Tav, Toninelli sotto assedio tra palestra e tutor: «Grazie ai miei no si farà a condizioni migliori»

Tav, Toninelli sotto assedio tra palestra e tutor: «Grazie ai miei no si farà a condizioni migliori»
di Simone Canettieri
Mercoledì 7 Agosto 2019, 08:15 - Ultimo agg. 22:24
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«Non sono interessato alle poltrone», dice Danilo Toninelli appena (ovvero tutti i giorni con cadenza ore pasti) Matteo Salvini lo accusa di essere «inadeguato». E quindi oggi dopo il voto sulla Tav si dimetterà in uno slancio di coerenza? Macché. Adesso, dice la sua agenda, deve sbloccare la Ragusa-Catania, poi ci sarà l'anniversario del Ponte Morandi. Con quella che considera la sfida della vita: revocare la concessione ad Autostrade.

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Di sicuro, questa mattina sarà una giornata campale per Toninelli. E lui la inizierà lavorando al suo tunnel preferito: è non quello dell'Alta Velocità. Bensì, il tunnel carpale: prima del Senato è atteso dalla solita sessione di bilanciere e addominali nella nuova palestra che frequenta (causa presunta truffa dei titolari è stato costretto a traslocare da piazza Fiume a zona Villa Borghese). Dicono i suoi amici al ministero dei Trasporti: «La palestra gli fa benissimo, lo mette di buon umore». Meno male. Perché sudate le proverbiali sette camicie, dalle 11 toccherà all'ottava a Palazzo Madama: Toninelli si dovrebbe sedere tra i banchi dei senatori (qual è) e non tra quelli del governo. Per evitare una frattura plastica nell'esecutivo, già abbastanza evidente Ma insomma possibile che non si senta in difetto o di troppo o a fine corsa? D'altronde la sua ragione d'essere in quanto grillino che si occupa di infrastrutture è venuta meno: la Tav si farà. Ma la risposta alle precedenti domande è «no». Ovvero: va avanti come un treno.

LA DIFESA
Il suo pensiero a proposito è un po' arzigogolato. E suona così. Va seguito, certo, con attenzione: l'Alta velocità si può bloccare in Parlamento, e questo faremo con la mozione, come ministro rispetto la decisione del premier, anche se la relazione sui costi-benefici da me commissionata diceva il contrario, ma io mi fermo qui perché è un'infrastruttura internazionale e non solo italiana.
E dunque ci sarà questo sdoppiamento: con Toninelli che dovrebbe votare contro l'iniziativa presa dal suo presidente. Ma forse potrebbe uscire dall'Aula. In queste ore il ministro fa un altro tipo di ragionamento con i fedelissimi: «Se si farà la Tav a condizioni non remissive per l'Italia il merito è mio e dunque del M5S che, essendo sempre stato contrario all'opera, ha fatto alzare il contributo promesso dalla Ue mettendo Conte in condizione di non poter dire no».
In poche parole, sotto sotto, il merito della peggiore Waterloo dei grillini è dei grillini stessi. Strano a dirsi, ma tant'è. D'altronde queste sono ore difficili per tutti. Specie per lui. Ma il ministro tira fuori i muscoli anche contro Salvini: i suoi attacchi mi rafforzano, dice sempre. Tanto che lunedì a Milano erano fianco a fianco e il pentastellato ha deciso di sfidarlo: «L'inno di Mameli l'avrei cantato, ma c'è qualcuno che non sapeva il testo», ha risposto a chi gli chiedeva della performance del leader leghista al Papeete. Il leader della Lega gli ha ribadito con un concetto vagamente crociano: «Niente di personale, ma per fare il ministro non basta essere brave di persone».
Il problema è che Toninelli in questa fase è abbastanza inviso nel M5S. Unisce i critici («Non ha saputo bloccare la Tav») e i governisti di Di Maio: «Quando parla Danilo perdiamo voti? Non posso rispondere...», disse una volta in radio, ridendo, il potente sottosegretario Stefano Buffagni (segui rettifica sulla risata, ma è tutto sul web). Un pensiero un po' condiviso. Solo che in questa fase Di Maio non lo tocca: non può farlo in quanto è tutto molto precario e poi, si sa, deve essere Salvini a chiedere il rimpasto. «E solo in quel momento - è il pensiero del Capo politico - semmai apriremo una riflessione».
Ma la verità è che Toninelli non ha la minima intenzione di fare un passo indietro. Né di lato. La penultima volta che è andato a Genova, sempre per la vicenda ponte Morandi, ha avuto il modo di incontrare Beppe Grillo. Che da tempo lo ha preso in simpatia: «Tony Nelly sulla Tav ha fatto il possibile». Quindi perché accanirsi? Di sicuro c'è questo problema delle gaffe che lo perseguitano. Ecco perché accetta solo interviste con domande via mail ed evita di parlare a braccio. Ma se capita tutti incrociano le dita (una volta fece l'elogio dell'auto elettrica, confessando di possedere un Suv diesel, un'altra fece confusione sul tunnel del Brennero e via così). Negli ultimi tempi ha assunto un altro professionista affinché gli curi i social. Per non lasciare nulla al caso. Nemmeno la poltrona.
 

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