili».


Un aggettivo che non le piace?
«Per come viene usato. Anche Renzi lo dice con un tono...Lui poi che eletto con il Pd, ne ha fondato un altro».


Ormai il duello Conte-Renzi è diventato RenziMastella.
«Non sono io».


Ce l'ha con lui, però.
«Non sopporto i suoi toni. Oggi (ieri, ndr) per esempio ha citato l'esperienza cattolica per motivare le sue scelte ma proprio i vescovi dicono che innescare una crisi è una follia».


Su quanti parlamentari potete contare?
«Ci sono, ci sono. E comunque mi ascolti».


Dica.
«Nei casi di emergenza i numeri escono sempre».

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