Csm, M5S cambia l’accordo. Salta Valentino, rabbia FdI. ​Passano solo 9 membri laici su 10

Malumore di FI con gli alleati di governo: «Per noi un eletto, come l’opposizione»

Csm, M5S cambia l’accordo. Salta Valentino, rabbia FdI. Passano solo 9 membri laici su 10
​Csm, M5S cambia l’accordo. Salta Valentino, rabbia FdI. ​Passano solo 9 membri laici su 10
di Francesco Malfetano
Mercoledì 18 Gennaio 2023, 00:18 - Ultimo agg. 20 Gennaio, 14:15
5 Minuti di Lettura

Sarebbe dovuto filare tutto liscio. Contro ogni pronostico in mattinata l’elezione dei dieci membri “laici” del Consiglio superiore di magistratura sembrava cosa fatta. L’accordo tra maggioranza e opposizione c’era (rispettivamente con 7 e 3 componenti), i nomi pure. A chiama iniziata però, qualcosa cambia. Il Movimento 5 stelle tradisce l’intesa raggiunta e, forte anche del sostegno dem, rispedisce al mittente (in particolare a Fratelli d’Italia) il nome di Paolo Valentino, giurista e presidente della fondazione Alleanza Nazionale, in odore di essere il candidato di maggioranza come erede di David Ermini. Seguono minuti caotici. «Ha sorpreso tutti» trapela da chi, ai vertici di FdI, sta seguendo la partita per conto di Giorgia Meloni, ieri pomeriggio impegnata al Quirinale per il Consiglio supremo di Difesa. Valentino risulta indagato in un procedimento connesso al maxi-processo “Gotha”, sulle ‘ndrine reggine. «Abbiamo chiesto garanzie che non sono mai arrivate» attacca il M5S, rimarcando la contraddizione in cui starebbe cadendo il premier che, dopo il rientro trionfale da Palermo per l’arresto di Matteo Messina Denaro, propone un indagato per il Csm. L’inner circle del premier racconta di una Meloni «rabbuiata». 

Dopo giorni in cui il suo nome era stato validato da tutti, Valentino è quindi costretto al dietrofront. «Su di me palate di fango» dirà.

Anche la reazione di FdI è rabbiosa: «Il suo passo indietro, di un penalista di alto spessore, dimostra la sua onestà e soprattutto l’alto senso di responsabilità nei confronti del ruolo» ripetono a reti unificate i capigruppo Tommaso Foti e Lucio Malan. L’ira però non comporta uno scontro. L’urgenza di arrivare all’elezione è troppa. I 20 componenti togati del Consiglio attendono da settembre i nuovi colleghi. E serve al più presto una qualche “mediazione” sulla riforma dell’ordinamento giudiziario che sta portando avanti il ministro Carlo Nordio. FdI allora è costretta alla virata. L’accordo che prevedeva l’elezione di un candidato a testa per Pd, Terzo Polo e M5S è stato chiuso troppo faticosamente per essere rimesso del tutto in discussione. Anche perché il fronte interno di Lega e Forza Italia (con quest’ultima che ha “perso” un candidato all’ultimo in favore dei meloniani) è caldissimo. Silvio Berlusconi ce l’ha di nuovo con gli alleati per «l’assenza di pari dignità» e l’essere stato trattato come l’opposizione, dati i 4 membri per Fratelli d’Italia, i 2 della Lega e il solo lasciato agli azzurri. Tornare indietro in pratica è troppo rischioso. 

A chiama già iniziata sui telefonini di deputati e senatori di tutti gli schieramenti (la votazione avviene in seduta comune e con voto segreto) rimbalza il nuovo ordine di scuderia: al posto di Valentino votate per Felice Giuffrè, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico a Catania. I voti già “assegnati” prima del caotico passaggio di testimone sono però tanti e non gli consentono di raggiungere il quorum dei tre quinti (mancato di una settantina di preferenze). Un giro a vuoto a cui, spiegano fonti parlamentari della maggioranza, si ovvierà con una votazione singola martedì prossimo. Sugli altri 9 candidati, invece, nessun problema. Anche perché con qualche difficoltà si è riusciti a centrare il dettato dell’ultima riforma del Csm che prevede il rispetto dell’equilibrio di genere, con almeno il 40% di presenza femminile. A mettere in campo delle donne in realtà, è solo il centrodestra. Con Fratelli d’Italia che, oltre alla candidatura maschile, ne indica tre: Isabella Bertolini, Daniela Bianchini e Rosanna Natoli. Una se la intesta anche la Lega che, oltre all’avvocato Fabio Pinelli, punta tutto sull’avvocatessa di Trento Claudia Eccher. Candidati rigorosamente maschili invece per Forza Italia - con Enrico Aimi - per il Pd - con Roberto Romboli - per il M5S - con Michele Papa - e per il Terzo polo, con Ernesto Carbone. Anche il renziano di ferro è oggetto del fuoco “amico” grillino ma il suo nome passa lo stesso. «La loro parola è carta straccia» è l’affondo con i pentastellati di Raffaella Paita, presidente del gruppo IV-Azione in Senato. 

LA VICEPRESIDENZA

La partita del resto è tutt’altro che finita. Ora infatti scatta la corsa per scegliere tra i dieci il vicepresidente che però dovrà farsi eleggere dal plenum del Csm, composto da una maggioranza di 20 componenti togati (più i due di diritto, il presidente della Cassazione e il procuratore generale della Cassazione). Gli accordi politici qui sono ancora più complessi perché bisognerà capire le intenzioni delle toghe. Tra queste, sulla carta, a prevalere è la corrente conservatrice di Magistratura indipendente con 7 eletti. Ma non è detto che si schiereranno accanto alla maggioranza di governo. Il vicepresidente del Csm infatti, oltre ad essere l’interlocutore del Presidente della Repubblica che presiede il Consiglio, potrebbe trovarsi nel ruolo scomodo di “arginare” i propositi del ministero. E la scelta di un vicepresidente tra la minoranza peraltro, non sarebbe affatto una novità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA