Crisi di governo, la strada tracciata dal Colle

di Giorgio La Malfa
Sabato 24 Agosto 2019, 08:00
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Spiccano, nel breve ma denso documento letto giovedì dal Capo dello Stato al termine del primo giro di consultazioni aperte a seguito della crisi del governo Conte, tre affermazioni costituzionali e politiche. Esse fissano dei punti di fondo ma offrono anche delle linee guida per il complesso negoziato fra Pd e Cinque stelle in vista della formazione di un nuovo governo. La prima è una puntualizzazione sul tema dello scioglimento anticipato delle Camere. 

In risposta all'affermazione ripetuta in tutti i suoi interventi dal leader della Lega che il ricorso alle elezioni sarebbe il segno di una deferenza assoluta alla volontà popolare e dunque la massima espressione della democrazia, Mattarella sottolinea che la Costituzione prevede una durata ordinaria della legislatura di cinque anni, valuta cioè che in via normale debba esistere un governo che disponga davanti a se di un tempo congruo per agire. Lo scioglimento anticipato è l'espressione di un fallimento dell'azione di governo. È normale che lo sollecitino le forze di opposizione; è patologico che lo pretenda chi si era assunto la responsabilità di governare. In ogni caso la vita ordinata delle istituzioni impone di cercare di condurre fino al loro termine normale le legislature.

La seconda considerazione, a complemento della prima, è che se entra in crisi un governo, si possono e per molti versi si debbono evitare le elezioni anticipate. Ma per farlo si deve formare una maggioranza parlamentare caratterizzata da un adeguato programma di governo. Tale non sarebbe un governo che nascesse solo con il proposito di evitare le elezioni. Se si vuole formare un governo è necessario presentare al parlamento e al paese un programma serio e non abborracciato. In più, in questo momento, la risposta va data in tempi tali che consentano di svolgere i compiti tipici dell'ultima parte dell'anno quando il governo è chiamato a predisporre il bilancio ordinario dello stato.

La terza considerazione è per molti aspetti la più importante e può costituire una traccia per il negoziato che faticosamente ha preso avvio fra Pd e Cinque stelle. Mattarella ha indicato sinteticamente tre questioni urgenti davanti a cui si trova L'Italia. Serve un governo in grado di affrontare i problemi del paese con un riferimento implicito alla situazione economica e alla necessità di una politica incisiva per fare ripartire la crescita e arrestare il progressivo aggravamento dei problemi della finanza pubblica. Serve un governo in grado di interagire con le istituzioni europee che muovono oggi i primi passi dopo le elezioni del maggio scorso. Serve un governo che possa operare nella sfera dei problemi economici e politici internazionali e difendere attivamente gli interessi dell'Italia.

Se Pd e cinque stelle troveranno una intesa su queste tre questioni fondamentali saremmo di fronte a una risposta ai problemi irrisolti nella prima fase della legislatura. A valle di questi problemi ci sarebbe spazio per obiettivi più vasti come le riforme elettorali e costituzionali che per loro natura hanno un orizzonte più lontano. E così per molte altre questioni che sono parte dei programmi dei due partiti. Qui non si tratta di giustapporre i programmi dei partiti come era stato nel cosiddetto contratto del governo Conte. Quello che serve è un minimo comune denominatore.
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