Crisi di governo, Amendola: «Serve maggioranza stabile per accelerare sul Recovery»

Crisi di governo, Amendola: «Serve maggioranza stabile per accelerare sul Recovery»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 23 Gennaio 2021, 08:23 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 09:32
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Non esclude «il rischio di elezioni anticipate» ma sopratutto il ministro degli Affari Europei Enzo Amendola lancia l'allarme per la presentazione dei piani del Recovery alla Ue: «Rispetto alle nostre previsioni il rischio di ritardo c'è».
Dopo il passaggio al Senato, serve un tagliando o di un rimpasto?
«Ottenuta la fiducia alle Camere, dobbiamo continuare a lavorare senza sosta per la ripresa. Ci aspettano dossier importantissimi ai quali il Paese deve arrivare forte e coeso. Penso alla campagna sui vaccini, al G20, ma anche al Global Health Summit che si terrà a maggio. La maggioranza di governo deve condividere valori simili, aprendosi a nuovi contributi, fare leva sull'europeismo e garantire stabilità. Sono ore decisive e tutti gli scenari sono aperti».


E, appunto, Bonaccini chiede un patto di fine legislatura.
«Per scongiurare una nuova crisi, non basta una maggioranza fragile, ma serve una compagine stabile che condivida un progetto politico.

Il rischio altrimenti è che si aprano esiti incerti, non escluso quello di elezioni anticipate. L'interesse generale deve sempre prevalere, una vecchia regola della politica che oggi deve tornare di moda».


Come regolarsi per il rapporto con i renziani? Esponenti di peso come Delrio e Guerini sono per riprendere le trattative.
«La scelta di Italia Viva di lasciare la maggioranza è stata un errore. Se siamo in questa situazione è perché qualcuno ha deciso di alzarsi dal tavolo di governo e andare via. Quando ci sono dei problemi vanno affrontati con il dialogo e il confronto, come abbiamo fatto e stiamo facendo, proprio in questi giorni, sul Recovery Plan. Quindi noi del Pd abbiamo poco da fare autocritica».

La strada si complica anche per un eventuale ingresso in maggioranza dei moderati: i grillini attaccano Mai con gli inquisiti, riferendosi all'inchiesta che ha colpito Cesa.
«Come sempre, piena fiducia nella magistratura. Allo stesso tempo riaffermiamo con forza i principi garantisti. Cesa è innocente fino a prova contraria. Detto ciò, l'allargamento della maggioranza lo si fa su principi e idee, non sui processi giudiziari».


Lei ha in mano il dossier del Recovery e l'Italia, secondo la Bce, è già in ritardo per la presentazione dei piani.
«L'Italia segue i tempi dettati dalla Commissione europea. Però, mi lasci dire, che le fibrillazioni nella maggioranza e la crisi politica non aiutano, anzi ci hanno fatto rallentare. La nostra bozza di Pnrr è all'esame del Parlamento e delle parti sociali per un confronto nel merito. Rispetto alle nostre prime previsioni il rischio di ritardo c'è, ma questo è il momento di unirsi in uno sforzo che travalica i confini della maggioranza. Per quanto mi riguarda, continuerò a occuparmi dei rapporti con la Ue, non dell'attuazione del Piano».

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Sempre sui fondi che arriveranno dall'Europa assistiamo a vari esponenti politici locali che reclamano percentuali di fondi.
«Non esistono percentuali predeterminate per i vari territori: non è una legge di bilancio. Il Mezzogiorno è una priorità di tutto il piano. Bisogna rispettare le indicazioni dell'Europa nella scelta dei progetti da finanziare. In primis quelli riguardanti il green e il digitale, verso i quali andrà il 60% del totale dei fondi. Regioni, province e Comuni saranno attori decisivi in numerose progettualità come per esempio il trasporto pubblico locale, le scuole, gli ospedali e gli interventi contro il dissesto idrogeologico».


Si continua a fare il suo nome come possibile candidato sindaco di Napoli.
«Sono chiamato, finché potrò, a fare il ministro per gli Affari Europei in un momento molto importante come questo per il lavoro sul Recovery. Ognuno deve ricoprire il proprio ruolo con disciplina e onore. Serve dare slancio alla città con una nuova visione della Grande Napoli, dopo 10 anni che definire confusi sarebbe un eufemismo. L'alleanza deve essere stretta prima di tutto con i napoletani, è necessario partire dalle emergenze e da come superarle. Discutere dei nomi è l'ultimo passo».


Come dovrebbe essere rilanciata la città dopo anni di amministrazione che lei giudica disastrosa'?
«Quando parlo di Grande Napoli non intendo solo una definizione istituzionale dell'area metropolitana. Dobbiamo sviluppare il territorio lungo assi e attrattori diversi. Ad esempio quello del Vesuvio. Nel Recovery Plan si parla tanto di green e di innovazione, quello mi sembra il luogo perfetto dove costruire progettualità. Oggi (ieri, ndr) ho incontrato il presidente del Parco Casillo e insieme abbiamo discusso di biodiversità, sostenibilità ambientale, agricoltura di qualità e innovazione tecnologica, cultura e turismo. D'altronde se c'è un'immagine riconosciuta nel mondo, è proprio il Vesuvio».


E cos'altro?
«Fondamentale il recupero del Miglio d'oro e soprattutto dei giacimenti culturali di Pompei, Ercolano e Stabia. Ma un altro asse di sviluppo deve essere il porto per farlo diventare un polo logistico e di attrazione turistica finalmente aperto alla città. Infine, Procida capitale della cultura 2022 rafforza la vocazione dell'area occidentale tra Bagnoli e i Campi Flegrei, un gigantesco attrattore di sviluppo, un possibile simbolo del riscatto di tutta Napoli».

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