Crisi economica, il ministro Provenzano: «Il Sud non perderà un euro, basta ostacoli dalle banche»

Crisi economica, il ministro Provenzano: «Il Sud non perderà un euro, basta ostacoli dalle banche»
di Nando Santonastaso
Martedì 12 Maggio 2020, 11:30 - Ultimo agg. 19:00
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«Il Sud non pagherà il prezzo più alto della crisi economica esplosa con la pandemia: nel nuovo decreto da 55 miliardi non ci saranno solo aiuti alla popolazione più vulnerabile sul piano sociale, che sicuramente rimangono un'assoluta priorità. Ci sono anche misure per le imprese, perché la ripartenza non le escluda pur essendo più piccole e fragili rispetto a quelle del Nord». È la turbolenta vigilia del Consiglio dei ministri, più volte rinviato ieri, ma per Peppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale, cambia in fondo poco. Di suo nel testo che continua a dividere la maggioranza ci sono paletti da considerare già fermi ed altri ancora in discussione, come la regolarizzazione di migranti stranieri e lavoratori italiani in agricoltura.
 


Partiamo dalla disperazione di quanti non hanno ancora ricevuto l'assegno di Cassa integrazione in deroga o gli altri sussidi annunciati dal governo due mesi fa: si impone un cambio di marcia nei tempi e nelle procedure, lo farete?
«Le parole che abbiano letto sul vostro giornale sono un monito per tutto il governo a fare meglio e presto. Nello specifico, per i lavoratori autonomi che al Sud sono il 40% di quelli che hanno percepito il primo bonus da 600 euro, l'importo salirà a 1000 euro. I pagamenti saranno automatici e quindi più veloci. Per la Cassa integrazione in deroga si tratta di rinnovo, non si dovrebbero ripetere i ritardi di maggio».

Ma anche le pmi sono angosciate, gli aiuti a partire dai 25mila euro restano ancora farraginosi, tantissime imprese sono ad un passo dalla chiusura e dal fallimento: non si può continuare a ignorarle.
«No, e non lo facciamo. Ma è ora che tutta la catena istituzionale si assuma le sue responsabilità. Non è più possibile che i regolamenti interni di alcune banche impediscano ad un'impresa di ottenere le risorse previste e in tempi rapidi, come sta accadendo soprattutto nel Mezzogiorno».

Decine di migliaia di lavoratori stagionali del turismo proprio al Sud rischiano di tornare al lavoro solo nel 2021, cosa farete per aiutarli?
«Il decreto Rilancio prevede misure per sostenere imprese alberghiere, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, i lavoratori del settore e le famiglie per fare vacanze. Saranno forse un po' diverse, dovremmo tenere alcune misure di distanziamento. E il Sud, puntando anche sulla destagionalizzazione, può candidarsi ad essere il luogo ideale. Penso poi alle aree interne, dove sosteniamo con ulteriori 120 milioni le imprese, anche quelle del turismo così vitale negli ultimi anni. Questa crisi ha fatto giustizia di tanti luoghi comuni sul Sud. La riscoperta deve continuare, anche per le vacanze».

Le risorse a quanto pare non mancano.
«È la prima volta che una crisi non viene finanziata con risorse sottratte al Sud. La clausola del 34% non solo non è sospesa, ma la stiamo attuando con il Mef e con altri ministeri. Le misure sul rafforzamento delle terapie intensive vanno al 40% al Sud. E il meccanismo di salvaguardia delle risorse della coesione, riprogrammate per l'emergenza, entra nel decreto».

A che punto è l'accordo con le Regioni per riprogrammare i fondi europei e nazionali ancora non impegnati?
«Anzitutto restano al Sud. Ma proprio per questo sono inaccettabili i ritardi. Ci sono Regioni come la Campania e la Puglia che hanno già risposto positivamente, e altre come la Calabria che potrebbero metterci più risorse. Altre ancora con enormi importi non rendicontati, come la Sicilia, con cui non c'è alcun accordo. Di sicuro impediremo il ritorno al sistema delle spese a pioggia: c'è bisogno di linee guida nazionali, misure facilmente rendicontabili».

Si bloccherà tutto?
«Assolutamente no. Andremo avanti con intese bilaterali, avendo tra l'altro rassicurato le Regioni che verranno semplificate anche le procedure per utilizzare il Fondo sviluppo coesione. Certo, speravamo di impegnare sull'emergenza sanitaria, sociale ed economica dei territori i 7 miliardi preventivati in base alle nostre stime, siamo invece ancora a 3,8 miliardi: fare di più è un dovere. E' andata invece oltre le previsioni la disponibilità dei ministeri: 4 miliardi riprogrammati rispetto ai 3 ipotizzati».

Misure sociali vuol dire anche Terzo settore?
«Sì, e il decreto estende al Terzo settore i benefici delle imprese. Nella vulnerabilità sociale del Sud, questa rete ha svolto un ruolo fondamentale ma rischia di pagare un prezzo altissimo a questa crisi. Ho risposto all'appello lanciato proprio attraverso il Mattino da Carlo Borgomeo: ci sono 150 milioni per il Sud, che le Regioni potranno poi integrare. La prossima settimana arrivano ai Comuni del Sud i fondi per infrastrutture sociali».

Cosa vuol dire invece aiuti alle imprese?
«Ho chiesto a Invitalia e Cassa depositi e prestiti di tener conto del riequilibrio territoriale nel sostenere le misure per le aziende. Nel decreto Rilancio ho proposto che il credito d'imposta per le spese di sanificazione salisse dal 60% all'80% perché non possiamo perdere la sfida con la ripartenza anche al Sud. Sarà inoltre rafforzato il credito d'imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, un asset decisivo anche nel Mezzogiorno come avevo già proposto nel Piano Sud 2030».

Reddito di emergenza: sarà cumulabile con i Reddito di cittadinanza?
«Sono due misure diverse, il Rem è una misura temporanea, di due mesi.
Io ne sto chiedendo tre e di semplificare procedura. Resta, per il futuro, ma lo dico da tempo, la necessità di rivedere gli attuali parametri del Rdc, rafforzando il sostegno alle famiglie numerose. Il lavoro però, sia chiaro, si rilancia con gli investimenti».

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