Dal no ai vaccini al «bluff» Aids
sul web le bufale virali a 5 Stelle

Dal no ai vaccini al «bluff» Aids sul web le bufale virali a 5 Stelle
di ​Francesco Pacifico
Martedì 3 Gennaio 2017, 23:46 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 12:32
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Secondo il cittadino deputato Paolo Bernini l’Obama Care ha imposto anche l’obbligo di «inserire microchip nel corpo umano». L’europarlamentare cittadino Marco Zullo ha portato all’attenzione dell’aula di Strasburgo «il caso delle scie chimiche», la teoria (sulla quale in passato anche diessini e udc hanno presentato interrogazioni alla Camera) che imputa ai militari americani di riempire l’atmosfera di agenti chimici, fingendo che siano le tracce degli aerei. Carlo Sibilia, invece, si è rifiutato di celebrare il 45esimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna. Per lui non è mai avvenuto. Mentre Beppe Grillo ripete come un mantra che «l’unico modo per curare la prostata è trombare».

Prima che anche l’Italia scoprisse la pericolosità delle “post verità” – con il presidente Mattarella e quello dell’Antitrust Pitruzzella a vagheggiare anche paletti – i grillini avevano già evoluto il modo di fare comunicazione politica: modulare il messaggio in base agli umori degli elettori; trasmettere prima le emozioni e poi i fatti; recuperare, aggiornandole, tutte le leggende metropolitane in circolazione; condire il tutto con una forte dose di complottismo ed enfatizzazione. Per non parlare - e qui sta il capolavoro - della creazione di un circuito di siti, blog e profili social per veicolare queste “fake news” scavalcando stampa e tv. «Sarebbe un errore derubricare tutto al campo delle bufale», ci dice un ex collaboratore della Casaleggio associati. «Proprio Gianroberto capì che, vero o falso che sia il fatto, in un Paese dove tutti gridano per essere ascoltati, l’unico modo per non essere dimenticati è quello di dire qualcosa di scandaloso. Ricordo anche che c’era un gruppo di lavoro, impegnato a cercare notizie sulla rete o a studiare i commenti degli utenti». Il portale Buzzfeed ha ricostruito in una sua inchiesta che intorno a beppegrillo.it la Casaleggio ha creato una galassia di siti (come Tze Tze o La Cosa) e di blog, che negli ultimi mesi, per esempio, sono stati in prima linea nella propaganda pro Putin. Qualcuno parla anche di troll, di finti profili social, come quella “Beatrice Di Maio”, creata però dalla moglie del forzista Renato Brunetta, Titti. «Ma peccato che adesso», conclude un’ex attivista, «il sito di Beppe con la debolezza del movimento si stia riducendo a un organo di partito».

Bufale o meno che siano, il movimento Cinquestelle ha saputo piegare la verità alle proprie esigenze: per esempio ha raccolto con i banchetti le firme per un referendum abrogativo per l’uscita dall’euro. Peccato che la nostra Costituzione non lo consenta. Geniale la campagna sul fondo per il microcredito: i grillini si sono vantati sia di finanziarlo con parte dei loro stipendi parlamentari sia, soprattutto, della nascita del fondo ad hoc. Che invece è scattato nel 2010 grazie a un decreto che stanziò per il biennio successivo 60 milioni di euro. Ha anche un’origine governativa – lo volle Romano Prodi nel 1996 – il fondo di garanzia per le Pmi, nel quale i deputati versano ultimamente parte della loro diaria. E se a luglio Virginia Raggi ha rivendicato il merito per «la stabilizzazione di 485 educatrici e di 636 insegnanti della scuola dell’infanzia» a Roma – la trattativa l’aveva aperta l’ex sindaco Ignazio Marino mentre è stato il governo nazionale a sbloccare la cosa – il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, invece ha “fatta sua” la parte della riforma della tv pubblica, che prevede piena trasparenza sugli stipendi dei dirigenti di viale Mazzini. 

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