Cabina di regia e 50 miliardi, il governo deciso alla sfida Ue per ricostruire Genova

Cabina di regia e 50 miliardi, il governo deciso alla sfida Ue per ricostruire Genova
di Alberto Gentili
Lunedì 20 Agosto 2018, 08:00
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Il piano è ancora in fase embrionale. Ma come annunciato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, a inizio settembre il governo darà il via «alla più grande operazione di manutenzione e di messa in sicurezza del Paese». Non solo strade, autostrade, gallerie, ponti e viadotti, ma anche scuole e le aree a maggiore rischio per dissesto idrogeologico. Interventi da circa 50 miliardi di euro, in base le prime stime del ministero delle Infrastrutture, che secondo le intenzioni del governo serviranno anche a spingere la crescita economica.
 
Da ciò che filtra da palazzo Chigi, il piano sarà supervisionato da una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio. A guidarla dovrebbe essere proprio Giorgetti che coordinerà il lavoro dei ministri Danilo Toninelli (Infrastrutture), Giovanni Tria (Economia), Paolo Savona (Rapporti con l'Europa), Luigi Di Maio (Sviluppo).

Il primo step sarà il monitoraggio. E in parte è già stato avviato: il Provveditorato alle opere pubbliche il 16 agosto, quarantott'ore dopo il crollo del viadotto Morandi a Genova, ha inviato a Comuni, Province e Regioni una lettera in cui ha chiesto di comunicare entro la fine del mese le opere infrastrutturali presenti nel loro territorio, specificando gli interventi di consolidamento fatti e quelli da compiere.

Il secondo passo, come spiega il sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi, sarà lo sblocco dei fondi per l'edilizia scolastica e di quelli arenati nei vari ministeri. «Entro la fine dell'anno contiamo di arrivare a quota 5 miliardi», afferma Rixi.

La questione dei fondi a disposizione e non spesi è dolorosa. Il ministro Tria, subito dopo la tragedia di Genova, ha dichiarato: «Alla base del degrado infrastrutturale dell'Italia ci sono» proprio «i ritardi e l'incapacità di spesa. Spesso è l'assenza di capacità progettuale a impedire l'utilizzo delle risorse disponibili».

Non a caso Giorgetti ha indicato tra gli interventi del piano il potenziamento delle strutture tecniche, con l'assunzione di ingegneri ed esperti.

C'è poi la partita, la più importante, che il governo intende giocare sul fronte europeo. Da Matteo Salvini a Luigi Di Maio, da Giorgetti perfino al prudente Tria, lo slogan è uno solo e chiarissimo: «Per mettere in sicurezza il Paese non ci sono vincoli di bilancio che tengano».

Ciò significa che l'Italia busserà alla commissione di Bruxelles presieduta da Jean-Claude Juncker per chiedere ampi margini di spesa, a dispetto del patto di stabilità e dei suoi parametri.

A palazzo Chigi parlano di 2-3 punti di Pil. Vale a dire tra i 33 e i 49,5 miliardi. «Non si tratta di cifre spropositate», afferma Rixi, «secondo uno stima della Protezione civile solo per fronteggiare il dissesto idrogeologico servono 40 miliardi. Inoltre tutti questi investimenti saranno anche un importante volano per la crescita». E ottenendo una crescita più sostenuta, l'esecutivo punta a migliorare il rapporto deficit-Pil e a incassare ulteriori margini di spesa.

Da vedere se la Commissione europea allenterà la morsa. E se il governo giallo-verde se ne infischierà davvero, come promette, «di decimali e zero virgola». Il primo approccio ci sarà a metà settembre, in occasione della riunione dei ministri economici. Antonio Tajani, presidente dell'Europarlamento, non nasconde però le sue perplessità: «Questi signori non sanno di cosa parlano», afferma l'esponente forzista, «parte dei fondi già c'è. Nel bilancio 2014-20 sono stati stanziati 2,5 miliardi per le infrastrutture e ad aprile è stato sbloccato il piano di investimenti da 8,5 miliardi per le autostrade, inoltre lo scorso anno è stata concessa flessibilità per 3 miliardi proprio per la messa in sicurezza delle infrastrutture». Cifre «comunque insufficienti», secondo il governo, «per coprire il piano straordinario di manutenzione».

C'è da dire che a favore del piano Giorgetti si schiera proprio il partito di Silvio Berlusconi, desideroso di tornare in gioco. Lo fa con Mara Carfagna e Francesco Giro. «A noi la proposta di Giorgetti ci piace, Forza Italia è sempre stata dalla parte di chi vuole modernizzare il Paese», dice la vicepresidente della Camera. E afferma il senatore Giro: «Siamo pronti a un patto bipartisan per realizzare il piano che siamo pronti a sostenere in Parlamento. Berlusconi è da sempre sensibile alla tutela e alla valorizzazione del nostro territorio».
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