Crisi di governo, la tagliola Ue spinge a unirsi. E Mattarella chiede «più serietà»

Crisi di governo, la tagliola Ue spinge a unirsi. E Mattarella chiede «più serietà»
di Marco Conti
Mercoledì 5 Giugno 2019, 12:00 - Ultimo agg. 17:08
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Il risveglio sarà brusco per i due vicepremier i quali sono da settimane impegnati a baloccarsi con una campagna elettorale divenuta permanente. La sveglia arriverà oggi da Bruxelles sotto forma di lettera e il contenuto è tanto annunciato quanto sottovalutato. L'avvio da parte della Commissione Ue della procedura per debito eccessivo scatterà oggi e, se verrà confermata dall'Ecofin di luglio, avrà effetti devastanti per il Paese. Al Quirinale l'allarme è scattato da settimane e lo sconcerto di Sergio Mattarella per l'irresponsabile balletto di accuse e contro-accuse, si è solo in parte placato quando prima il premier Conte e poi il vice Di Maio hanno bussato alla porta del Quirinale. Dopo il richiamo del presidente del Consiglio indirizzato ai due partiti, ieri è toccato al vicepremier grillino salire sul Colle più alto e spiegare a Mattarella che è intenzione di M5S e Lega «andare avanti» mettendo in soffitta le rispettive ruggini.
 
Anche a seguito del colloquio avuto poche ore prima con il collega Matteo Salvini, il ministro grillino ha parlato a nome dell'intera maggioranza. Mattarella non può che prendere atto del complicato tentativo di ricomposizione in corso. Anche perché Di Maio ha accennato ad un possibile incontro a due, con Salvini, per mettere in fila l'agenda della Fase due. «Più serietà» e «attenzione ai conti pubblici», soprattutto alla luce di ciò che accadrà oggi a Bruxelles, sono state le due principali raccomandazioni fatte dal Capo dello Stato al vicepremier grillino. Per Mattarella - in attesa di pur possibili e auspicabili modifiche ai trattati - il rispetto dei vincoli di bilancio posti dalla Ue è fondamentale per la tenuta dei conti pubblici. Il clima di rissa perenne non aiuta certamente e rende ancor più marginale il ruolo dell'Italia nella partita per i commissari europei e nella spartizione delle poltrone europee. Bce in testa. Ciò che ieri è stato evidente, e in parte prevedibile, è che alla vigilia del pronunciamento di Bruxelles - che avrebbe effetti devastanti per il Paese - i due partner hanno smesso di colpo di litigare recuperando, se non un minimo senso di responsabilità, almeno la consapevolezza che, specie in questo momento, è opportuno tenere un profilo più consono all'impegno assunto un anno fa. D'altra parte basta guardare la curva dello spread di ieri per rendersi conto di quanto pesino toni e affermazioni sulle scelte degli investitori. Lo spread dalle vette del 290 è cominciato a scendere in mattinata quando Salvini ha escluso la crisi di governo e poi ha continuato la discesa alla notizia della telefonata tra i due vicepremier e all'annuncio dell'intesa sullo sblocca-cantieri.

Continuare a beccarsi, mentre Bruxelles minaccia il commissariamento del Paese imponendo una cura da cavallo tale da far rimpiangere anche il governo Monti, deve essere sembrato troppo anche ai due vicepremier. E così ieri mattina sono volate subito le colombe con i due sottosegretari, Giancarlo Giorgetti (Lega) e Vincenzo Spadafora (M5S), che hanno preparato il terreno alla telefonata tra i due vicepremier che ha poi spianato la strada all'accordo sullo sblocca-cantieri e alla reciproca promessa di un incontro a due che potrebbe esserci entro domani.

Quanto possa durare il ritrovato clima è difficile prevederlo. A Salvini, impegnato ancora ieri in una forsennata e decisiva campagna elettorale tra Argenta e Mirandola, la mano tesa all'alleato rappresenta una frenata alla voglia di elezioni che serpeggia soprattutto nell'ala Nord del partito. D'altra parte imprenditori e partite iva, che ancora rappresentano lo zoccolo duro del Carroccio, rischiano di essere le più esposte alle conseguenze della stretta che potrebbe imporre Bruxelles al Paese. Meglio quindi attendere e chiudere prima il contenzioso con la Commissione. Magari, nel frattempo, chiedere al M5S la testa di qualche ministro che la Lega giudica «particolarmente improvvisato», come Danilo Toninelli e Giulia Grillo.

Nel M5S anche l'ala più insofferente alla Lega ha preso atto che altre maggioranze non sono possibili in questo Parlamento e che le elezioni anticipate rischiano di decimare i gruppi parlamentari.

Resta il fatto che per «non andare a Bruxelles col cappello in mano», come avverte Salvini, serve quella «coesione» che ieri l'altro auspicava il presidente del Consiglio Conte. I conti con la realtà ieri i due partiti sembrano averla cominciata a fare, ma poichè oggi si vedrà che il boccone preparato da Bruxelles non è facile da ingoiare, è ancora troppo presto per poter considerare vivo l'attuale governo.

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