Nardella, il sindaco di Firenze: «Centro locomotiva d'Italia, serve una macro-regione»

Nardella, il sindaco di Firenze: «Centro locomotiva d'Italia, serve una macro-regione»
di Mario Ajello
Venerdì 2 Aprile 2021, 08:37
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Sindaco Nardella, perché non fare una confederazione delle regioni del Centro che diventi locomotiva d'Italia?
«Credo che esista ormai la necessità di una macro-regione Centro Italia. Per rilanciare questa terra di mezzo, che oggi rischia di essere schiacciata tra il Nord e il Sud».


Dalla «questione meridionale» e dalla «questione settentrionale» si passa alla «questione centroitaliana»?
«Non in senso rivendicativo ma costruttivo. Ho letto il bel pezzo di Diotallevi sul vostro giornale e ha ragione nel suo discorso su questa area da rafforzare come cuore pulsante della Penisola. Le faccio un esempio. Quello dell'alta velocità. Nel Nord Italia, Venezia è connessa a Genova passando da Milano e Torino. Al Sud, è già partito il progetto della linea Napoli-Bari. Noi al Centro, invece, non abbiamo alcun asse ferroviario orizzontale di alta velocità. Credo che questo esempio possa bastare».


No, non può bastare perché la situazione stradale è carente quanto quella ferroviaria.
«Certo, è l'intero sistema di mobilità che va modernizzato. E' da una cinquantina d'anni che parliamo della due mari Fano-Grosseto, mentre il passante di Venezia è stato realizzato in 4 anni. Dobbiamo recuperare un ritardo pesante, per collegare la Toscana all'Umbria, alle Marche e al Lazio settentrionale».


Però Roma e Firenze sono quasi un tutt'uno almeno via treno, no?
«Il punto è proprio che questa macro-regione può basarsi sui nodi dell'alta velocità e aeroportuali di Roma e Firenze. Sviluppando al massimo le interconnessioni per accedere a questi hub di partenza e di arrivo, attraverso un sistema infrastrutturale multimodale e sostenibile».


Nel Recovery Plan ci sono fondi specifici per l'Italia Centrale?
«Non mi risultano progetti specifici rilevanti ma si possono usare i fondi ministeriali, alimentati dal Recovery Fund per lo sviluppo delle reti ferroviarie. Per esempio la Ancona-Roma, dove siamo in pesante ritardo. Ci si impiega quasi 4 ore, per fare poco più di 200 chilometri. La linea Verona-Torino, identico chilometraggio, si percorre in 2 ore».


Ripartire dal turismo come volano di sviluppo post-Covid?
«Il turismo può sostituire la perdita della vocazione manifatturiera di un'area che tiene insieme la Maremma, il Senese, il lago Trasimeno, Assisi, la Tuscia. Un percorso di bellezza straordinaria ma inaccessibile per l'assenza di infrastrutture e servizi adeguati. Paradossalmente, l'emergenza Covid può diventare una grande opportunità per la rinascita del Centro Italia».


Le città d'arte devono fare squadra?
«Già abbiamo cominciato a ragionare in modalità di sistema. Ma in questo sistema deve avere un ruolo decisivo anche Roma, che finora non si è fatta sentire a sufficienza.

Le faccio un esempio. Immagini la forza del turismo religioso per tutta la Toscana centrale, con Roma che rappresenta il cuore di un sistema che abbraccia Assisi, l'Aretino con i suoi monasteri e Firenze con le sue basiliche. E in più le zone interne unite dalla via Francigena. Puntare su questo, è un'opportunità di enorme rilevanza mondiale con grandi ricadute economiche oltre che culturali. Abbiamo perso in questo anno di Covid oltre 20 miliardi nel settore turistico. Sono recuperabilissimi, nel tempo, se mettiamo in campo un piano strategico serio e se siamo uniti».


Ma non fate che litigare, tra Firenze e Pisa, sugli aeroporti!

«Le do una notizia e non è un pesce d'aprile. Poco prima che mi chiamasse, abbiamo firmato un accordo tra Firenze, Pisa, Lucca e Livorno che prevede un piano di infrastrutture per connettere queste città e per lo sviluppo di tutti e due gli aeroporti toscani».


Il miracolo di Dante per il settecentenario?
«Non se sia merito dell'Alighieri o del Galilei. Ma stiamo superando finalmente decenni di assurde lotte tra campanili. E ringrazio Enrico Letta che ha dato il via a questo accordo con una sua intervista di qualche giorno fa».


Ma per Dante la maestà di Roma era al primo posto.
«Sono convinto che la Capitale debba recuperare il posto che le spetta. Ed essere il fulcro di questa macro-regione, insieme a una città come Firenze con la quale ha moltissime compatibilità. La prima è il mix di manifattura, cultura e alta formazione che non si trova a questo livello in nessun altra area del Paese».


Centro Italia come locomotiva visto che il Nord, o meglio la Lombardia, mostra segni di declino?
«Il Nord ha pagato il prezzo più alto della pandemia in termini di vite umane ed economici. La Lombardia soprattutto dovrà fare un grande sforzo per recuperare le posizioni perse».


Non teme che la frammentazione politica - regioni governate dalla sinistra, regioni governate dalla destra - renda difficile l'unità dell'Italia Centrale?
«Il rischio c'è. Ma il vaccino contro lo scontro politico sta nella concretezza degli amministratori locali, nel pragmatismo dei fatti. Dopo l'estate, proporrò una iniziativa con presidenti regionali, sindaci delle quattro maggiori città, forze produttive, direttori di musei e rettori universitari. Parleremo con gli imprenditori dei distretti forti come quello della moda, delle calzature e dell'industria farmaceutica, visto che Roma, Firenze, Siena costituiscono il più grande distretto farmaceutico d'Europa».


Però la politica nazionale finora ha snobbato questo ombelico d'Italia.
«Ecco il motivo per cui questa sfida costruttiva è rivolta anzitutto al governo».

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